Country Dark, di Chris Offutt, Minimum fax 2018, traduzione di Roberto Serrai, pp.235
Tutto intorno c’era silenzio, a parte il rumore del motore dell’auto. Hattie si appoggiò al parafango posteriore. C’erano due diversi Kentucky, a est e a ovest, uno tutto strade sterrate e l’altro asfaltato.
Pag. 71
Nato in Kentucky, Chris Offutt, in linea con la grande tradizione letteraria del Sud americano ha raccontato nei suoi libri la cosiddetta «America profonda», le montagne degli Appalachi, un’area da sempre depressa e isolata, insofferente al controllo e alle intrusioni del progresso, fatta di paesaggi desolati e solitudini, di alcol e armi. Nei suoi romanzi e racconti troviamo le storie di camionisti, sceriffi, giocatori d’azzardo, pugili dilettanti, ex carcerati, ex combattenti.
Con la sua prima raccolta di racconti, Nelle terre di nessuno, aveva partecipato alla costruzione delle leggende dei monti Appalachi, che ritroviamo in A casa e ritorno, Il fratello buono, e anche in Country Dark, che può essere considerato un romanzo noir rurale, perfettamente inserito nella tradizione letteraria americana di autori come Cormac McCarthy, Daniel Woodrell, Kent Haruf, Tom Drury, Nickolas Butler (li trovate recensiti qui sul blog).
Come questi scrittori, Offutt esplora i temi della violenza, della vendetta e della sopravvivenza in un contesto sociale e culturale marginale; attraverso la storia di Tucker e degli altri abitanti della comunità, mette in luce una serie di problematiche sociali che affliggono queste aree, spesso trascurate e marginalizzate.
Tuttavia, la voce di Offutt è unica e inconfondibile, caratterizzata da una grande sensibilità per i personaggi e un profondo amore per il paesaggio rurale.
Il termine “country dark” è usato nel Sud rurale degli Stati Uniti per indicare l’assenza di luce ambientale tipica delle notti in campagna, lontano dalla città. Il suo contrario potrebbe essere “city lights”, le luci della città (descrizione data dall’autore).
Tucker aveva sentito la mancanza della nuda distesa del cielo notturno, del grappolo delle Sette sorelle, della spada di Orione e dell’Orsa Maggiore che indicava il Nord. La luna era gibbosa, quasi non si vedeva, come se l’avessero presa a morsi. Il buio del cielo si allungava in ogni direzione. Le nuvole coprivano le stelle, e davano all’aria una profondità insondabile. La linea degli alberi era sparita e la cima delle colline si confondeva con l’arazzo scuro della notte. Era nero come la pece, com’è sempre in campagna. Chiuse gli occhi, sentendosi al sicuro.
Pag. 21
Country Dark è un romanzo dal ritmo serrato e dalla prosa essenziale, che cattura il lettore fin dalle prime pagine. La narrazione, in terza persona, segue da vicino le vicende di Tucker, offrendo uno sguardo intimo e profondo nella sua psiche tormentata. L’autore, con uno stile asciutto e diretto, con dialoghi serrati efficaci, riesce a creare un’atmosfera di tensione e suspense che si mantiene costante lungo tutto il romanzo.
I personaggi sono figure complesse e sfaccettate, che evolvono e si trasformano nel corso della narrazione. Tucker, il protagonista, è un uomo segnato dalla guerra e dalla violenza, ma anche capace di grandi atti di altruismo e di amore. I personaggi femminili, soprattutto Rhonda, sono altrettanto importanti e contribuiscono a rendere la storia più ricca e sfumata. Offutt, con grande maestria, riesce a delineare personaggi credibili e memorabili, che rimangono impressi nella mente del lettore anche dopo aver chiuso il libro.

Diviso in quattro capitoli, ciascuno incentrato su un anno cruciale – 1954, 1964, 1965 e 1971 –, il romanzo ci immerge nella vita di Tucker, giovane reduce della Guerra di Corea che ha vissuto appena maggiorenne, segnato dalle ferite della battaglia e dal silenzio.
Lo incontriamo per la prima volta nel 1954, mentre torna , a piedi, e in autostop, nel Kentucky, una terra selvaggia e inospitale che sembra non volerlo riaccogliere. È durante questo viaggio che incrocia lo sguardo di Rhonda, una adolescente intrappolata in una realtà opprimente. Il loro incontro, segnato da un atto di coraggio, darà il via a una relazione duratura, destinata a lasciare un segno indelebile nella vita di entrambi.
Dieci anni sono trascorsi da quel fatidico incontro. Tucker e Rhonda sono uniti in matrimonio, il loro amore profondo e viscerale ha dato vita a una numerosa prole. La gioia per i loro figli è immensa, ma l’ombra della diversità incombe su alcuni di loro, nati con deficit psichici. L’amore di Tucker e Rhonda si fa ancora più forte di fronte a queste sfide, ma la responsabilità di crescere una famiglia così particolare li mette a dura prova. Nel frattempo, Tucker si è reinventato come abile contrabbandiere, lavorando per il losco Beanpole. La vita sembra aver trovato un equilibrio precario, ma una minaccia incombente sta per sconvolgere la loro tranquilla esistenza. Quando la violenza bussa alla loro porta, Tucker, l’ex soldato, è costretto a riabbracciare il suo passato. Pronto a tutto pur di proteggere la sua famiglia, si troverà coinvolto in una spirale di violenza che metterà a rischio la sua vita e quella dei suoi cari.
Tucker è il personaggio-cardine su cui ruota tutta la storia; è un figlio della terra, un uomo fiero e indomito come i boschi del Kentucky, un uomo di poche parole, ma di azioni decise. La guerra lo ha scolpito, levigandolo fino a renderlo una figura solitaria e impenetrabile. Perennemente in tensione, l’allerta è la sua seconda pelle, un riflesso condizionato che lo tiene costantemente in guardia. Non chiede niente, non si aspetta niente, se non ciò che si è guadagnato con le proprie mani. La vita gli ha inflitto colpi durissimi, ma lui li ha incassati senza lamentarsi, con la stoica rassegnazione di un guerriero. Eppure, dietro quella facciata dura e impenetrabile, si nasconde un cuore che batte solo per la sua famiglia, una famiglia che il destino sembra volergli portare via pezzo per pezzo.

