Chi dice e chi tace, di Chiara Valerio, Sellerio 2024, pp. 288
La memoria di un paese è inesauribile, volta per volta inaffidabile, ma sempre esatta.
Candidato allo Strega 2024, poi approdato alla Dozzina, ci aspettiamo di vederlo anche nella cinquina dei finalisti e chissà, magari anche vincitore, perché a prescindere dagli altri concorrenti, Chi dice e chi tace di Chiara Valerio è un bel romanzo.
Bello a tutti i livelli: è un’opera letteraria di ottima fattura, è un romanzo psicologico ben condotto, è un giallo simile ad un filo sottile, ma teso come quelli d’acciaio, che cerca di dipanare una matassa intricata e dagli esiti imprevedibili.
È l’affaire del mistero per una morte accidentale, così almeno la si definisce, ma che mal si spiega, e ancora peggio si accetta. Soprattutto, è un groviglio di sentimenti e di relazioni che, man mano che si procede nella storia, si intersecano, cozzano l’uno contro l’altro, mostrando quanto la realtà abbia tante facce diverse, e quanto nessuno possa dire conoscere la vera e completa identità di chi ci sta a fianco. Ognuno possiede contezza solo di una parte, quella che viene mostrata, ma che non coincide col tutto, nemmeno quando si prova ad accostare i singoli spezzoni. Il disegno totale sarà sempre sfocato, sfuggente; uno scarto millimetrico, o una crepa profonda, quale che sia l’entità delle differenze, difficilmente si può dire di conoscere una persona in maniera totale.
Azzeccatissimo il titolo, che allude alle voci, ai silenzi, al tanto parlare che a niente conduce. Nei piccoli centri dove tutti si conoscono, dove tutti sanno tutto di tutto, o così pensano, il desiderio di conoscere la verità diventa una partita a scacchi con l’ometà, le maldicenze, i silenzi e i pettegolezzi.
La vicenda al centro del romanzo si svolge negli anni Novanta a Scauri, sul litorale laziale in provincia di Latina (che, per inciso, è anche la cittadina natale dell’autrice). A Scauri, si è stabilita da una ventina d’anni la vera protagonista della storia, Vittoria, la donna che viene trovata morta nella vasca da bagno della sua abitazione. La voce narrante è l’altra protagonista, l’avvocata Lea Russo.
Al rientro da un weekend trascorso a Ponza con marito e figlie a casa di un’amica, Lea apprende da Mara – la ragazza che viveva con Vittoria – che Vittoria è annegata nella vasca da bagno. Un incidente, una disgrazia – come si dice in paese -, un terribile scherzo del destino. O forse no. Potrebbe essersi trattato di un suicidio? Qualcuno potrebbe averla spinta sottacqua?
Mentre tutti sembrano convinti della versione ufficiale, peraltro suffragata dalla autopsia, Lea è assalita da mille dubbi. Soprattutto, Lea si rende conto di sapere così poco di Vittoria, da non riuscire a contestualizzare questa morte così banale e al contempo perturbante.
Vittoria, oggi sessantenne, era donna affascinante, anticonformista, molto intelligente e capace di risvegliare intorno alla sua figura gli interessi più disparati; una personalità seducente capace di attrarre a sé e di farsi accettare, ma di cui in realtà si sa poco o nulla.
Chi conosce davvero il suo passato? Chi sa per quale motivo sia arrivata a Scauri, dove ha acquistato una casa, divenuta poi un luogo accogliente ed aperto agli amici? Chi conosce la vera natura dei suoi rapporti con Mara? Chi è al corrente dell’origine delle sue competenze professionali?
A Scauri ha trovato lavoro in farmacia, poiché si è dimostrata esperta di erbe officinali e di diagnosi; in città frequenta il circolo dei ferrovieri dove gioca a carte vincendo sempre, soprattutto a briscola; nella sua casa, divenuta a tutti nota come Costantinopoli, Mara conduce una pensione per animali.
