Tutti i nostri segreti, di Fatma Aydemir, Fazi editore 2025, traduzione di Teresa Ciuffoletti, pp. 324
Tutti i nostri segreti di Fatma Aydemir, – nata in Germania da una famiglia di origine turco-curda – è un romanzo familiare potente e commovente che esplora le dinamiche complesse di una famiglia turco-curda emigrata in Germania. Attraverso le voci dei suoi protagonisti, l’autrice dipinge un ritratto vivido di una famiglia alle prese con l’incomunicabilità, i segreti e le difficoltà di integrazione.
La narrazione si apre con la morte improvvisa di Hüseyin, il patriarca; finalmente dopo anni di duro lavoro è riuscito a comprare un appartamento a Istanbul dove sogna di tornare quando andrà in pensione. Ma il suo sogno viene bruscamente interrotto dalla morte improvvisa. La sua scomparsa riunisce i membri della famiglia, costringendoli a confrontarsi con i loro segreti e le loro ferite.
La storia è suddivisa in varie parti, ciascuna dedicata a un membro della famiglia, offrendo al lettore una prospettiva intima sui loro pensieri e sentimenti. Ümit, l’adolescente omosessuale, lotta con la sua identità e il peso delle aspettative familiari. Sevda, la figlia maggiore, è una donna forte e indipendente, ma tormentata dal passato. Peri, la ribelle, cerca la sua strada in un mondo che sembra non comprenderla. Hakan, il fratello maggiore, si sente schiacciato dalle responsabilità e desidera esprimere la sua creatività. Emine, la madre, nasconde un segreto che minaccia di distruggere l’equilibrio familiare.
Fatma Aydemir descrive con grande sensibilità le sfide che i membri della famiglia affrontano in quanto emigrati di seconda generazione. La Germania è il loro paese di residenza, ma non sentono di appartenervi completamente. Sono sospesi in un limbo culturale, dove le tradizioni turco-curde si scontrano con la realtà tedesca
Hüseyin, come molti altri emigrati, ha svolto lavori umili, “i lavori che nessun tedesco voleva fare”. Questa esperienza ha segnato profondamente la sua vita e quella della sua famiglia, lasciando un senso di frustrazione e di non riconoscimento. Il razzismo è una presenza costante, un ostacolo invisibile che impedisce una piena integrazione. I personaggi si sentono stranieri in patria, costretti a confrontarsi con pregiudizi e stereotipi.
I suoi genitori sì, Hakan li ha sentiti parlare curdo tanto tempo fa, quando era piccolissimo, un paio di volte al telefono con i parenti. Ma Hüseyin non ha mai detto che sono curdi. Non ha mai speso neanche una parola sui curdi quando in televisione dicevano che qualche altro soldato era stato ucciso. Se n’è sempre stato zitto in poltrona a guardare il notiziario e non ha mai detto nulla al riguardo. Non voleva averci niente a che fare. Perché allora sua sorella ci tiene tanto?
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Come se essere turchi in Germania non fosse già abbastanza. Devono proprio diventare degli emarginati anche in Turchia?
I figli di Hüseyin ed Emine crescono con un’identità frammentata. Non conoscono a fondo le loro origini, poiché i genitori preferiscono tacere sul passato. Questa mancanza di radici crea un senso di smarrimento e di ricerca di sé. Sono “né carne né pesce”, come spesso si dice degli emigrati di seconda generazione. Non si sentono pienamente tedeschi, ma nemmeno completamente turchi. Sono alla ricerca di un’identità che li definisca, che li faccia sentire accettati.
Il conflitto turco-curdo non è un evento di sfondo, ma una ferita aperta che influenza profondamente la vita dei personaggi. Le loro origini curde, spesso taciute o negate, emergono come un elemento cruciale per comprendere le dinamiche familiari e le difficoltà di integrazione. Il conflitto si manifesta attraverso il senso di sradicamento, la paura della discriminazione e la difficoltà di conciliare l’identità curda con quella turca e tedesca. Aydemir esplora come questa tensione politica si traduca in traumi personali e familiari, segnando le relazioni e le scelte dei protagonisti. Il conflitto turco-curdo diventa così un simbolo delle divisioni interiori dei personaggi, delle loro lotte per trovare un senso di appartenenza e per costruire un’identità che tenga conto delle loro radici complesse.
