Nel post di oggi trovate dieci romanzi e due raccolte di racconti che raccontano storie ambientate negli stati del West, dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri, grazie alle penne di autori che hanno saputo rendere lo stile di vita, le atmosfere, le lotte e le vite di chi di quelle terre è figlio. Buone letture!

Tra le pianure selvagge del vecchio West sorge il ranch dei fratelli Burbank. Phil e George Burbank, pur condividendo tutto da più di quaranta anni, non potrebbero essere più diversi. Phil ha la mente acuta, le mani svelte e la spietata sfrontatezza di chi può permettersi di essere sé stesso. George, riservato e insicuro, si accontenta di esistere all’ombra di Phil senza mai mettere in dubbio la sua autorità. Fino al giorno in cui, invaghitosi di Rose, una vedova con un figlio adolescente, George decide di sposarla e di portarla a vivere al ranch, sovvertendo ogni equilibrio. Phil, infatti, vivrà il matrimonio del fratello come un tradimento e metterà in atto una serie di crudeli ritorsioni, animato dall’odio nella sua forma più pura: l’odio di chi invidia. Pubblicato per la prima vota nel 1967, Il potere del cane è un’opera che, con una prosa impeccabile, tratteggia «una magnifica storia sugli abissi della solitudine» (La Stampa), capace di confermare la posizione centrale di Thomas Savage nella grande letteratura americana.

L’estate del 1948 cambierà per sempre la vita del dodicenne David Hayden e della sua famiglia. Un’indagine a ritroso, rivista attraverso gli occhi di un adolescente, ma con la consapevolezza di un uomo maturo, lungo le strade assolate di un piccolo villaggio, fra la polvere delle praterie, fino agli spazi più oscuri della provincia americana. E’ lo scontra fra due fratelli che segna il culmine del romanzo: uno è il padre Wesley, sceriffo del paese, e l’altro è lo zio Frank, eroe di guerra, stimato dottore, affascinante e forse colpevole di avere abusato di molte giovani indiane. Fra queste c’è Marie, domestica della casa dei genitori. Proprio da lei arriveranno le rivelazioni che finiranno per sconvolgere le vite di tutti. Nella grande tradizione della letteratura del west e a metà strada fra “L’età incerta” di L.P. Hartley “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee, “Montana 1948” è il racconto dello scontro fra lealtà e dovere, fra fedeltà e giustizia, e allo stesso tempo un romanzo di formazione in una delle terre più affascinanti degli Stati Uniti d’America.

Dalle grandi praterie annerite da immense mandrie di bisonti, agli smisurati ranch di proprietà di un pugno di allevatori che regnavano come monarchi assoluti su schiere di vaqueros, al paesaggio arido e desolato punteggiato dalle torri dei campi petroliferi, la storia del Texas occidentale è la storia di un susseguirsi di massacri, la storia di una terra strappata di mano piú e piú volte nel corso delle generazioni. E inevitabilmente anche la storia dei McCullough, pionieri, allevatori e poi petrolieri, è una storia di massacri e rapine, a partire dal patriarca Eli, rapito dai Comanche in tenera età e tornato a vivere fra i bianchi alle soglie dell’età adulta, per diventare infine, sulla pelle dei messicani e grazie ai traffici illeciti fioriti nel caos della Guerra Civile, un ricchissimo patrón. Ma se Eli McCullough, pur sognando la wilderness perduta, non esita ad adattarsi ai tempi nuovi calpestando tutto ciò che ostacola la sua ascesa, suo figlio Peter sogna invece un futuro diverso, che non sia quello del petrolio che insozza la terra e spazza via i vecchi stili di vita, e non può che schierarsi con trepida passione dalla parte delle vittime. La storia, però, la fanno i vincitori, ed ecco allora Jeanne, la pronipote di Eli, magnate dell’industria petrolifera in un mondo ormai irriconoscibile, in cui di bisonti e indiani non c’è piú neanche l’ombra, e i messicani sono stati respinti al di là del Rio Grande. Toccherà a lei affrontare, nel modo piú letterale possibile, un tragico e inesorabile ritorno del rimosso.

John Hunt, ombroso e impenetrabile cowboy di mezz’età, vedovo e amante dell’arte, ha impiegato anni per ritagliarsi un’esistenza solitaria nelle lande desolate di Highland, Wyoming. La sua è un’appartata quotidianità fatta di giornate che iniziano alle cinque e trenta, cavalli difficili da addestrare, un mulo ingovernabile, un cucciolo di coyote da curare. Ma un giorno, non lontano dal suo ranch, un giovane gay viene brutalmente assassinato e l’aiutante di Hunt arrestato. L’evento sconvolge la tranquilla normalità della rintanata Highland e cambia radicalmente la vita di Hunt, coinvolto nell’incalzante caccia ai colpevoli e trascinato in una ricerca interiore che cambierà il suo modo di percepire le cose. Un memorabile confronto con la frontiera nel capolavoro di uno scrittore americano di culto. Una trama intensa e mozzafiato che riscrive i generi letterari riflettendo su temi come l’identità, l’omosessualità, la razza, la vendetta.

