Mentre Rosa portava la scatola in cucina, sentì che il signor Alberto diceva alla moglie che il cagnetto non le avrebbe dato nessun fastidio e che le avrebbe fatto bene, sarebbe stata una distrazione, una compagnia. Riuscì anche a sentire che la signora Laura tossicchiava, per schiarirsi la voce, e che alla fine aveva risposto: «Per questo c’è già Rosa». Il signor Alberto ci mise qualche secondo a spiegare che non era la stessa cosa e la signora Laura disse: «È esattamente la stessa cosa». Rosa abbassò lo sguardo sul cagnolino addormentato e sentì un brivido freddo che le percorreva la schiena. Tirò fuori il cucciolo dalla scatola, lo avvolse nello scialle (..) e attraversò la cucina a passo rapido. (..) Lei sapeva esattamente che cosa aveva provato nel sentirla, non aveva dubbi né era confusa e non era disposta a farselo spiegare da nessuno, né a cercare un’altra interpretazione. (Beati, pag. 114)

Persone care, di Vera Giaconi, edizioni SUR 2019, traduzione di Giulia Zavagna, pagg. 157

Persone care inizia con una citazione di Clarice Lispector che si riferisce alla “crudele necessità di amare”. Nel racconto “La donna più piccola del mondo” – contenuta nella raccolta “Legami familiari”- della scrittrice brasiliana, l’amore è messo in discussione: dietro il desiderio di amore e di amare, dietro la ricerca della felicità, si annidano le parti più oscure di noi.

La raccolta di Giaconi è composta da dieci storie che esplorano il lato oscuro dei legami affettivi, proiettati su uno sfondo in cui lo straordinario irrompe nella quotidianità dei personaggi in modo surrettizio e allo stesso tempo irrevocabile. I personaggi che abitano l’universo quotidiano di Persone care provengono da spazi diversi ma condividono lo stesso DNA: smarrimento, distanza e un certo dislocamento rispetto alla realtà. Giaconi sa perfettamente che le tensioni familiari, spinte al limite, possono portare a innescare eventi insoliti; la narrazione rimane sempre con i piedi nella realtà, ma lasciando un piccolo spazio, come una fenditura nel muro, attraverso la quale, si intravede un lampo di genialità.

Una ragazza che lavora come cameriera a Los Angeles incontra un concorrente di un reality e inizia con lui una relazione che sua sorella guarda su Skype da lontano (Survivor); un nonno si prende cura della nipote nei tumultuosi anni Settanta, quando le persone se ne vanno o scompaiono (Dumas); un figlio guarda la madre più anziana, che russa davanti alla televisione, e pensa al futuro (Stimatore); un ragazzo che ha perso due dita a causa dell’attacco dei piranha litiga con la sorella (Piranha); due sorelle affrontano la morte della terza (I resti); una paziente instaura un rapporto peculiare con il suo medico in cui i ruoli finiscono per essere ribaltati (Limbo); due ragazzi giocano con la cameriera al buio (Al buio); il rapporto di una cameriera con la sua padrona cambia dopo che quest’ultima ha tentato il suicidio (Beati); un padre vedovo ha una difficile convivenza con la figlia (Carne); una coppia e una loro amica si rivedono a distanza di anni, in una disturbante situazione (Rincontro).

Ciascuna delle dieci storie che compongono il volume include un personaggio che mostra la piega dei suoi pensieri nascosti e l’inquietante predomina come parte della quotidianità. I personaggi sono, in effetti, amati ma non per questo meno sospettati e, soprattutto, fraintesi. L’invidia determina gran parte delle relazioni tra sorelle in “Survivor“, e in particolare ne “I resti“, la storia di due sorelle single che visitano la casa di una terza sorella sposata per prepararsi alla sua veglia. Nella stanza principale, Marta trova l’abito da sposa della donna morta e decide di provarlo. Con pochissime parole, Giaconi rivela l’invidia, il fascino morboso e come la morte possa essere un sollievo.

Rincontro” è la storia più lunga del volume e una delle più inquietanti. Ritrae in prima persona il legame triangolare tra la narratrice, e la coppia formata da Clara e Javier. La coppia di amici, dopo vari trasferimenti tra Barcellona, Londra e Shangai, ha trascorso un anno e mezzo a Bangkok e quando tornano a Buenos Aires, la invitano a cena. Dopo alcune gravidanze finite male, la presentano alla loro figlia di sei anni, semi-selvaggia, di cui si intravede appena l’origine e di cui la protagonista deve prendersi cura. Questo racconto ha una tensione incredibile e nel suo finale è sapientemente disturbante. 

