Pronto intervento, di Mariana Leky, Keller editore 2024, traduzione dal tedesco di Scilla Forti, pp. 176

Keller Editore, dopo aver portato in libreria il toccante La Confezionista del 2010, ci regala ora l’opportunità di riscoprire le radici narrative di Mariana Leky con il suo esordio del 2004. È evidente come, in quest’opera prima, l’autrice stia già sondando i temi e le atmosfere che la renderanno celebre, ma è in Quel che si vede da qui che la sua voce troverà piena maturità.

Nell’esordio, Leky ci presenta un microcosmo di personaggi timidi e fragili, legati da un’amicizia che diventa rifugio e talismano contro le insidie della vita quotidiana. Questi eroi, ancora acerbi e in cerca di un loro posto nel mondo, anticipano la galleria di figure eccentriche e toccanti che popolano il suo romanzo più famoso. Tuttavia, se in Quel che si vede da qui l’autrice riesce a scavare in profondità nell’animo dei suoi personaggi, esplorando le sfumature più intime delle loro emozioni, nel suo esordio la psicologia dei protagonisti, pur affascinante, risulta ancora più abbozzata. È come assistere alla nascita di un talento narrativo che, col tempo, si affinerà e si consoliderà, regalandoci storie sempre più intense e coinvolgenti.

Ciò che spicca nel suo romanzo di esordio e che rimarrà come filo conduttore nelle successive opere è il tema dell’amicizia. Qui Leky, con una sensibilità unica, ci mostra come l’amicizia possa essere un potente strumento di crescita personale, un luogo sicuro dove potersi mostrare per quello che si è, senza paura di essere giudicati.

La narratrice, il cui nome rimane celato, ci conduce in un mondo fatto di scene surreali e dialoghi che rivelano un’intimità profonda, comprensibile solo a chi condivide la stessa quotidianità. La sua voce, timida e osservatrice, ci accompagna attraverso una serie di episodi che sembrano estratti da un sogno.

Lavorando part-time nel negozio di animali del signor Mohn, la narratrice si trova a confrontarsi con la sua inadeguatezza: la tesi di laurea incompleta, il lavoro che non la appassiona, la patente mai conseguita e una certa difficoltà a relazionarsi con gli altri. Eppure, dietro questa apparente fragilità si nasconde una grande capacità di empatia.

È lei, infatti, a fare da collante tra i personaggi: Sylvester, l’ex amante e amico di lunga data, un eterno Peter Pan incapace di legami profondi, e Matilda, una donna fragile e insicura, che vive in preda alla paura di impazzire e ad altre conseguenti ossessioni (come non riuscire ad attraversare la strada). La narratrice, con la sua sensibilità e la sua discrezione, crea uno spazio sicuro dove ognuno può essere se stesso.

In questo microcosmo di anime solitarie, la narratrice rappresenta una figura materna, capace di ascoltare e comprendere le paure e le fragilità degli altri. È lei che aiuta Sylvester a trovare un senso alla sua vita e Matilda a superare le sue fobie. La loro amicizia, nata quasi per caso, si trasforma in un legame indissolubile, una famiglia d’elezione dove ognuno trova un rifugio dalle tempeste della vita.

Dal punto di vista stilistico, mi è piaciuto molto lo sviluppo dei capitoli, agili e pervasi da ironia e umanità, e la scrittura diretta, precisa e snella; i capitoli sono introdotti da una breve e sagace descrizione di cosa succederà tra quelle pagine. Un modo simpatico di creare una aspettativa nel lettore e di introdurlo con levità a ciò a cui assisterà. Lo trovate nell’incipit che ho riportato.

Mariana Leky ha studiato Giornalismo culturale presso l’Università di Hildesheim, dopo aver svolto un tirocinio in una libreria. Oggi la sua vita si divide tra Berlino e Colonia. Il romanzo Quel che si vede da qui, pubblicato in Germania nel luglio del 2017, è rimasto per diverse settimane nei primi posti dei best seller e da allora a oggi è stabilmente tra i libri più venduti nelle librerie tedesche. È stato tradotto in più di quattordici lingue e ne è stato tratto un film.