Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Niente di vero

INCIPIT

Mio fratello muore tante volte al mese.
È mia madre a chiamare per avvertirmi della dipartita.
– Tuo fratello non mi risponde al telefono, – dice in un sibilo.
Per lei il telefono certifica la nostra permanenza sulla Terra, in caso di mancata risposta non esistono altre spiegazioni che una cessata attività vitale.
Quando mi chiama per dirmi che mio fratello non c’è più, non vuole essere rassicurata, ci tiene piuttosto che partecipi al cordoglio. Patire insieme è la sua forma di felicità: mal comune, gaudio totale.
A volte le ragioni del decesso sono banali: una fuga di gas, un frontale con l’auto, una botta i testa dopo un brutto scivolone.
Altre volte gli scenari si fanno più complessi.
La scorsa Pasquetta, dopo la telefonata di mia madre, è arrivata quella di un giovane carabiniere:
– Sua madre ha denunciato la scomparsa di suo fratello, conferma?
Non si sentivano più o meno da un paio d’ore. Lui era a pranzo fuori con la fidanzata, lei si tormentava sul perché non fosse a pranzo con chi l’aveva messo al mondo.
Ho cercato di tranquillizzare il giovane carabiniere, era tutto sotto controllo. – No, – è sbottato, – non è tutto sotto controllo, al centralino stanno sbroccando.
In quella particolare circostanza mio fratello non era ancora morto, ma ridotto in fin di vita. Si trovava in un garage dopo essere stato sequestrato e torturato da aguzzini del Partito democratico. Era da poco diventato assessore alla Cultura al Terzo municipio di Roma e di tanto in tanto capitavano delle scaramucce con i colleghi di partito.
– Non devi bisticciare con nessuno, – si era raccomandata mia madre.
– Mamma, non bisticcio, faccio politica.
– Va bene, ma poi fate pace.

Veronica Raimo

Recensione