Il nuovo anno è appena iniziato e le novità in libreria si preannunciano gustose e molteplici, per tutti i tipi di lettore, declinate su tutti i generi, dalla narrativa al saggio, dal reportage alla graphic novel. Finiti i bilanci sull’anno vecchio, si passa ora a setacciare i cataloghi delle case editrici alla ricerca di quel libro che saprà regalarci emozioni e stupore, con la sua capacità di trasportarci nel mondo che racchiude.
Ecco una selezione – ho cercato di sfoltire… vi assicuro che in realtà ce ne sono molti di più… – in base ai miei gusti… naturalmente vi invito ad aggiungere nei commenti qualsiasi titolo riteniate interessante e che desiderate proporre a tutti.

Capolavoro della grande scrittrice tedesca Judith Hermann, A casa è il racconto di una rinascita che parte da un luogo remoto, una tabula rasa che consente alla protagonista di mettersi a fuoco e sperimentare la libertà da donna matura non relegata al ruolo di madre e moglie; un romanzo armonioso, in cui una prosa superba tiene insieme tutte le fila e trascina con sé il lettore riuscendo a cogliere la sostanza impalpabile di un’atmosfera, uno stato d’animo, un incontro.
La protagonista di questa storia è una donna di cui non scopriremo mai il nome. Sappiamo però che ha appena chiuso un capitolo della sua vita per cominciarne uno nuovo: dopo che la figlia è andata via di casa, ha deciso di lasciare il marito, un accumulatore compulsivo sempre preparato al peggio, ma anche un confidente, con il quale continua a intrattenere una regolare corrispondenza. Priva di rapporti significativi al di fuori del nucleo familiare ormai sfaldato, la donna si trasferisce al mare, in una casa tutta sua; poco lontano si trova il paesino dove inizia a lavorare nel pub del fratello, un sessantenne fanfarone e sfaccendato. Mentre l’ex marito e la figlia giramondo continuano a occupare i suoi pensieri, con cautela la donna cerca di ambientarsi in un paesaggio umanamente e climaticamente duro: stringe amicizia con una sua coetanea originaria del posto, tenta una goffa relazione amorosa, rimesta tra i ricordi della sua vita passata e, immersa in una solitudine scelta ma non priva di inquietudini, si domanda che ne sarà di quella futura.

Un uomo può rivivere e cambiare il suo passato attraverso il gusto. Grazie a questo super potere riesce a dare nuove direzioni alla sua esistenza, generando così molteplici linee esistenziali e mondi paralleli in cui tutto muta e si trasforma.
E/O porta in libreria il nuovo romanzo di Sacha Naspini, che tanto ho amato col suo Villa del seminario.
Andrea Arcadi, fondatore della rivista Voyeur Italia, viene improvvisamente arrestato con l’accusa di aggressione ai danni di un’ex compagna di scuola con cui non aveva contatti da trent’anni. Com’è possibile? Eppure è un uomo felicemente sposato, con un figlio bellissimo e una vita professionale di successo… Messo sotto torchio dagli investigatori, racconta aneddoti inverosimili, sembrano i deliri di uno psicopatico. Andrea Arcadi sostiene di avere delle capacità uniche, in particolare questa: sa rivivere episodi del suo passato attraverso il gusto. Gli basta mettere in bocca il tale alimento e “torna” alla prima volta in cui lo ha assaggiato. Di più: avviata “l’immersione”, riesce a modificare il flusso degli eventi, dando nuove direzioni alla sua vita. Agli occhi degli inquirenti, la deposizione dell’imputato si trasforma presto in un caotico moltiplicarsi di linee parallele, ipotesi nelle quali i percorsi sono deviati, prendono destinazioni inattese… In questa girandola di vite create, rovesciate, interrotte, si procede in un viaggio pieno di colpi di scena, scoperte, amori, avventure. Errore 404 è il disperato tentativo di un personaggio alla ricerca dell’unica, decisiva traiettoria per intonare la migliore vita per sé e per i suoi cari. Come cerchiamo di fare tutti.