Tucker è appena tornato nel suo Kentucky dopo aver partecipato a una delle guerre più sporche e dimenticate della storia americana, quella di Corea. Ha combattuto in condizioni estreme, non ha esitato a uccidere, come se fosse la cosa più naturale al mondo, è un reduce senza medaglie e senza rimorsi. Vuole solo ricongiungersi alle terre aspre e isolate nelle quali è cresciuto, costruirsi una famiglia e vivere in pace, anche se per farlo deve lavorare alle dipendenze di un contrabbandiere di alcol. Ma quando il suo fragile equilibrio e i suoi affetti più cari vengono messi in pericolo non ha la minima titubanza: riprende in mano le armi, che sa usare come pochi, e si prepara a difendere ciò che ama nell’unico modo che conosce.

Con Vincoli si va alle origini di Holt, a cavallo tra Ottocento e Novecento nel primo romanzo che ha imposto Haruf all’attenzione del pubblico americano. Un viaggio nella storia di una famiglia delle pianure americane, narrata dalla voce della loro vicina, Sanders Roscoe; le vicende narrate ci fanno fare un salto nel tempo, per conoscere questa cittadina del Colorado e le sue distese pianeggianti tutt’intorno, a perdita d’occhio, agli inizi del Novecento, per poi giungere fino alla fine degli anni Settanta. Un romanzo corale e travolgente, intenso e poetico, con cui Haruf inizia il suo viaggio nell’America rurale, teatro delle sofferenze e metafora della tenacia dello spirito umano, anticipando tutti gli elementi che rendono unica la sua poetica. Tutti i romanzi di Haruf li trovate recensiti sul blog.

Siamo sempre a Holt, dove Tom Guthrie insegna storia al liceo e da solo si occupa dei due figli piccoli, mentre la moglie passa le sue giornate al buio, chiusa in una stanza. Intanto Victoria Roubideaux a sedici anni scopre di essere incinta. Quando la madre la caccia di casa, la ragazza chiede aiuto a un’insegnante della scuola, Maggie Jones, e la sua storia si lega a quella dei vecchi fratelli McPheron, che da sempre vivono in solitudine dedicandosi all’allevamento di mucche e giumente. Come in Benedizione, le vite dei personaggi di Holt si intrecciano le une alle altre in un racconto corale di dignità, di rimpianti e d’amore. In particolare, in questo libro Kent Haruf rivolge la sua parola attenta e misurata al cominciare della vita. Grande è la maestria di Haruf nel rendere i loro mondi separati un unico sistema solare, un complesso e armonico sistema che gira nella stessa direzione, illuminato e riscaldato dai sentimenti fondanti l’identità umana. Tutti i romanzi di Haruf li trovate recensiti sul blog.

Dalton, North Dakota. E’ il settembre 1951: sono passati anni da quando George e Margaret Backledge hanno perso il figlio James; mesi da quando la sua vedova, Lorna, si è portata via il loro unico nipote Jimmy e ha sposato Donnnie Weboy. Margaret è però determinata a salvare il bambino. Incapace di allontanare la moglie dalla sua missione, George parte con lei per raggiungere Gladstone, in Montana, dove i Blackledge dovranno affrontare l’intero clan dei Weboy, determinati a non consegnare il bambino senza uno scontro.

Tom Harry è il proprietario di un bar chiamato Medicine Lodge, a Gros Ventre, in Montana. Tom è anche il padre di Rusty, che ha dodici anni. Entrambi sono stati abbandonati dalla madre di Rusty parecchi anni prima. Una famiglia singolare, la cui vera casa è il bar. Tutto procede senza scossoni fino a quando, nell’estate del 1960, nella vita di Tom rispunta all’improvviso Proxy, che un tempo al Medicine Lodge faceva la taxi dancer (la ragazza pagata per ballare con i clienti del locale) e con cui Tom ha avuto una relazione. Proxy è tornata a Gros Ventre insieme a Francine, sua figlia, e chissà che Francine non sia proprio il frutto di quella vecchia relazione fra Tom e Proxy. Ogni dettaglio della storia – la vita semplice di una cittadina dell’Ovest, i personaggi bizzarri, i racconti da bar, il complicato mondo degli adulti – è visto attraverso gli occhi curiosi e ingenui di Rusty, il figlio di Tom, ormai sul punto di lasciare per sempre l’età dell’infanzia. In questo splendido romanzo della maturità, pubblicato nel 2012, emerge la capacità di Ivan Doig di creare personaggi a cui è impossibile non affezionarsi, reali perché tratti dalla vita vera, nei quali si sente scorrere il sangue, e di narrare le loro vite con semplicità, senza fronzoli, proprio come si farebbe al bar, seduti al bancone davanti a una birra.