Tucker è un uomo radicato nella cultura ancestrale del Kentucky, una cultura che si è tenuta ai margini, lottando per la sopravvivenza, dove possedere e usare le armi è un diritto e una difesa. Per lui, il contrabbando non è un crimine, ma un modo di vivere, un’eredità tramandata di generazione in generazione. È un atto di necessità, non di ribellione. In un mondo che sembra aver dimenticato il valore della famiglia e della comunità, Tucker rappresenta l’ultima roccaforte di un’etica antica, dove le leggi scritte contano meno di quelle del cuore. Del resto, si chiede, chi ha il diritto di giudicarlo? Chi ha il diritto di dirgli cosa è giusto e cosa è sbagliato, quando è lui stesso a dover lottare ogni giorno per la sopravvivenza? Qual è la differenza tra sfidare le leggi proibizioniste e subire quelle che ti portano via i tuoi figli?
«Ci sono altri modi per ottenere risposte», Disse Hattie. «Lasci che glielo spieghi. Faccia domande dirette, sì o no, e non otterrà nulla. La gente da queste parti non ragiona in questo modo. Una domanda diretta gli farà pensare che esistono risposte corrette e altre che non lo sono. Non diranno niente, perché avranno paura di sbagliare.»
Pag.74
La bravura di Offutt si percepisce nell’aria satura di una tensione palpabile, un’inquietudine latente che incombe su personaggi fragili, sospesi su un filo sempre pronto a spezzarsi, condannati a un’esistenza precaria, segnata da sfortune e privazioni. Su tutto – esseri umani, animali, natura – aleggia un senso di ineluttabilità del destino. La presenza pervasiva di un culto puritano, con la sua dottrina della predestinazione, incide profondamente sulla psiche dei protagonisti, in particolare su Rhonda, che accetta il suo destino con rassegnazione, convinta che la sofferenza sia una prova da superare.
Il mondo di Tucker è un luogo dove le linee tra il giusto e lo sbagliato sono sfumate. Tucker uccide: per difendere la sua famiglia e se stesso, ma uccide. Le sue azioni innescano una catena di eventi imprevisti e violenti, dimostrando che ogni scelta ha delle ripercussioni inaspettate. Questo elemento di incertezza rende il personaggio ancora più affascinante e lo rende un simbolo di un’umanità imperfetta, ma profondamente umana.
Il romanzo si chiude con un Epilogo, che proietta nel futuro i destini dei personaggi, fornendo al lettore una completezza che chiude un cerchio. In una intervista rilasciata a Sulromanzo, Chris Offutt ha motivato la sua scelta in questo modo:
L’epilogo è un azzardo. Io non sapevo se avrebbe funzionato nell’equilibrio del libro. Ho lavorato duro su quei piccoli paragrafi. Inizialmente era molto più lungo ma li ho accorciati, ed ho tagliato del tutto alcune persone. Spero che sia andato bene. Come intento artistico, ho pensato che potesse incrementare la verosimiglianza, fare percepire i personaggi come persone reali. Questo a suo volta dovrebbe aiutare il romanzo.
Qui potete leggere l’incipit del romanzo.
Chris Offutt è nato a Lexington, nel Kentucky. È considerato uno degli esponenti di spicco della nuova letteratura degli Appalachi e del Sud. Minimum fax ha pubblicato le raccolte di racconti Nelle terre di nessuno, A casa e ritorno e Di seconda mano, il memoir Mio padre, il pornografo e i romanzi Country Dark, Il fratello buono e Le colline della morte, che ha inaugurato la serie noir incentrata sull’agente speciale Mick Hardin.


Prendo nota, grazie.
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Buona domenica, sei ancora in Val Senales?
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No purtroppo, tornato a malincuore.
😦
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Grazie cara, ricambio, qui da me sta rifrescando.
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Anche qui, speriamo in temperature più miti..
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