Le parole che esaminiamo oggi sono in realtà vive e vegete ma ve le propongo perché hanno un comune denominatore: la loro genesi è legata ad un personaggio le cui vicende (letterarie o reali) sono state consegnate alla storia, dando così origine ad un termine che, per antonomasia, si rifà alle loro gesta, esattamente come abbiamo già visto con Stentoreo e Lapalissiano.
In realtà, hanno anche in comune il fatto di arrivare dalla Francia…

Prima di cominciare, visto che l’ho appena usata, vorrei dare due cenni alla parola antonomasia.

Antonomasia, /an·to·no·mà·ṣia/: s. f. [dal lat. antonomasia, gr. ἀντονομασία propr. «il chiamare con nome diverso», der. di ἀντονομάζω «cambiar nome»]. 
Traslato che consiste nell’indicare una persona o una cosa, anziché col suo proprio nome, con uno più generico e comune, con una locuzione che ne indichi una qualità caratteristica, o con l’appellativo derivato dal luogo di nascita, per es.: il Poeta (Dante), l’Apostolo (s. Paolo), l’Astigiano (Alfieri), il Maligno (il demonio), il Poverello d’Assisi (s. Francesco), il Segretario fiorentino (Machiavelli).
Si usa anche all’inverso del precedente, che consiste nell’attribuire a una persona, come nome comune, il nome proprio di un personaggio che possedette le stesse qualità in modo eminente; per es.: un Ercole (una persona di gran forza), un Creso (un uomo assai ricco), un Mecenate (un protettore delle arti o delle lettere o delle scienze), la Perpetua (la domestica di un prete); e così una babilonia o una babele (grande confusione),

Rocambolesco, /ro·cam·bo·lé·sco/: significa audace, avventuroso, con mille peripezie, “degno di Rocambole, l’audace e spregiudicato protagonista dei romanzi d’appendice avventurosi dello scrittore francese P.-A. Ponson du Terrail (sec. 19°) Al malcapitato Rocambole accadevano sempre avventure incredibili, che coinvolgevano fughe precipitose, corse affannate, un susseguirsi di eventi. Da qui, il termine rocambolesco si utilizza per indicare azioni audaci, spericolate e precipitose.

Rocambole, l’archetipo dell’eroe oscuro dell’Ottocento, è un ladro gentiluomo dalle mille sfaccettature. Audace e spregiudicato, le sue imprese, ai confini tra il lecito e l’illecito, lo rendono un precursore di personaggi come Arsenio Lupin. Le sue avventure, rocambolesche e piene di colpi di scena, ci conducono in un mondo di intrighi e pericoli, dove il bene e il male si intrecciano in modo inestricabile. Un vero e proprio precursore dei moderni antieroi, Rocambole continua ad affascinare i lettori per la sua capacità di sfidare le convenzioni e di vivere al di fuori delle regole.

Silhouette: è una parola della lingua francese, ma è entrata nel linguaggio globale per indicare un tipo di ritratto che consiste nel solo contorno della figura, specie nero su sfondo bianco; in senso lato, indica una figura snella.
Molto interessante l’origine si questo termine che oggi usiamo largamente. Il termine nacque in Francia, nella seconda metà del XVIII secolo, per indicare una tecnica di ritratto, eseguito riproducendo i soli contorni del viso, come un’ombra, chiamati profil à la silhouette. La definizione è scherzosamente riferita al ministro Étienne de Silhouette (1709-1767), ministro delle finanze di Luigi XV di Francia, divenuto proverbiale per la sua politica amministrativa essenziale e improntata all’estrema parsimonia e per i tagli effettuati addirittura alle spese del re. Il suo nome passò a indicare colui che spende poco, mangia poco, ed è poi divenuta d’uso comune anche in altri paesi europei.

La parola ‘silhouette’ possiede un’aura di fascino intramontabile. Sebbene le sue origini siano spesso dimenticate, il suo potere evocativo rimane inalterato. Che si tratti di un profilo delicato o di una figura slanciata, il termine ‘silhouette’ riesce a trasmettere un senso di eleganza e di raffinatezza che va ben oltre la semplice descrizione fisica.

Che mi dite di queste due parole? Vi piacciono, fanno parte del vostro lessico?