Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Nives

INCIPIT

Anteo Raulli uscì per rovesciare la sbobba nella mangiatoia del maiale, ma al posto degli avanzi a finire nella greppia fu lui in persona, di faccia, per via di un coccolone. Non vedendolo rincasare, una decina di minuti dopo Nives si fece alla finestra di cucina e lo scoprì là, con il secchio accanto e Ciclamino che non capendo bene la questione alla fine si era messo l’anima in pace cominciando a masticare un orecchio del padrone.
«Farabutto!» strillò lei, e uscì di volata. Agguantò il marito per i piedi tirandolo in salvo sulla ghiaia. Quando lo rovesciò di profilo trovò il suo uomo con lo zigomo lustro e la gota mangiata, i molari esposti in una specie di ghigno luccicante che nemmeno buttava sangue; il maiale lo aveva pulito per bene a colpi di lingua. Anteo Raulli aveva la palpebra spalancata, sembrava fissarsi la punta del naso. Nives rimase a guardarlo con il vento che le sfaceva la crocchia buttandole i capelli in faccia a ondate. Alla fine disse a voce alta: «Te l’avevo detto di non uscire con la tramontana». Poi spostò gli occhi sull’animale, che si accorse di quel piglio e cominciò subito a scodinzolare, come per dire: “Me ne butti ancora un po’?”. La donna si girò. Prese a camminare con passo lento verso la casa. Rientrò, ma senza chiudersi la porta dietro. Risbucò fuori un attimo dopo, con san Francesco impugnato a due mani – era così che i Raulli chiamavano la carabina da caccia. «Vieni bello» mormorò tra sé, e con il pollice fece schioccare la sicura. Il maiale dovette sentire ariaccia, infatti prese a pesticciare nella mota, a scrollare il groppone. Quando Nives arrivò al recinto Ciclamino grugniva a tutto spiano, a tratti gli uscivano anche dei guizzi come fischi. E fu sul punto di scappare nel casotto, ma di colpo si ritrovò come ipnotizzato dalla canna che la donna gli puntò contro. La fucilata lo beccò in fronte. Ciclamino franò di lato, con le zampe intirizzite che continuavano a dare le scosse. Eppure non bisogna essere degli studiosi per sapere che il maiale andrebbe ammazzato senza che ne sappia qualcosa. Altrimenti la paura rovina il muscolo e la carne in generale ne risente. Compresa la cotenna.
Nives non pianse mai, nemmeno al funerale. Al contrario della figlia, che venne dalla Francia trasformandosi in una sirena per tutto il tempo, dall’obitorio all’omelia al fornetto. Non pianse neanche dopo, a casa. Anzi, tenne testa all’appetito del genero e dei nipoti, che di solito arrivavano col pallino dei tortelli fatti a mano: toltasi il vestito buono andò in cucina e prese a spalancare pensili e cassetti dando fondo al pacco della farina.

Sacha Naspini

Recensione