Spesso gli scrittori e le scrittrici cercano un luogo appartato per dedicarsi alla scrittura senza essere disturbati. I più trovano rifugio in una stanza dedicata e off limits, ma capita anche che il “rifugio” sia all’esterno (come abbiamo già visto): un capanno, una rimessa, purché permetta di isolarsi e stare al riparo dalle intemperie, qualsiasi soluzione va bene. Capita anche che tale luogo venga usato a fini, diremmo oggi, di autopromozione, di marketing della propria figura di letterato. È proprio il caso di George Bernard Shaw.

Scrittore, drammaturgo, linguista e critico musicale, vincitore del Premio Nobel per la Letteratura nel 1925, vincitore nel 1939 del Premio Oscar per la migliore sceneggiatura non originale del film Pigmalione, ispirato alla sua omonima commedia, aveva una sua idea di luogo appartato per scrivere.
Nella sua casa di campagna in Hertfordshire – Shaw’s Corner -, George Bernard Shaw si fece costruire una piccola capanna di soli sei metri quadrati; la capanna era costruita su un binario circolare che poteva ruotare per seguire il percorso del sole durante la giornata, ma anche per rendere mutevole la vista. All’interno aveva diverse dotazioni: c’erano una stufa elettrica, una connessione telefonica con la casa, vetri speciali, una macchina da scrivere, un bollitore, oltre ad una piccola alcova per i sonnellini.

Shaw adorava quel rifugio, che era stato battezzato “Londra”: questo autorizzava i familiari a dichiarare che “Mister Shaw si trova a Londra”, evitandogli così molte scocciature. Lo scrittore si faceva vanto di questa scelta, presentandosi come una specie di eremita spartano (beh, insomma… con stufa, telefono e lettuccio…) ma in realtà tutta questa modestia era più apparenza che realtà.

Guarda caso tramite il suo amico, magnate della stampa, William Randolph Hearst, la foto della sua capanna circolava su giornali e riviste, per la curiosità del pubblico. Shaw si guadagnò un’allure di pensatore appartato nel suo eremo rurale, ostile alle incursioni di stampa e conoscenti. In realtà, il più delle volte era lui stesso a convocare i giornalisti, facendosi anche fotografare in posa davanti al capanno.

Shaw usò il fascino del suo eremo anche come vetrina per mettere in mostra i suoi celebri amici. Tra questi anche l’attrice Vivian Leigh e il marito Laurence Olivier.