Per questo siete perfettamente consapevoli della vostra responsabilità. Siete l’avanguardia, invitata a plasmare il popolo. Siete voi a dover aprire la strada e gettare le basi della nuova società che sarà costruita dalla prossima generazione. (..) Nell’ultimo anno a Parigi e nei primi mesi dopo il tuo ritorno sembrava tutto così semplice. Eri completamente preso dal movimento mondiale di cui facevi parte. Adoravi le discussioni del circolo che dopo un po’ si erano trasformate in riunioni clandestine di cellule ancora più clandestine. (..) A Parigi hai stretto amicizia con persone provenienti da tutto il mondo francofono, da paesi di cui neanche conoscevi l’esistenza, e la sensazione di essere annesso e connesso a un contesto mondiale, di far parte di una comunità destinata a imprimere alla storia una svolta nuova e mai vista prima, quella sensazione è una continua fonte di conforto e di ispirazione. (..) chi ti conosce dalla Francia si chiederà perché a Parigi frequentavi solo rivoluzionari mentre qui hai aderito ai Democratici, perché sembri avere totalmente cambiato il tuo giro di amicizie. (..) fuori sei un democratico e nient’altro, il rispettabile segretario di uno dei leader del partito d’opposizione. Dentro sei l’indispensabile anello di raccordo dell’Organizzazione.

Canto della tempesta che verrà, di Peter Fröberg Idling, Iperborea 2014, ed. originale 2012, traduzione di Laura Cangemi

Questa “fantasia” – come la descrive l’autore – ci porta nella Cambogia che sta per affrontare un importante spartiacque della sua lunga e tormentata storia: le prime elezioni democratiche da quando, nel 1953, ha ottenuto l’indipendenza dalla Francia (di cui era un protettorato). È un momento storico, in cui sono in gioco la credibilità verso le potenze straniere che vorrebbero allungare le mani sullo stato, l’indipendenza e l’inattacabilità da parte degli stati confinanti che, fin dal passato, cercano di inglobare parti della Cambogia, le tensioni politiche interne che nascono dalla grande diseguaglianza tra i ceti sociali. Un contesto che si può paragonare ad una specie di miccia, accesa e pronta a fare esplodere un conflitto interno. Cosa che poi accadrà, ma non subito, anche se i prodromi e i protagonisti sono già tutti lì, in prima linea.

Peter Fröberg Idling, con questo romanzo, immagina e sviluppa cosa accadde in quei trenta giorni – convulsi, carichi di tensione e connotati dallo scontro tra il vecchio regime e le nuove aspirazioni, democratiche da un lato, rivoluzionarie dall’altro – che stanno acquisendo concretezza. Fantasia che però si basa sulla realtà storica perché i personaggi che popolano il romanzo sono reali, così come lo sono le vicende. Quindi, per usare un ossimoro, una fantasia reale.

Il racconto inizia il 22 agosto 1955 e termina il 21 settembre dello stesso anno; suddiviso in tre parti (trenta capitoli, dieci per ciascuna parte), ciascuna centrata su uno dei tre protagonisti, indissolubilmente legati tra loro dalla rivalità politica, Sar e Sary, e da una rivalità amorosa nei confronti della bellissima Somaly – il terzo polo della narrazione.

Saloth Sar è un personaggio storico che penso molti di voi conoscono e ricordano: vent’anni dopo rispetto alla narrazione del romanzo, prenderà il potere con il nome di Pol Pot, divenendo il capo dei khmer rossi e di uno dei più sanguinari e aberranti regimi di tutta l’Asia, responsabile della morte di quasi due milioni di persone, passate attraverso esecuzioni sommarie, torture e “rieducazioni” forzate.

Pol Pot, Leader of the Khmer Rouge
Pol Pot

Sei uno dei pochi che ha visto il mondo oltre l’orizzonte. (..) la tua stessa partenza dal paese come uno dei ventidue borsisti del 1949 è stata per te l’esame più importante che si possa sostenere. Hai vissuto nel cuore dell’impero e incontrato persone provenienti da ogni suo angolo. Non era soltanto la condivisione di un’esperienza: eravate animati dallo stesso desiderio di libertà e autodeterminazione per le vostre rispettive patrie.

Nel romanzo lo vediamo nei panni di un insegnante che si è formato politicamente a Parigi, dove era andato grazie ad una borsa di studio e dove era venuto a contatto con le frange più rivoluzionarie del movimento studentesco. A Parigi, insieme ad alcuni connazionali, Sar si è nutrito di ideologia e idee libertarie, si è formato una coscienza critica e ha preso atto del fatto che in Cambogia – come in altri stati coloniali– niente potrà cambiare se non si procederà a rovesciare il regime attraverso la lotta armata.

Narodom-Sihanouk
Narodon Sihanouk

La sua convinzione parte dalla sicurezza che il principe Sihanouk piloterà, con le buone o con le cattive, le elezioni, per rimanere al potere e mantenere il controllo, offrendo al popolo qualche briciola di annacquata libertà, mantenendosi saldamente al timone coadiuvato dai suoi stretti collaboratori, tra i quali Sam Sary, l’altro protagonista, che ricopre il ruolo di vice primo ministro, che dalla svolta favorevole delle elezioni si aspetta di accrescere il proprio potere.

