Cesare Pavese vinse il Premio Strega nel 1950, pochi mesi prima di suicidarsi, con La bella estate, che oltre al romanzo omonimo include altri due romanzi brevi, Il diavolo tra le colline e Tra donne sole.
Il critico letterario Leone Piccioni ha raccontato quale fu la reazione di Cesare Pavese quella sera, quando fu svelata l’opera vincitrice dell’edizione 1950, settant’anni fa.
Per la prima volta a me accadde di vedere quella sera Cesare Pavese di persona. Arrivò in atteggiamento assai singolare, e per me indimenticabile, asciutto e schivo, a disagio ma anche un poco abbandonato a quell’insolito piacere (un piacere che avrebbe dovuto essergli sgradito, ma lì per lì, sgradito davvero non gli era), da pochissimi conosciuto personalmente, ma da tutti amato o avversato come scrittore e come personaggio, già un mito vivo per la letteratura di allora, in un momento per lui cruciale anche rispetto a quella che di lì a poco fu la volontaria fine della sua vita.
Vestito di chiaro, profilo teso sotto gli occhiali, anche se rispondeva sorridendo ai saluti, e poi ai complimenti – reso noto l’esito della votazione – non mutava lo stato della sua tensione. Vinse a mani basse, com’era giusto, ampiamente doppiando gli altri candidati della «cinquina», con enorme distacco di voti anche dal secondo: e di rado premio letterario fu meglio assegnato di questo dato a Pavese per La bella estate. Di fronte a saluti, ad applausi, a complimenti, Pavese cercava piuttosto rifugio nello sguardo e nella vicinanza della bella attrice americana Doris Dowling, sorella di Costance, di cui Pavese era, in quel momento, molto innamorato, ma già in una profonda crisi sentimentale come poi, dalle date del diario, Mestiere di vivere, fu facile ricostruire. (E che sorte tragica e amara toccò anche a quelle due splendide sorelle!). Leone Piccioni
Ecco cosa scrisse Pavese nel suo diario quella sera, il 22 giugno:
Domattina parto per Roma. Quante volte dirò ancora queste parole? È una beatitudine. Indubbio. Ma quante volte la godrò ancora? E poi? Questo viaggio ha l’aria di essere il mio massimo trionfo. Premio mondano, D. (oris) che mi parlerà – tutto il dolce senza l’amaro. E poi? e poi? Lo sai che sono passati i due mesi? E che, any moment, può tornare?
Nella sezione Pavese trovate materiale su questo ( e non solo) infelice amore.
Scritto nella primavera del 1940 e pubblicato nel 1949 insieme a Il diavolo sulle colline e Tra donne sole, La bella estate è, come affermò lo stesso Pavese, la «storia di una verginità che si difende», il racconto dell’inevitabile perdita dell’innocenza. Sullo sfondo di una Torino grigia e crepuscolare, si dipana la dolorosa maturazione di un’ingenua adolescente: nell’ambiente corrotto e sregolato della bohème artistica torinese, Ginia si innamora di un giovane pittore da cui, dopo resistenze interiori e rimorsi malcelati, si lascerà sedurre. È l’inizio di un amore disperante, carico di attese e vane illusioni, destinato a consumarsi nel breve attimo di una stagione. Un romanzo intenso e delicato che narra l’iniziazione alla vita, nella fase che segna, con la scoperta dei sensi e della tentazione, il passaggio dall’adolescenza alla maturità e la consapevolezza del proprio inevitabile destino.
Libri in concorso nell’edizione 1950:
- Carlo Bernari, Speranzella (Mondadori)
- Italo Calvino, Ultimo viene il corvo (Einaudi)
- Giuseppe Dessì, Storia del principe Lui (Mondadori)
- Carlo Coccioli, Il cielo e la terra (Vallecchi)
- Marise Ferro, La guerra è stupida (Edizioni Milano Sera)
- Luigi Figallo, Una donna al giorno (Longanesi)
- Beniamino Joppolo, Un cane ucciso (Bompiani)
- Nicola Lisi, La nuova Tebaide (Vallecchi)
- Curzio Malaparte, La pelle (Ali d’Italia)
- Gianna Manzini, Ho visto il tuo cuore (Mondadori)
- Concetto Marchesi, Il libro di Tersite (Mondadori)
- Donato Martucci, Lo strano settembre 1950 (Longanesi)
- Cesare Pavese, La bella estate (Einaudi)
- Lea Quaretti, La donna sbagliata (Neri Pozza)
- Giani Stuparich, Il giudizio di Paride (Garzanti)
- Francesco Maria Taliani, È morto in Cina (Mondadori)
- Eugenio Vaquer, Il procuratore (Bompiani)
- Flora Volpini, La fiorentina (Bompiani)
Ho letto La bella estate qualche tempo fa… per merito tuo. Con ogni post dedicato a Pavese, continui a farmi scoprire un autore che ho sempre avuto l’impressione di non essere mai riuscita a capire sino in fondo. P.S. Trovo stupenda e poetica la passione che si avverte in ogni tuo pezzo su Pavese.
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Grazie. L’ho scoperto al liceo ed è stato subito amore. Oltre ad ammirare la sua opera narrativa e poetica, provo una grande vicinanza umana nei suoi confronti. Mi ha sempre colpito il dolore che traspare dal diario e da certe sue poesie. Credo si sia spesso sentito solo, nonostante avesse intorno molte persone.
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Beh Pavese è l’autore di cui penso di aver letto praticamente tutto, lo amo incondizionatamente perché è sempre vero anche nella finzione del romanzo! E che penne che c’erano in quell’anno!
Mi hai fatto un regalo con questo bellissimo articolo grazie
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Provo il tuo stesso trasporto nei suoi confronti 😊
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Mi fa molto piacere
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Letto parecchi anni fa; un libro unico!
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Ho una critica da muovere alla testimonianza che riporti, ed è che una testimonianza scritta ex post. Facile vedere nell’atteggiamento di Pavese un “indizio” sul suo futuro suicidio, sapendo che Pavese di lì a poco si sarebbe suicidato. Facile, ed inevitabile: l’ennesima prova che il futuro crea il suo passato.
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Certo, sapendo già come poi si sono svolte le cose, è facile parlare. Però, leggendo il diario di Pavese, si intuiva la sua profonda delusione, l’insofferenza nelle relazioni; probabilmente questi suoi pensieri rimanevano nell’intimità degli sfoghi personali, e non erano così chiari per chi gli stava intorno.
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Ho scoperto Pavese molto giovane e ogni tanto lo riprendo. Sicuramente, le prime letture sono state, per me, esperienze incomplete, ero troppo giovane. Mi è piaciuto molto leggere come lo descriveva Natalia Ginzburg
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Credo che Pavese si apprezzi di più con una certa maturità personale e letteraria alle spalle.
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senza dubbio
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