Ecco il mio favoloso Bentornato allo Stato del Tesoro, come amava definirsi il Montana. Mentre attendevo un segno di vita dall’addetto, mi ero già fatto più di una domanda su quale tesoro potesse
mai esserci fuori da quel deposito (..) Per quel che potevo vedere, lo storico sito minerario portava il nome che gli spettava. Butte. Era una semplice collina, di quelle che in Montana, appunto, si chiamavano Butte.

Il canto del lavoro, di Ivan Doig, Nutrimenti edizioni 2023, traduzione dall’inglese di Nicola Manuppelli, pp. 288

Morrie Morgan, il poliedrico insegnante di scuola itinerante, l’enciclopedia ambulante, affascinante incantatore a tutto tondo, già comparso ne La stagione fischiettante, è il protagonista indiscusso di Il canto del lavoro, ambientato nella contea immaginaria di Butte, in Montana, importante centro di estrazione del rame.

La Prima guerra mondiale è da poco terminata. I soldati al fronte hanno fatto ritorno ai propri lavori. La ‘Paura Rossa’ imperversa per la nazione e dovunque non si fa che parlare del conflitto tra capitale e lavoro, con i radicali dell’International Workers of the World in competizione con i sindacati più tradizionali per ottenere la lealtà dei lavoratori, soprattutto a Butte.

Durante il viaggio in treno fino a Butte Morrie ha perso i bagagli: approda in modo rocambolesco alla pensione di Grace – pensione troppo spesso scossa dalla dinamite che esplode sottoterra-, e, il cui marito è morto in un incendio in miniera, e da lì una girandola di storie e avventure finirà per coinvolgerlo nelle lotte sindacali dei minatori. Morrie si trova coinvolto nella competizione tra i radicali dell’International Workers of the World e i sindacati più tradizionali: abbraccia la causa delle lotte dei lavoratori in cerca dei loro diritti e quando le tensioni sembrano raggiungere il punto di esplosione, trova un modo unico per dare voce a coloro che ne hanno veramente bisogno.

Ancora una volta, come in altri libri di Doig, torna in gioco la musica, qui a nobilitare i minatori nella loro lotta, una musica contagiosa che risuona nelle parole di un romanzo epico e commovente, un canto al lavoro, alla libertà e alla vita. Secondo episodio della trilogia che Doig dedica a questo personaggio, Il canto del lavoro è ancora un inno alla felicità, sia dell’uomo, sia narrativa, di un narratore unico nella costruzione dei personaggi, soprattutto i bambini.

Il romanzo di Doig può essere una lettura perfetta in ottica Primo maggio; in alternativa, vi suggerisco di andare nella sezione “Tema lavoro“, dove potrete trovare tanti romanzi in cui al centro della trama c’è il lavoro. Se invece cercate altri romanzi ambientati nel West, o comunque legati al tema della frontiera, vi indirizzo a questo mio post.

Ivan Doig (1939-2015), autore di tredici romanzi e del memoir This House of Sky, finalista al National Book Award, è considerato l’ultima voce autentica della narrativa della frontiera e della ‘working class’ delle fattorie e dei ranch, erede di John Steinbeck e Wallace Stegner, ‘una figura centrale nella letteratura del West americano’, secondo la New York Times Book Review. In Italia sono usciti, per Nutrimenti, Il racconto del barista (2018), L’ultima corriera per la saggezza (2020) e La stagione fischiettante (2022).