INCIPIT
Non un alito di vento. Promontori brulli e rocciosi. Improvvisi avvallamenti. Non c’è traccia di vita. Il silenzio mette paura. Ancor più del silenzio mettono paura i rumori che lo rompono.
Una pietra cade dal fianco di una collina.
Qualcosa si muove.
È un uomo e sembra l’ultimo rimasto sulla terra.
Si arrampica con furia. La sacca a tracolla buttata dietro la schiena quando gli intralcia il passo. Gli occhi verdi si stringono a fessura contro la luce. Si asciuga il sudore con la manica scostando dalla fronte ciocche di capelli impolverati e forse, un tempo, biondi. Si volta. Da una roccia aguzza compare una donna, la pelle ambrata, la
massa di capelli neri tenuta a bada da un cencio. La veste lisa e stracciata. Si ferma a prendere fiato. La sua figura magrissima si deforma sul ventre che regge con le mani come il più prezioso dei fardelli.
– Ce la fai? – le chiede.
Sulla faccia ancora bella, nonostante gli occhi incavati, spunta un largo sorriso. – Mi ha appena dato un calcio.
– Vuol dire che è questo il posto giusto. Il posto dove vuole nascere!
I lineamenti dell’uomo si distendono, il suo corpo è meno contratto. Sembra più alto.
– Vedi qualcosa, da lassù?
– Non ancora. Ti aspetto. Guarderemo insieme e decideremo
insieme. La sorregge nell’ultimo tratto di salita. Le indica un bocciolo viola intrappolato in un cespuglio basso e spinoso e non del tutto rinsecchito. – Un fiore! – di nuovo quel sorriso largo.
Sorride anche lui. Sono quasi in cima. Prima l’odore, poi un improvviso colpo di vento e finalmente, dopo giorni e giorni di cammino eccolo laggiù, oltre nuove colline e dune, striato di rame, il Mare Grande.
Un rumore alle loro spalle, come il mulinello di un’elica. Istintivamente si abbassano, si appiattiscono contro il terreno compatto. Lui la protegge con il suo corpo. Una mano a tenerle la testa, l’altra pronta sul manico del coltello che porta alla cinta. Lei gli ansima contro il petto. Rapido, l’uomo estrae un binocolo dalla sacca. Scruta ovunque. – Nessuno, – dice sollevato.
Un formidabile sbattere accompagnato da un verso stridulo fa sobbalzare entrambi. Un rapace prende il volo sfiorandoli con enormi ali. Spaventati e allo stesso tempo incantati ne seguono i volteggi.
– Fiori, animali e sale! – dice l’uomo sgretolando tra le dita un grumo biancastro. Si mette in piedi, un lampo di gioia negli occhi. Le tende la mano. Fiduciosa, lei si alza e con voce ferma: – Andiamo avanti, scienziato.
Lui annuisce. Gli piace quando lo chiama così, ma proprio perché è scienziato il suo sguardo sul Mare Grande è perplesso. Su di lei, invece, è carico d’amore: – Non è blu come mi aspettavo, come i tuoi
occhi.
– Fa niente, – risponde la donna. – Andiamo avanti.
Daniela Morelli