Il romanzo di una generazione che sa di dover partire ignorando la destinazione.
Un libro brillante in cui lo sradicamento dei figli si confronta con lo sradicamento dei padri, l’essere “expat” con l’essere “migrante”, e dove le linee del colore, della bellezza, di una supposta correttezza e superiorità morale, vengono esposte per quello che sono: espressione di un arbitrio, l’abilità e la fortuna di trovarsi dalla parte giusta del dito puntato.
Mina ha trent’anni e conduce a Londra una vita costruita con grande attenzione e poca spontaneità, nel tentativo spasmodico di sentirsi finalmente “giusta”. Una sera riceve una telefonata da sua madre: il padre è morto. Mina torna a casa per i funerali, ma finisce per restare a lungo.
Casa è la periferia di un paese sul mare in cui suo padre gestiva un piccolo bar sulla spiaggia frequentato per lo più da immigrati. Omar aveva cercato con quel bar di creare uno spazio di comunità per tutti coloro che non si sentivano accolti da quella nuova terra. Lì Mina ritrova la famiglia, gli amici e soprattutto i ricordi del padre, questo mitico, inafferrabile, eterno migrante con un misterioso passato in Marocco.

Ambientato in una Tokyo notturna, fluida e misteriosa, Buonanotte Tōkyō è un romanzo moderno e ottimista. Ogni notte è raccontata dalla prospettiva di uno o più personaggi le cui storie si intrecciano.
Il destino fa incontrare di volta in volta i protagonisti, che sono persi nelle loro strane ricerche, ma i fili che li legano sembrano prima sparpagliarsi per poi ritornare, inaspettatamente, al loro posto in maniera sorprendente.
Il “grande investigatore Shuro” sulle tracce del suo passato, Eiko, ragazza di provincia alla prima esperienza cinematografica, il tassista notturno Matsui che insegue il ricordo di una donna a bordo della sua vettura blu, il distributore di giornali Kōichi, esperto di corvi urbani e la sua fidanzata riluttante, Mitsuki, che fornisce attrezzature per film… Persone gentilmente indaffarate, pratiche e allo stesso tempo sognatrici, a volte stravaganti, tutte in cerca del tassello mancante che completi la loro vita. I loro percorsi s’incrociano nella Tōkyō notturna di oggi, metropoli più sottotono e malinconica rispetto alla città rampante dei grattacieli degli anni ‘80, scenario fascinoso e a tratti enigmatico per i personaggi irrequieti e solitari di questo romanzo puzzle.

Un caffè, una sedia e una regola da seguire. Questi pochi passi possono portare alla felicità, se si è nel posto giusto. E il posto giusto è una caffetteria di Tokyo dove si può scegliere di vivere nuovamente un preciso momento della propria esistenza. La scelta deve durare il tempo di gustare la bevanda prima che si raffreddi. Ma non è facile decidere, perché la vita è piena di rimorsi e rimpianti; il risultato è inaspettato. Tanti fili di destini che potevano rimanere spezzati ma che ora hanno una seconda possibilità.
Quello che è accaduto è solo un insegnamento per non fare più gli stessi errori, per non lasciare più che rabbia, odio, gelosia o frustrazione offuschino i sentimenti più veri che ci sono dentro di ognuno.

PER CHI NON HA PAURA DELLE STORIE FORTI, DOVE SI PUO’ ESSERE VITTIME E CARNEFICI ALLO STESSO TEMPO, IN CERCA DI UNA REDENZIONE

