Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Le case del malcontento

INCIPIT

DIVO VALENTI
Minatore in pensione

Dicono di aver visto il bolide argentato sfrecciare a rotta di collo lungo lo stradone che viene al paese dall’incrocio della bottegaccia. Filippo, il più giovane dei Nencioni, si ritrovava a passare proprio là, dove c’è il tornante che chiude a gomito e se non tiri il freno voli sull’oliveto del marchigiano sempre zitto, quello che abita qui da un secolo e ancora non ti dà confidenza neanche se lo spelli. Filippo è un po’ scemo, lo sanno tutti, ma camminava nel suo, sul filo dell’asfalto, quand’ecco che arriva questo fulmine col diavolo in corpo. Non fosse stato un giovinastro, che si tiene bene sulle gambe, ora ci sarebbe da raccattare ciccia di primo pelo volata giù dal greppo. Proprio come successe ai Toninelli, nel ’74. Saranno passati anche trent’anni, ma ancora se ne parla. Tornavano dal viaggio di nozze fatto al mare. Lui aveva portato la sposina vicino a Cecina, dove ci sono le spiagge bianche. Intendo Silvia, la gnoccolona dei Ferrari, quelli che avevano il negozio di merceria. Roba di fino. Della generazione mia c’è chi ci ripensa e si mette ancora le mani nei capelli… E vedrai facevano un po’ gli imbecilli a forza di bacini, perché in terra non trovarono neanche un rigo di frenata: giù di schianto a brutto muso. La Fulvia prese fuoco e degli sposi non riebbero nemmeno l’alone. Una volta al mese, il vecchio di casa va ancora lì, a portare un mazzolino proprio nel punto in cui il figlio andò a scatafascio. A volte si dice le tragedia… Il marchigiano ne ha visti di uccellini atterrare su quegli ulivi.

Sacha Naspini

Recensione