Sabato è andata in onda la seconda puntata di “Per un pugno di libri” su Rai 3, condotta da Geppi Cucciari e Piero Dorfles. Qui la prima puntata.

Nella trasmissione, in concomitanza con la Giornata della Memoria (domenica 27), le due classi si sono cimentate sul romanzo “Lessico famigliare” di Natalia Ginzburg, edito nel 1962, Premio Strega nel 1963.

 

ginzburg lessico famigliare

Lessico famigliare è il libro di Natalia Ginzburg che ha avuto maggiori e più duraturi riflessi nella critica e nei lettori. La chiave di questo straordinario romanzo è delineata già nel titolo. Famigliare, perché racconta la storia di una famiglia ebrea e antifascista, i Levi, a Torino tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento. E Lessico perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di dire, espressioni gergali. «Il racconto nasce dal vero, non dall’immaginazione. È un insieme di ricordi promossi dal sopravvivere nella memoria delle parole ripetute in famiglia, buttate là senza pensarci dai fratelli più grandi e dai genitori, frasi e parole futili e senza peso, che di solito si perdono col tempo e si dimenticano una volta diventati adulti e usciti di casa. La fedeltà e l’amore per queste parole… sollecitano nell’autrice dei ricordi che non sanno morire, ricordi vivaci, tenaci, che generano per via di associazioni involontarie una storia, un disegno, o, se si preferisce, un romanzo dove si affollano persone e destini diversi…» Cesare Garboli. Ripreso dal sito del Premio Strega

Nel corso della puntata, Dorfles ha consigliato due libri. Eccoli:

isman l'italia razzistaLa tragedia della Shoah rischia spesso di lasciare sullo sfondo le altre gravissime persecuzioni che hanno colpito gli ebrei italiani dal 1938 al 1945. Le leggi razziali, precedute da un subdolo censimento che era in realtà una vera e propria schedatura e anticipate da una violenta campagna antisemita, esclusero gli ebrei dalla scuola, dal mondo del lavoro, dalla vita civile. Dal 1938, oltre 400 provvedimenti di crescente gravità: alla fine, gli israeliti non potevano possedere una casa, un’impresa, un lavoro, neppure degli oggetti. Una spoliazione sistematica e minuta, confische equivalenti a oltre 150 milioni di euro odierni. Gli archivi restituiscono le vicende di questa Grande razzia, e storie, spesso ignote, di vita e, purtroppo, anche di morte. Il nostro Paese le ha indagate soltanto dal 1998, costituendo una Commissione presieduta da Tina Anselmi. Ma troppo resta ancora sconosciuto. Le stesse restituzioni agli originari proprietari sono state tardive e soltanto assai parziali. Come gli indennizzi, e i riconoscimenti a chi è stato perseguitato. Con una capillare ricerca tra i dati e gli allegati al Rapporto Anselmi e in numerosi archivi, negli ottant’anni dalla più importante tra le leggi razziali che furono l’anticamera della Shoah, Fabio Isman racconta vicende spesso ancora ignorate o troppo poco esplorate, che ci restituiscono lo spaccato di un’Italia non sempre composta da «brava gente».

 

grasso caso kaufmannGermania. Anni Trenta. Una storia d’amore e ingiustizia spaventosamente attuale sull’importanza di decidere da che parte stare.

A sconvolgere l’esistenza cupa e afflitta di Lehmann Kaufmann, nel dicembre del 1933, è una lettera. Kurt, il suo migliore amico, gli chiede di prendersi cura della figlia Irene e di aiutarla a stabilirsi a Norimberga. Kaufmann ha sessant’anni, è uno stimato commerciante ebreo, vedovo, e presidente della comunità ebraica di Norimberga – vittima, in quegli anni, della persecuzione nazista. Irene si presenta, fin da subito, come un raggio di sole a illuminare la vita sempre più angosciata di Leo. Ha vent’anni, è bella, determinata e tra i due si instaura un rapporto speciale fatto di stima, affetto, ma anche di desiderio. Irene però è ariana, e le leggi razziali stabiliscono che il popolo ebreo è nemico della Germania. L’odio, sapientemente fomentato dal governo nazista, entra pian piano nelle vite dei comuni cittadini e le stravolge. Diffidenza e ostilità prendono il posto di rispetto e stima, la gentilezza diventa distacco. Gli sguardi si abbassano, i sorrisi si spengono. E quando anche la Giustizia, nelle mani dello spietato giudice Rothenberger, si trasforma in un mostro nazista, per valori come onestà e verità non ci sarà più scampo. Con Il caso Kaufmann, liberamente ispirato alla vera storia di Lehmann Katzenberger e Irene Seiler, Giovanni Grasso spinge abilmente il lettore a riflettere sulle conseguenze dell’odio, regalandoci un romanzo sull’importanza delle parole e delle piccole azioni che possono cambiare il corso degli eventi, e mostrandoci tutta la dolcezza di un amore nato in un’epoca dominata dalla follia e dalla totale perdita di umanità.

La settimana prossima le classi giocheranno con questo libro, caratterizzato dal classico humor britannico:

bennett nudi e crudiTrovare la casa svaligiata dai ladri è senza dubbio un evento sinistro. Ma se spariscono anche la moquette, il rotolo della carta igienica, il forno e l’arrosto che attendeva lo scatto del timer, è palese che non può trattarsi di un semplice furto. E l’allibita vittima – in questo caso un avvocato londinese agiato e pedante – ha tutto il diritto di pensare a una beffa del destino, o a una nuova formula, certo piuttosto radicale, di candid camera. Travolti da una realtà truce e demenziale, l’avvocato e la sua spenta consorte si trovano ad affrontare un rompicapo di comica suspense, dal quale schizzano fuori, come da una scatola a sorpresa, colpi di scena turbinosi. Questo racconto suscita una reazione pressoché unica nella letteratura degli ultimi anni: una ilarità che assale sin dalle prime righe – e quanto più si procede, tanto più essa si mescola con la percezione di una inquietante perfidia.