Il giorno del funerale Lea è anche invischiata nella gestione di una causa che coinvolge un ragazzo di Scauri; una rissa finita con un naso rotto. Quando giunge una macchina da cui scende un uomo anziano ed elegante, l’avvocato Pontecorvo, Lea apprende trattarsi dell’avvocato della controparte. Ma la sorpresa maggiore è che l’avvocato si rivela essere il marito, non divorziato, di Vittoria. L’uomo è lì perché vuole portarsi via la salma della donna per seppellirla a Roma, dove la coppia viveva; le volontà di Vittoria invece richiedevano di essere sepolta nel cimitero di Scauri.
Ma questa è solo la prima delle rivelazioni che Lea si troverà a scoprire; la lettura del testamento, affidato a Lea da Vittoria, solleva altre domande e dubbi, che non vi svelo, anzi ho già detto fin troppo sulla trama, fermiamoci qui, analizzando piuttosto i temi che emergono tra le pagine di questo romanzo molto ben congegnato e capace di avviluppare il lettore.
Lea è travolta dalla ricerca di informazioni su Vittoria, donna di cui ha subito il fascino, che l’ha turbata ma di cui non aveva mai cercato di sapere di più. Aveva forse paura di scoprire una verità su se stessa? Di capire che l’attrazione verso Vittoria potesse essere un pericolo per la sua vita felice col marito e le figlie?
Chiara Valerio conduce la narrazione con sicurezza e fluidità, utilizzando uno stile diretto che sa inglobare anche il registro colloquiale e vernacolare, che riduce le formalità espressive per muoversi con un passo narrativo che coinvolge e intriga il lettore. In questo modo riesce anche delineare il contesto sociale della cittadina, dove Lea e suo marito Luigi hanno deciso di rimanere a vivere nonostante gli studi universitari avrebbero potuto permettere loro di andare altrove; anche Vittoria aveva lasciato Roma per stabilirsi qui, così come pure il parroco Michele. Perché?
La scrittura di Valerio è come un funambolo che cammina sul filo, mantenendosi in equilibrio tra verità supposte, taciute e rivelate, e menzogne, accostando frammenti di storie che vanno componendosi rivelando margini sfilacciati. Nessuno forse saprà mai chi era veramente Vittoria, ma non è questo che sembra contare. Lo sembra di più ciò che lei è riuscita a dare agli altri, liberandosi dai ruoli imposti e lasciando che ciascuno veda in lei ciò di cui ha bisogno.
Chiara Valerio è nata a Scauri nel 1978 e vive a Roma. Ha conseguito la laurea e il dottorato in Matematica all’Università degli Studi di Napoli Federico II. Ha scritto per il teatro e la radio, svolge attività di editor, e curatrice di collane editoriali. Collabora con diverse testate giornalistiche e con Rai Radio 3.
Ha pubblicato saggi, romanzi, racconti, tra cui: La gioia piccola d’esser quasi salvi (2009), Spiaggia libera tutti (2010), Il cuore non si vede (2019), La matematica è politica (2020), Nessuna scuola mi consola (2021), Così per sempre (2022), La tecnologia è religione (2023), Chi vince e chi tace (2024).
A proposito della candidatura allo Strega da parte di Matteo Motolesi:
Scrittrice, editor della Marsilio, direttrice di Più libri più liberi e conduttrice radiofonica, Valerio negli ultimi dieci anni aveva pubblicato i suoi libri con Einaudi, mentre per l’ultimo romanzo ha scelto la palermitana Sellerio che, tra l’altro, non prendeva (volutamente) parte parte al Premio Strega dal 2010. La presenza in gara di Chiara Valerio è senza dubbio stata una delle sorprese di questa edizione, e certamente rende l’esito finale della contesa meno scontato. A contenderle il premio, sembra che la più quotata sia Donatella Di Pierantonio con il suo ultimo romanzo, L’età fragile, proposto da Vittorio Lingiardi. La scrittrice abruzzese nel 2021 era giunta seconda con Borgo Sud, dietro al vincitore di quell’edizione, Emanuele Trevi, con Due vite.


condivido il tuo apprezzamento per questo romanzo che mi è molto piaciuto, ottima narrazione, intrigante la trama “gialla” che è solo un’occasione per tratteggiare caratteri e atmosfere. Quanto al titolo, Vittoria stessa lo incarna perchè così effervescente nella vita sopita di Scauri sembra dire molto, ma molto tace della propria vita.
ml
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okay, grazie Massimo e buona giornata
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