Una scrittrice che amo molto, che mi ha conquistato fin dall’inizio con il suo Acciaio. Ora torna in libreria a fine mese con una storia di condanna e di salvezza che indaga le crepe più buie e profonde dell’anima per riempirle di compassione, di vita e di luce.
L’unico modo per raggiungere Sassaia, minuscolo borgo incastonato tra le montagne, è una strada sterrata, ripidissima, nascosta tra i faggi. È da lì che un giorno compare Emilia, capelli rossi e crespi, magra come uno stecco, un’adolescente di trent’anni con gli anfibi viola e il giaccone verde fluo. Dalla casa accanto, Bruno assiste al suo arrivo come si assiste a un’invasione. Quella donna ha l’accento “foresto” e un mucchio di borse e valigie: cosa ci fa lassù, lontana dal resto del mondo? Quando finalmente s’incontrano, ciascuno con la propria solitudine, negli occhi di Emilia – “privi di luce, come due stelle morte” – Bruno intuisce un abisso simile al suo, ma di segno opposto. Entrambi hanno conosciuto il male: lui perché l’ha subito, lei perché l’ha compiuto – un male di cui ha pagato il prezzo con molti anni di carcere, ma che non si può riparare. Sassaia è il loro punto di fuga, l’unica soluzione per sottrarsi a un futuro in cui entrambi hanno smesso di credere. Ma il futuro arriva e segue leggi proprie; che tu sia colpevole o innocente, vittima o carnefice, il tempo passa e ci rivela per ciò che tutti siamo: infinitamente fragili, fatalmente umani.

Vincitore del Premio Libriis, Il cliente Busken (in libreria a fine gennaio per Iperborea con la traduzione di Claudia Di Palermo e Francesco Panzeri) è il “romanzo testamento di uno dei più importanti autori olandesi contemporanei”, una denuncia feroce e a tratti spassosa contro la brutalità della vecchiaia e del decadimento fisico e mentale.
Misantropo, mitomane, dipendente da alcol e sigarette, Busken si ritrova di colpo «cliente» di Villa Madeleine, ovvero intrappolato in una casa di cura dove ogni cosa viene rinominata secondo le mode del politicamente corretto, costretto a vivere con «vecchi rincitrulliti» e «carcerieri» che lo trattano come un bambino. Lui che a suo dire è un esimio latinista, neurochirurgo, ingegnere robotico, sommo poeta che redige i suoi trattati in un codice segreto su vecchi rotoli di carta da fax, quando i medici lo ritengono un semplice ex impiegato affetto da demenza. In un estremo atto di protesta Busken si è chiuso in un silenzio impenetrabile, fingendosi incapace di intendere e di volere, mentre dentro di lui le parole ribollono e scorrono a fiumi.
Con un acume sorprendente, uno spietato humour nero e un selvaggio estro letterario, giocando beffardo con le nebbie sempre più fitte della sua coscienza e i problemi agli occhi che gli fanno vedere il mondo blu, Busken registra tutto ciò che accade, riflette sulla vita e la vecchiaia, commenta i medici e gli altri pazienti in provocatorie parodie della contemporaneità. E rievoca ricordi di un’infanzia senza amore e di una madre gelida e ostile che ha segnato la sua tormentosa esistenza nell’ombra, asserragliata dietro libri e fantasticherie, in costante fuga dal dolore, dalla paura, dal mondo. Opera spassosa e struggente
L’autore, Jeroen Brouwers (1940-2022), è cresciuto in Indonesia e successivamente si è stabilito nei Paesi Bassi. Ha scritto numerosi romanzi e vinto i principali premi letterari nel suo paese, tra cui il Premio di Letteratura AKO, il Premio Multatuli e il prestigioso Premio Triennale di letteratura olandese per la sua intera opera.

Hong Kong (nel romanzo “Never”) è la protagonista silenziosa di questo romanzo in cui l’apatia di una società si scontra con l’orrore di vivere sotto un regime totalitario. Un romanzo allegorico, un grido silenzioso da una città unica al mondo, dove la libertà si fa ogni giorno più rarefatta.
Il professor Q è un docente universitario di mezza età, frustrato sul lavoro e insoddisfatto della sua vita matrimoniale con Maria. Le sue giornate monotone, però, prendono una piega inaspettata quando incontra Eilis – la ballerina del carillon – di cui si innamorerà perdutamente e che lo risucchierà in un sorprendente turbinio di emozioni, invischiato in una relazione sentimentale totalizzante tanto da perdere di vista ciò che accade attorno a lui, dalle proteste studentesche alle insidiose forze che incombono sulla città.
Il romanzo tocca temi universali e di stringente attualità, quali l’apatia delle società contemporanee e il pericolo rappresentato dai totalitarismi. Una fiaba moderna e sovversiva, dai toni cupi, dove la realtà cede il passo ai sogni e questi ultimi si trasformano in incubi. Eppure, è anche un romanzo illuminato da un flebile spiraglio di luce, antidoto contro l’indolenza e l’indifferenza.