La prima parte del romanzo, in cui il racconto è centrato su Sar, è svolta in seconda persona singolare: una scelta non comune ma di una incredibile potenza nell’economia del racconto. Un “tu” che ci fa sentire pericolosamente vicini al protagonista, che ci permette di assistere ad ogni suo pensiero e mossa, spingendoci a temere di identificarci troppo con lui. Un “tu” che viene costantemente rafforzato dall’uso esortativo dei verbi, come se il narratore fungesse da corrente sotterranea che spinge e incanala le azioni del protagonista, avvicinandolo all’azione, facendogli macinare pensieri e decisioni con un ritmo incalzante.

Lo scontro con Sary avviene anche sul piano personale, sebbene mai in maniera manifesta. Al centro di questa contesa è Somaly, la bellissima Miss Cambogia, nelle cui vene scorre sangue reale (sebbene di un ramo in disgrazia), che era fidanzata con Sar quando è partito per Parigi e che ora si è distaccata da lui, subendo le attenzioni e il fascino di Sary, con cui avvia una relazione clandestina (lui è sposato). Somaly che lotta tra i suoi contrastanti sentimenti verso i due uomini, e la sua voglia di indipendenza e libertà, beni non facili da ottenere in una società che assegna alle donne un ruolo di sottomissione e compiacenza. Sar, per contro, è combattuto tra l’assencondare i suoi sentimenti verso la ragazza, e la ferrea aderenza alla lotta politica che segretamente persegue.

Sam-Sary
Sam Sary

Sary è protagonista della seconda parte, in cui la scelta stilistica dell’autore si concretizza su un registro completamente diverso: passa alla terza persona del narratore onnisciente, declinata in una modalità che cerca di stare il più possibile “fuori”, che si sforza  di mantenere uno sguardo distaccato, e lo fa attraverso l’uso ricorrente delle parentesi, all’interno delle quali sì suggerisce, ipotizza, si sbilancia a interpretare segnali. In questa seconda parte, seguiamo le trame del potere, i privilegi, la vita dorata goduta in serate danzanti nelle quali si stringono accordi e si formano rivalità, tutte tese a garantire a ciascuno dei lacchè un ruolo di primo piano nel futuro governo che, a costo di usare la forza e la violenza, dovrà formarsi dall’esito delle elezioni. Elezioni che avverranno tra intimidazioni, arresti e pestaggi ai danni dei democratici, e che naturalmente vedranno la schiacciante vittoria del partito del principe Sihanouk. Sary ha un ruolo determinante in questa fase, e lo vediamo muoversi con cinismo e sangue freddo, mentre sul piano personale lo scopriamo marito infedele, dalle molteplici avventure, tra cui annovera Somaly, anche se pubblicamente riveste il ruolo di marito perfetto di una moglie altrettanto perfetta.

Infine, la terza parte ruota attorno a Somaly, cambiando di nuovo lo stile narrativo, che, mantenendo il punto di vista del narratore esterno, rifugge la rigorosa freddezza della seconda parte, per intonarsi allo stato d’animo della ragazza, e indulgere in descrizioni e toni più morbidi e sinuosi, a tratti malinconici. Somaly ripercorre le tappe del suo fidanzamento con Sar, domandosi come, dall’iniziale coinvolgimento, si sia man mano scivolati nell’indifferenza – la sua e la presunta di Sar – per poi riflettere su come l’entrata in scena nella sua vita di Sary abbia determinato in lei un cambiamento. Si interroga sui suoi sentimenti, sulla sua voglia di essere una donna libera di decidere il suo futuro e le sue aspirazioni ad una carriera di modella che la porti a viaggiare nel mondo, desiderando di stabilirsi a Parigi, che associa indissolubilmente alla moda. Ma lo stile di vita che vede praticato dalle sue amiche e da sua madre, così connaturato al ruolo che viene assegnato alle donne nel suo paese, la rendono incerta delle reali possibilità di concretizzare i suoi sogni. Sembra, la sua vita, una metafora della Cambogia che da un lato vorrebbe scuotersi da millenarie consuetudini e guardare al cambiamento, mentre l’orizzonte che le si para davanti rimane quello consueto, dove tutto resta immutato.

Fino allo scossone che arriverà vent’anni dopo. Ma questo, nel romanzo, non c’è. “La tempesta” arriverà dopo; l’hic et nunc del romanzo è quel momento di calma apparente che si fiuta nell’aria appena prima.

Froberg Idling

 

Peter Fröberg Idling è nato nel 1972. Laureato in legge, ha lavorato come consulente legale per una organizzazione internazionale in Cambogia, dove ha imparato la lingua khmer e ha preso ispirazione per il primo libro. Il sorriso di Pol Pot è stato votato dai lettori svedesi come libro dell’anno 2007.

 

 

L’incipit potete leggerlo qui.