Dicembre arriva sempre con i mille pacchetti da incartare, luci da sistemare, voci che chiamano da una cucina all’altra. Non stupisce quindi se le letture, questo mese, sono state poche. Il tempo si è assottigliato tra preparativi, tradizioni, attese. Ma anche nei mesi più affollati i libri trovano il modo di lasciare impronte, magari leggere come neve appena caduta.

Tra le letture di dicembre c’è stato Un cuore in rovina di Sanjeev Sahota, scrittore indiano naturalizzato inglese. Ne abbiamo già parlato e quindi mi limito a ricordare come Sahota sappia raccontare vite sospese tra passato e presente, mettendo al centro scelte dolorose, appartenenze fragili e il peso delle conseguenze, con una scrittura che non consola ma illumina.
Accanto a Sahota, La vedova di Hong Kong di Kristen Loesch ha portato nel mese una nota più inquieta e avventurosa, mentre Fuga dal Natale di John Grisham ha giocato con ironia proprio sul periodo che stavamo vivendo, mostrando il lato surreale e a tratti liberatorio del desiderio di sottrarsi ai rituali. Come fiori nella neve di Tina Harnesk ha aggiunto una delicatezza nordica, fatta di silenzi, paesaggi e legami che resistono al freddo, e Serpentine di Bov Bjerg ha chiuso il cerchio con una voce spigolosa, capace di far sorridere e pensare nello stesso respiro, come spesso accade alla migliore letteratura tedesca contemporanea.
A completare le letture del mese c’è stato anche La cena di Natale di Patricia Cornwell, un racconto che gioca con l’atmosfera delle feste per costruire una tensione sottile e domestica. Cornwell utilizza il contesto natalizio, tradizionalmente associato alla convivialità e alla sicurezza, per insinuare il sospetto e mostrare come anche i rituali più rassicuranti possano incrinarsi. Una lettura veloce, ma efficace, che sfrutta il contrasto tra luce e ombra per ricordarci che il Natale, in letteratura, non è mai solo pace e buoni sentimenti.
In tempi come quelli che stiamo vivendo, segnati da incertezza e attraversati da venti di guerra, la lettura assume un valore ancora più profondo. I libri non sono una fuga dalla realtà, ma uno strumento per attraversarla con maggiore consapevolezza. Ci permettono di scoprire altre vite, altri sguardi, altre possibilità, ricordandoci che la complessità non è una minaccia ma una ricchezza. Leggere diventa allora un atto di resistenza gentile, un modo per continuare a fare domande, per non accettare risposte facili, per restare umani quando il mondo sembra spingerci nella direzione opposta.

A questo punto non mi resta che svelare il mio libro del del mese di dicembre. Lasciando da parte l’atmosfera natalizia, ho scelto Un cuore in rovina, di Sunjeev Sahota, un romanzo avvincente, intenso, inquieto, capace di attraversare traumi personali e tensioni collettive con una delicatezza che lascia il segno. Qui, più che mai, Sahota racconta ciò che resta dopo che un’esistenza è stata spezzata — e cosa succede quando qualcuno tenta, forse troppo tardi, di darle di nuovo un senso.
Un cuore in rovina eredita dai romanzi precedenti la sensibilità verso chi è intrappolato in forze più grandi di sé; ma allo stesso tempo mostra un autore più deciso, più politico, meno disposto a nascondere le fratture del reale dietro la grazia della narrazione. Sahota non si limita a raccontare un trauma antico o una fuga impossibile: mette in scena personaggi che lottano dentro sistemi sociali complessi, che si scontrano con le aspettative della comunità, che provano a essere liberi senza sapere davvero cosa questo significhi.
E il romanzo, nel suo insieme, è proprio questo: una domanda radicale sulla possibilità di salvarsi — come individui e come società — quando il cuore è già andato in pezzi.
Questo mese, però, non è stato fatto solo di romanzi. Vi ho raccontato anche le abitudini di scrittori e scrittrici davanti al Natale, piccoli riti privati che spesso dicono più di mille interviste. E ci siamo spostati in cucina con una ricetta natalizia molto diffusa in Russia, Ucraina e Polonia: la Kutya, dessert rituale che Nikolaj Gogol’ porta in scena nel suo racconto La notte prima di Natale. Un piatto che è insieme memoria, simbolo e racconto, come spesso accade quando il cibo incontra la letteratura.
Ora la palla passa a voi. Qual è il libro più bello che avete letto a dicembre? E avete già una wish list da sussurrare all’orecchio della Befana?



a dicembre ho letto “Rosso carminio” di Cappelletti ed è stata una piacevole sorpresa. Racconta del genio infelice di Modigliani e della Parigi degli artisti sempre in bilico tra successo e squallore.
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UUUHHHH che bello!! me lo segno subito! grazie, e buone prossime letture
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Con Patrizia Cornwell vado sul sicuro 😉
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Questo è molto piacevole.
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