PER CHI AMA IL RACCONTO E SI PONE DOMANDE SUL PRESENTE

In questa raccolta sul mondo che ci circonda, su come lo guardiamo e sulla possibilità di non pretendere la perfezione e la chiarezza da ogni momento del nostro percorso, Manuela Piemonte affronta i grandi temi del contemporaneo con lucidità, ironia e intelligenza. E le sue protagoniste sono vive e vegete, nonostante la generazione in cui sono nate e i caotici e imprevedibili anni in cui devono a tutti i costi cercare se stesse. QUI trovate la mia recensione.

PER CHI AMA IL GIALLO

Una sera uguale alle altre, in uno sperduto osservatorio astronomico. La luce delle stelle illumina, ma non abbastanza, la piccola comunità di scienziati residenti che si trova alle prese prima con un black-out, forse un sabotaggio, e poi con un cadavere trovato nella sala comune, forse un assassinio: la vittima potrebbe essere caduta da una balaustra, o essere stata spinta. L’osservatorio è isolato, i telefoni sono muti, i cellulari non prendono, i copertoni delle automobili sono stati tagliati e la città più vicina, se si riesce ad attraversare il deserto, si trova a due ore di macchina. Come in una macabra barzelletta, due italiani – Gabriele, che ha appena finito il dottorato, e Pinetta, che ancora lo sta finendo –, un’americana – Samantha, star dell’astrofisica mondiale –, un inglese – Matt, pettegolo come una suocera – e una sudamericana – Mariela, medico dell’osservatorio – si trovano a dover valutare l’ipotesi che l’omicida o il sabotatore sia non solo tra loro, ma uno di loro. Essendo scienziati, però, sanno che, date le ipotesi, per giungere alla tesi non c’è che da tessere un ragionamento. Sarà Gabriele, lettore di gialli e abile astrofisico, capace di empatizzare anche con gli assassini, a trovare il bandolo dei delitti che, come tutta la sua vita, è scritto nelle stelle.

Sul sito di un’antica fortezza medievale viene ritrovato il cadavere di una giovane donna: dall’abbigliamento pare una principessa venuta dai secoli bui. Un caso che si presenta fin da subito complicato per la tenente Valentina Redondo, anche perché la «principessa» non mostra alcun segno di violenza e stringe fra le mani una moneta cinquecentescaUna moneta del tutto simile viene ritrovata addosso a un uomo annegato in una vicina palude e la vita della stessa tenente viene scossa dall’improvvisa comparsa dell’ex fidanzata del «suo» Oliver, tornata dall’India imbottita di misticismo orientale e integralismo ambientalista…
María Oruña intreccia con abilità le indagini di Valentina e le vicende passate, che in questo caso vedono protagonista un assortito gruppo di archeologi, geologi, avventurieri. Sino allo scioglimento in cui la magistrale costruzione si rivela e ogni filo dell’ingarbugliata matassa conduce allo stupefacente finale.

PER CHI AMA IL ROMANZO GOTICO

Con Gli aghi d’oro, Neri Pozza prosegue l’operazione Biblioteca McDowell, che prevede la pubblicazione dei capolavori dell’autore di culto.
Alla fine del xix secolo, convivono due mondi opposti. Da un lato, l’opulenza e lo splendore. Dall’altro, i peggiori vizi dell’uomo: alcol, denaro e sesso. È su questo confine, nel cuore del famigerato Triangolo Nero, che una ricca famiglia cerca di affermarsi pretendendo di liberare la città dalla corruzione. Gli Stallworth, guidati con pugno di ferro dal loro patriarca, l’influente e implacabile giudice James Stallworth, coadiuvato dal figlio Edward, predicatore dai sermoni incendiari, e dal genero Duncan Phair, giovane avvocato dalla carriera promettente, hanno un piano impeccabile: estirpare il male annientando una famiglia di corrotti e criminali: gli Shanks.

