In questo periodo sto leggendo i romanzi candidati al Premio Strega che più mi hanno incuriosito. Lo faccio ogni anno, scelgo tra i tanti titoli quelli che mi ispirano e, alla fine, trovo anche qualcosa che mi piace. Certo, li avrei probabilmente notati lo stesso, ma probabilmente non tutti e, in alcuni casi, mi sarei persa delle buone letture. Faccio l’esempio del bel romanzo Città sommersa di Marta Barone, candidato nel 2020, che non conoscevo prima della candidatura.

Tornando ancora più indietro, anche molto indietro, scorrendo la lista dei vincitori e delle relative cinquine finaliste (trovate tutto facilmente su wikipedia), in effetti ci sono diversi tra i miei romanzi preferiti di sempre. Allora provo a fare l’appello di quelli che più ho amato, limitandomi a sei; probabilmente li avrete già letti, oppure no… Chissà se anche anche voi li avete amati, o detestati…

Il primo che nomino è Il nome della rosa di Umberto Eco, vincitore del Premio Strega nel 1981, di cui ho amato tutto: ambientazione, scrittura, atmosfere, dissertazioni filosofico-teologiche; e come non amare Guglielmo da Baskerville e il suo aiutante Adso da Melk?
Ambientato verso la fine dell’anno 1327, il romanzo è un giallo storico deduttivo e si presenta con un classico espediente letterario, quello del manoscritto ritrovato, opera, in questo caso, di un monaco di nome Adso da Melk, che, divenuto ormai anziano, decide di mettere su carta i fatti notevoli vissuti da novizio, molti decenni addietro, in compagnia del proprio maestro Guglielmo da Baskerville. La vicenda si svolge all’interno di un monastero benedettino ed è suddivisa in sette giornate, scandite dai ritmi della vita monastica.
Nel 1986 dal romanzo di Eco il regista Jean-Jacques Annaud ha tratto un omonimo film, interpretato da Sean Connery nei panni di Guglielmo (indimenticabile).

Il secondo è il romanzo che più amo di uno scrittore che amo tantissimo, Cesare Pavese. Mi riferisco a La bella estate, scritto nel 1940 e dato alle stampe nel 1949, vincitore del Premio Strega nel 1950. Il romanzo narra l’iniziazione e l’inevitabile perdita dell’innocenza della sua protagonista; sullo sfondo, una Torino grigia e crepuscolare, struggente e crudele. L’anno scorso ne è stato tratto un film, con sceneggiatura e regia di Laura Luchetti.

Il terzo ha come sfondo la Sicilia borbonica, e come protagonista l’aristocrazia dell’isola, nella persona del principe Fabrizio Salina, e ritrae le trasformazioni avvenute nella vita e nella società in Sicilia durante il Risorgimento, dal momento del trapasso dal Regno Borbonico alla transizione unitaria del Regno d’Italia, seguita alla spedizione dei Mille di Garibaldi. Sto parlando de Il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa.
Dopo i rifiuti delle principali case editrici italiane (Mondadori, Einaudi, Longanesi), l’opera fu pubblicata postuma da Feltrinelli nel 1958, un anno dopo la morte dell’autore e vinse il Premio Strega nel 1959.
Il romanzo fu adattato nell’omonimo film del 1963, diretto da Luchino Visconti e interpretato da Burt Lancaster, Claudia Cardinale e Alain Delon.

Il quarto è La chiave a stella, la prima opera di invenzione composta da Primo Levi; racconta la storia di un operaio e le difficoltà che incontra nella sua vita. L’operaio abbandona il lavoro in catena di montaggio alla Lancia per viaggiare il mondo montando gru, ponti sospesi, strutture metalliche e impianti petroliferi.
È un libro molto diverso da quelli a cui siamo abituati da Levi, in cui le parole chiave sono ironia e ottimismo. Si inserisce in pieno in un filone letterario molto in voga negli anni Sessanta/Settanta ossia la letteratura industriale, di fatti l’opera esce nel 1978 e vince il Premio Strega nel 1979.

Il quinto è Caos calmo di Sandro Veronesi: descrive il caos calmo che è in ognuno di noi e lo fa con una forza inaudita attraverso l’esempio di Pietro Paladini, il protagonista del suo romanzo. Pietro è una persona calma e disponibile con tutti, non si è mai posto problemi se non quello di aiutare il prossimo. Un giorno, infatti, si ritrova ad aiutare una persona per strada dopo un incidente e qualcosa in lui cambia. È come se quell’incidente gli avesse permesso di aprire gli occhi sul mondo e poter finalmente vedere gli inganni delle persone che lo circondano. Un vaso di pandora si apre e dilaga così il caos che possedeva dentro di sé.
Vincitore del Premio Strega nel 2006, è stato trasposto al cinema nel 2008, diretto da Antonello Grimaldi e interpretato da Nanni Moretti.
Veronesi (come lui solo Paolo Volponi con La strada per Roma e La macchina mondiale) ha vinto per la seconda volta il Premio Strega nel 2020 con Il colibrì.

Due vincitori del Premio Strega che amo sono Giorgio Bassani ed Elsa Morante, che hanno vinto il premio, rispettivamente, con Cinque storie ferraresi (1956) e con L’isola di Arturo (1957); il problema è che, pur apprezzando molto queste due opere, per me i due autori restano legati a Il giardino dei Finzi Contini e La storia (capolavoro assoluto della nostra letteratura)…

Da ultimo cito anche Le otto montagne di Paolo Cognetti: non sarà un capolavoro (chi può dirlo?) ma a me è piaciuto molto, anche il film (atmosfere incredibili).

Quali sono i vostri preferiti?