Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Sindrome da panico nella Città dei Lumi

INCIPIT

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“Che ne dice se ci vedessimo domani, visto che sarà il giorno più lungo e la notte più corta?” Mi ci sono voluti parecchi anni per capire il senso di questa frase con cui il signor Cambreleng decise, alla vigilia del solstizio d’estate, di prendermi sotto la sua ala e di aiutarmi a superare alcune dogane umane, come diceva lui. In realtà, ci eravamo conosciuti per caso, nell’ultimo anno del secolo scorso, in una libreria polacca di Saint-Germain-des-Prés. Non so neanche più dire, oggi, chi ci avesse presentati (forse Jaroslava, che già allora portava cappelli gialli). A quella serata letteraria era stata invitata una folla di scrittori polacchi, cechi, ungheresi, russi, romeni, bulgari e di altre nazionalità esteuropee. Mi ricordo però che tutti si sentivano in qualche modo soli in quella libreria polacca di Parigi, come prima del loro arrivo in Occidente quando aspettavano la grande “partenza” per passare a ovest della Cortina di ferro. Per fortuna il signor Cambreleng (grande editore parigino, sussurravano alcuni) era lì per rappresentare la Francia, il paese dove tutti sognavamo di diventare celebri.
  Il mio primo incontro con lui al caffè Saint-Médard (l’unico posto a Parigi in cui tutto è possibile, diceva il signor Cambreleng) fu però abbastanza deludente, sebbene non privo di alcune bizzarrie tali da solleticare la mia immaginazione.
  Lo attesi per oltre un’ora senza preoccuparmene più di tanto. Ordinai un caffè e un bicchiere d’acqua minerale, e feci finta di sfogliare una copia di “Libération”. Ordinai un altro caffè e feci finta di annotare vari pensieri in un taccuino dalla copertina verde… Dopo un’ora e un quarto, l’irritazione cominciò a montarmi, il che attrasse l’attenzione di un signore molto distinto seduto al tavolino accanto, alla mia sinistra. Un signore non tanto vecchio, ma all’antica, che portava con dignità una lavallière. Peraltro, si sporse verso di me domandandomi con aria complice:
  – Lei è autore o personaggio?
  Di fronte allo stupore che mi si stampò di colpo in faccia, il signore anziano dalla lavallière incominciò a sbattere le palpebre a ritmo accelerato, facendomi capire che ritirava la domanda. Ma proseguì ponendomene un’altra, anche questa sorprendente seppur assai più gradevole.
  – Lei, per caso, è l’autore della poesia La nave?
  Poiché ci fu un periodo in cui questa domanda mi veniva posta molto spesso in Francia, risposi, com’era mia consuetudine allora, simulando assoluta modestia e pronunciando un flebile “sì”.
  L’anziano dalla lavallière parve alquanto impressionato dalla mia risposta, ma in modo paradossale d’un tratto cambiò discorso, il che mi fece quasi perdere le staffe.
  – So che si sente come se avesse rubato a qualcuno un anno di vita. E per giunta, sta aspettando ancora il signor Cambreleng.
  Sì, avrei voluto ribattergli, stavo aspettando da più di un’ora, come un allocco, il signor Cambreleng, ed ero giusto sul punto di decidermi a non aspettarlo più e ad andarmene. Era inammissibile che un signore come il signor Cambreleng, fosse in ritardo di oltre un’ora, e mi sembrava perfino un po’ offensivo e arrogante da parte sua, tanto più che mi aveva avvertito dall’inizio che avrebbe potuto accordarmi solo dieci minuti. E già il fatto che avrebbe potuto accordarmi solo dieci minuti mi aveva irritato, e adesso si permetteva pure di essere in ritardo di oltre un’ora.

Matei Vișniec

Recensione