Un romanzo che utilizza sapientemente i meccanismi del romanzo gotico e dell’horror per parlare di violenza di genere e di classe, di disuguaglianza, di solitudine e dei fantasmi che ci portiamo dentro.
Le case racchiudono le storie di chi le ha abitate, e quella di questo romanzo non fa eccezione. Le sue pareti, che si restringono e si dilatano come i polmoni di un grande animale, custodiscono angeli in cucina, sparizioni mai risolte, ombre e voci che affiorano dai letti. Ed è lì che vive una giovane donna, insieme alla nonna persa in un passato che non se ne vuole andare, un tempo di guerra e povertà che si è lasciato dietro un imprecisato numero di vittime. A sconvolgere le cose è un tremendo delitto, l’ultimo di una lunga catena di vendette e di ingiustizie che affondano le loro radici in quel passato lontano.

Sarà ancora possibile amare in un mondo dove tutto ormai è governato da algoritmi? Avrà ancora senso farlo quando la nostra stessa memoria non risiederà più dentro di noi ma sarà affidata a meccanismi che ci trascendono? La domanda (e forse la risposta) affiora dalle lettere di LB, il protagonista di questo romanzo, un robot d’amore più umano di un essere umano, capace di provare un sentimento inestinguibile per Livia, la donna che lo ha abbandonato e che ora riceve le sue parole affidate ad antichi strumenti: la penna, l’inchiostro e la carta. LB è, anche, una nuova Sherazade: cerca storie o le inventa per Livia, così da mantenere in vita il loro legame; le scrive dal proprio esilio, mentre viaggia nella solitudine abissale di un mondo apocalittico e dimentico del valore di simboli e parole.
Davide Orecchio intreccia un epistolario d’amore nell’era delle intelligenze artificiali, ambientato in un tempo inquietante e vividamente prossimo al nostro, solcato da personaggi che sono grottesche o commoventi epifanie dei nostri stessi limiti. LB, eroe tragico e ultramoderno, affida la sua ricerca di una salvezza possibile a una scrittura esatta ed evocativa, che sprigiona la sua potenza anche all’epoca del trionfo dei byte: come scrivere lettere lascia una traccia anche se colei che le riceve non risponde, così l’amore è il nostro baluardo per rimanere umani.

Leopardi, Tolstoj, Manzoni, Mann, Kafka, Dostoevskij, Austen, Tomasi di Lampedusa e Orwell rivelano le illusioni in cui siamo irretiti e ci danno strumenti di straordinaria modernità per vivere in un presente incerto. In questo viaggio attraverso alcuni dei loro capolavori, Guendalina Middei presta ascolto alle voci che, come magiche zattere, si levano dalle loro pagine, alla ricerca di quelle stelle polari che indicano la rotta in questa strana cosa che si chiama esistenza. Nei personaggi, che si muovono tra gli inciampi, le emozioni e la ricerca di un senso profondo, l’autrice sente risuonare le tante domande che bruciano dentro di noi. Così, Anna Karenina non è solo la storia di una relazione clandestina e tragica, ma quella di una donna che, riappropriandosi dei suoi desideri, rinasce alla vita. Delitto e castigo ci racconta di un giovane che sente e pensa troppo intensamente, interrogandosi sul dolore e su come superarlo. In Leopardi ritroviamo l’ansia tormentosa di un ragazzo che vorrebbe aprirsi al mondo e scoprire quale posto occupare. E, ancora, a quanti è capitato di vivere una metamorfosi interiore tanto inaspettata come quella di cui ci parla Kafka?