Meno noto ai più, il nome di Larry McMurtry è salito alla ribalta nel 2006 quando lo scrittore americano ha vinto Oscar e Golden Globe per la sceneggiatura di Brokeback Mountain, tratto da un racconto di Annie Proulx. L’ultimo spettacolo è il omanzo da cui fu tratto l’omonimo film di Peter Bogdanovich con i giovanissimi Jeff Bridges, Cybill Shepherd e Timothy Bottoms e ci porta nel Texas, negli anni Cinquanta.
In una piccola città di provincia tre adolescenti muovono i primi passi nel mondo adulto. Gli echi del mondo arrivano attraverso la radio e il cinema è l’unico divertimento. Il confine tra noia e dramma è pericolosamente labile. Sullo sfondo di rapporti umani che si sfilacciano e s’intrecciano fra loro, a Sonny e a Duane basta un breve salto oltre la frontiera, in Messico, fra prostitute e qualche bicchiere di troppo, per immortalare l’ultima scena di un’amicizia che dopo non sarà più la stessa. Al loro ritorno le cose cominceranno a precipitare e a rivelarsi in tutta la loro crudezza. Sam the lion, a cui Sonny era molto affezionato, muore, i due amici litigano a causa di Jacy e nella colluttazione Sonny perde parte della vista da un occhio. L’immagine finale del cinema che chiude i battenti è lo specchio fedele di una provincia chiusa in se stessa, una condizione inestricabile sia per chi resta (Sonny) sia per chi parte (Duane). Romanzo di formazione sui generis, L’ultimo spettacolo riporta alla luce uno scrittore da riscoprire assolutamente, ben superiore a tanti strombazzati giovani romanzieri americani.

Era il 1995 quando Annie Proulx, reduce dal grandissimo successo di «Avviso ai naviganti» culminato con il Premio Pulitzer, si stabiliva nel Wyoming, attratta dalla maestosa ferocia dei paesaggi, tra praterie deserte e picchi scoscesi, tempeste di neve e una fauna selvaggia. Da allora, le Badlands celebrate in tante canzoni di Bruce Springsteen, le loro leggende e i loro personaggi – uomini e donne forgiati alla durezza della vita, pronti al compromesso e alla fatica ma anche a lasciarsi travolgere dalle ventate imprevedibili della passione – sono divenuti la materia prima della sua scrittura, e il racconto la forma perfetta per narrarne le storie. Con «A distanza ravvicinata», minimum fax dà il via alla pubblicazione integrale delle «Storie del Wyoming», affidandone la traduzione alla penna raffinata e partecipe di Alessandra Sarchi. E in questa prima raccolta, salutata dalla critica come una delle vette della narrativa contemporanea, risalta già il delicato alternarsi di realismo e incanto, quieta disperazione e deflagrante poesia, del quale Annie Proulx ha saputo fare la propria cifra, e che ha nel magnifico «Brokeback Mountain», trasposto per il cinema da Ang Lee, un esempio insuperato.

A Elk Tooth, minuscolo paesino sperduto in mezzo alla vasta prateria del Wyoming, la vita ruota quasi tutta intorno a tre bar, varianti neanche troppo moderne dei vecchi saloon. Ed è attraverso le chiacchiere al bancone che impariamo a conoscere una folla di personaggi degni dei migliori western: il guardacaccia che ha dichiarato guerra ai bracconieri, una giovane Sioux in possesso di rarissime pellicole di Buffalo Bill, la rancher che commissiona a un ubriacone il compito di recuperare un carico di prezioso fieno dall’altro capo del continente, la barista vegetariana alle prese con una mandria di vacche diaboliche, la coppia newyorkese destinata a scontrarsi con le dure leggi della campagna e con un clima che non conosce clemenza. Fra tassi parlanti e gare a chi ha la barba più lunga, dolorose riunioni familiari e jacuzzi ricavate da rottami, in un’alternanza di realismo magico e cruda quotidianità strappata con i denti a un ambiente ostile, Annie Proulx ci regala undici racconti spietati e al contempo irresistibilmente spassosi.
Sebbene non sia particolarmente amante del western e delle sue atmosfere, alcuni dei libri che suggerisci li ho letti e mi sono piaciuti: Il figlio, Country dark e la trilogia della pianura di Kent Haruf. Di Ivan Doig invece ho letto L’ultima corriera per la saggezza, che ha sempre come protagonista un ragazzino, davvero molto bello (il romanzo, non il ragazzino).
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Grazie per avere arricchito con la tua opinione 👍👍👍
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Ciao, che bel post!
Vorrei leggere letteratura americana a breve e sono in cerca di consigli. Grazie per questa panoramica.
Chiara
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Ciao Chiara, grazie per l’apprezzamento. Questo è uno spaccato degli USA che racconta la provincia, i grandi spazi di stati che hanno alle spalle il retaggio della Frontiera. Spero di averti dato degli spunti che ti soddisferanno. 🤗
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Link Pina e grazie!
Juan
https://masticadoresitalia.wordpress.com/
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Grazie a te, Juan. Buona giornata
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👌👌
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