Anche i ragazzi mostrano il loro lato malvagio. “Piranhas” racconta in primo piano l’orribile storia di un ragazzo che ha perso le dita nel fiume quando è stato attaccato dai piranha. Parallelamente si contano le liti con la sorella, le manipolazioni contro i genitori e le loro discussioni sottovoce , di cui approfitta.

Il libro include anche la storia politica e la questione dei legami durante la dittatura (l’autrice ha una doppia estrazione, essendo nata in Uruguay e vissuta in Argentina). In “Dumas“, ambientato a metà degli anni ’70, il figlio del protagonista deve andare in esilio e lascia la moglie e la figlia con i genitori, finché non possono andare con lui. In “Al buio“, ambientato nel 1981, due fratelli si chiudono in un rifugio, scappando dalla babysitter, con l’ordine di non uscire fino al ritorno della madre. Famiglia, assenze e silenzi sono esaltati in entrambe le storie. 

Dumas aveva pianto una sola volta nella sua vita, quando aveva otto anni. Ricordava ogni dettaglio di quel momento e non l’aveva mai raccontato a nessuno. E sarebbe morto, tre anni dopo che gli portarono via la sua nipotina, senza parlare con nessuno nemmeno di certe cose che solo quella notte aveva iniziato a capire, cose a cui avrebbe pensato accendendo ognuna delle sigarette che gli restavano da fumare, da solo e al buio. (Dumas, pag. 35)

In tutte le storie c’è un denominatore comune: la perdita. Se non è una nipote, come in “Dumas“, sono amici, fratelli, dita. La mancanza è ciò che motiva ciascuna delle storie delle persone careIl corpo, in parte o nella sua interezza, è l’epicentro della mancanza. Una delle storie meglio realizzate è “Limbo“, dove una paziente vede il suo medico peggiorare a causa di una malattia, fino a quando non riesce più a sopportarlo. Rendere visibile questo declino in ciascuno dei personaggi del libro è uno dei migliori risultati dell’autrice.

Il rancore assume una forma diversa in “Stimatore“, che racconta come un uomo di mezza età guarda la sua anziana madre con disgusto e la paragona a uno dei “ninnoli” messi all’asta nel programma televisivo che stanno guardando. Questi sentimenti sono sempre segreti e clandestini – come segrete e clandestine sono le vite di alcuni di questi personaggi; quella dei genitori perseguitati in “Dumas“, per esempio, e quella dei bambini in “Al buio“, che disobbediscono alla madre quando è via, incoraggiati dalla tata e dal suo enigmatico fidanzato in tempi di repressione. Vale la pena ricordare che Giaconi – nata in Uruguay, sebbene abbia vissuto tutta la vita in Argentina – non aveva nemmeno un anno quando i suoi genitori fuggirono dalla dittatura uruguayana per arrivare a Buenos Aires poco prima del colpo di stato. 

La prima e l’ultima storia del libro sono, in questo senso, illuminanti di questa preoccupazione per la realtà. “Survivor” presenta efficacemente diverse espressioni della soggettività contemporanea plasmate dai nuovi media, dai social network e dalla dimensione pubblica del privato. L’indeterminatezza tra il reale e l’immaginato qui va oltre anche i limiti della narrazione, dal momento che Ozzy è una persona reale (un personaggio?) di  un popolare reality show prodotto in Europa e negli Stati Uniti. Finzione e realtà sono confuse anche in “Rincontro“, l’ultima storia del volume. Ma a differenza del resto dei racconti, Giaconi propone qui una risoluzione che non si preoccupa di restare entro i confini del credibile, anche se non si trova nemmeno decisamente sul piano del fantastico. È come se, verso la fine del libro, l’autore volesse riservare l’ultima parola al lettore.

Vi segnalo questa intervista davvero illuminante.

Vera Giaconi foto

Vera Giaconi (Montevideo, 1974) da più di dodici anni lavora come editor e redattrice freelance per diverse case editrici e riviste letterarie. Nel 2015 Persone care, la sua seconda raccolta di racconti, è stata finalista al prestigioso Premio Internacional de Narrativa Breve Ribera del Duero.