Nei primi anni settanta, un giovane giudice della procura di Milano segue le tracce dell’eversione nera. Il contesto è drammatico. Dopo la strage di piazza Fontana c’è un clima da guerra civile e quel ragazzo di soli ventotto anni, appena arrivato dalla provincia, diventerà protagonista di un’indagine che segnerà un momento di svolta per la magistratura e la società italiana. Il giudice si chiama Emilio Alessandrini. Perderà la vita a Milano il 29 gennaio 1979, ucciso da due killer di Prima linea, seconda solo alle Brigate rosse per numero di vittime e ferocia. All’epoca Igino Domanin è solo un bambino ai cui occhi Alessandrini è lo zio che compare d’estate sotto gli ombrelloni dello stabilimento balneare pescarese a divertirlo con racconti esilaranti. Dopo l’omicidio, ogni notizia legata alle indagini sulla bomba stragista e molte altre tra la fine degli anni settanta e l’inizio degli ottanta scandiranno tante sue giornate, incidendo drammaticamente sugli umori della famiglia. Attraverso un sapiente intreccio di ricordi intimi e collettivi, l’autore giunge oggi a raccontare quell’evento rimasto sepolto nella memoria nazionale e diventato con il passare del tempo incomprensibile a molti, addirittura indecifrabile per i ragazzi della scuola dove insegna o per le sue stesse figlie. Interrogandosi sul paese che siamo stati e che siamo diventati, si riavvicina con la giusta distanza e senza pregiudizi a Emilio Alessandrini e al significato della sua morte, riscrivendo quella terribile vicenda con «la punta acuminata del vero», lontano dal quadro agiografico e vittimistico da martirologio, e dalle ricostruzioni elusive, tendenziose, giustificazioniste dei terroristi e dei loro fiancheggiatori, per restituire volto e sostanza a quel «giudice intrecciato a vicende politiche eversive che arrivano ai giorni inquietanti del rapimento di Moro».

PER CHI CERCA UNA STORIA AMBIENTATA IN LUOGHI REMOTI, LE STORIE D’AMORE E I RICHIAMI ANCESTRALI

Anna Nerkagi, prima scrittrice nenec ad essere pubblicata nel nostro paese, già conosciuta con l’emozionante Aniko, torna in libreria sempre per i tipi di Utopia.
Il giovane Alëška è da sempre innamorato di Ilne, ma la ragazza ha ormai lasciato da anni il loro piccolo accampamento d’origine, nella tundra, per trasferirsi in città. Il popolo dei nenec vive isolato dal resto del mondo, in un ambiente ostile, e la solidarietà è un valore fondamentale per la sopravvivenza. Ilne, partendo, ha di fatto abbandonato a una solitudine amara il vecchio padre Petko. Quanto ad Alëška, la madre lo ha costretto a sposare una giovane del posto, nel rispetto delle consuetudini ancestrali che regolano la vita dei nenec. Il ragazzo, tuttavia, continua a vivere in segreto il suo amore totalizzante per Ilne, sognando una vita diversa da quella che, per rispetto della propria cultura, conduce, e sentendosi smarrito di fronte al futuro. La crisi di coscienza lo attanaglia: può continuare a vivere nella tundra, seguendo la legge dei suoi avi? O è giusto inseguire i desideri più intimi? In un conflitto costante tra il passato e il presente, tra la miseria di un tempo e le nuove tensioni generazionali, la decisione si rivela dolorosa.

Una delle 10 migliori graphic novel secondo l’American Library Association. Un mix perfetto tra narrazione appassionante e amore per la musica.
Nonostante le difficoltà, la stagista Sofia riesce ad ottenere un’intervista con il leggendario pianista Julien Bubois. Egli, inizialmente restio, comincia ad aprirsi e a parlare della sua vita. Da qui parte una storia avvincente che ripercorrerà ogni aspetto della sua esistenza, le sue amicizie, i suoi amori e i suoi segreti.

Vi rinnovo i miei auguri per un felice anno rallegrato anche da tante buone letture!

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