Le tradizioni rigide dei genitori si scontrano con il desiderio di libertà e di modernità dei figli. Questo conflitto generazionale è particolarmente evidente nelle figure di Ümit, Sevda e Peri, che cercano di emanciparsi dalle convenzioni familiari. C’è una incomunicabilità di base, i genitori non sanno come parlare ai figli, e i figli non sanno come parlare ai genitori, questo crea delle barriere insormontabili.
Il desiderio di essere accettati è un tema centrale del romanzo. I personaggi cercano di trovare il loro posto nel mondo, di sentirsi parte di una comunità. La casa di Istanbul, acquistata da Hüseyin, rappresenta il sogno di un ritorno alle origini, di un luogo dove sentirsi a casa. Ma anche questo sogno si rivela illusorio, poiché la famiglia è ormai cambiata e divisa.
Per la prima volta gli sembra di capire cosa ci trovava suo padre in questa città. Fino a ieri Istanbul gli pareva un’enorme discarica popolata da orde di bambini infelici. Oggi invece ne apprezza i lati misteriosi e familiari, vede le facciate piene di crepe e i tappeti variopinti appesi fuori dalle finestre, vede i volti degli uomini che fumano e le vecchie radunate all’ombra scorrergli davanti, tutte cose che gli sembra di conoscere come se fosse già stato qui milioni di volte. Sente la gioia montargli dentro. Forse non ha niente da temere qui, forse l’intera città è un nascondiglio, perché in mezzo a tutta questa gente si passa inosservati.
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Aydemir affronta con grande sensibilità temi universali come l’incomunicabilità intergenerazionale, il conflitto tra tradizione e modernità, e le difficoltà di integrazione. Il romanzo è un mosaico di verità e sentimenti soffocati, dove ogni personaggio è un tassello di un quadro complesso. I segreti, le bugie e i non detti creano fratture profonde, ma anche la possibilità di una nuova comprensione.
Il silenzio gli ronza nelle orecchie come una sirena minacciosa, come un allarme antincendio, come il fragore di un carro armato in transito. Hakan conosce questo silenzio. Nella sua famiglia non si discute mai animatamente. Nella sua famiglia ci si affronta così: con occhiate eloquenti e sguardi negati, con mille cose che non vengono mai espresse e di conseguenza rendono l’aria ancora più pesante, perché tutti sanno a cosa si riferisce il non detto e contro chi è rivolto. Il silenzio è l’arma di sua madre, così com’era l’arma di suo padre. Il silenzio, ora Hakan se ne rende conto, è la colonna sonora della sua infanzia.
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Nel romanzo di Fatma Aydemir, i segreti non sono semplici omissioni, ma veri e propri pilastri che sorreggono (e al contempo incrinano) la struttura familiare. Ogni personaggio custodisce segreti che definiscono la sua identità e influenzano le sue relazioni con gli altri: Ümit nasconde la sua omosessualità, un fardello pesante in una famiglia tradizionalista, Peri cela la sua vulnerabilità dietro una facciata ribelle, Hakan reprime le sue ambizioni artistiche per conformarsi alle aspettative familiari, Emine, la madre, nasconde un segreto che una volta rivelato, sconvolgerà gli equilibri familiari.
I segreti sono dei meccanismi di difesa: diventano un modo per proteggersi dal giudizio degli altri, dalla vergogna e dal dolore, sono un rifugio sicuro dove i personaggi possono essere se stessi, senza dover rendere conto a nessuno. Ma sono anche ostacoli alla comunicazione. La morte di Hüseyin costringe i personaggi a confrontarsi con i loro segreti, portando alla luce verità nascoste.
In questo romanzo Aydemir esplora con maestria la complessità dei segreti familiari, mostrando come essi possano essere sia una fonte di dolore che una via per la guarigione.

Nata nel 1986 a Karlsruhe, nell’ex Germania Ovest, da una famiglia di origine turco-curda, Fatma Aydemir ha esordito nel 2017 con Ellbogen, romanzo vincitore del Klaus-Michael Kühne-Preis e del Franz-Hessel-Preis, successivamente adattato in una versione cinematografica. Nel 2019 ha curato l’antologia Eure Heimat ist unser Albtraum insieme a Hengameh Yaghoobifarah. Tutti i nostri segreti, il suo secondo romanzo, pubblicato in Germania nel 2022, ha conquistato le classifiche di vendita tedesche, ha vinto il Robert-Gernhardt-Preis e il Preis der LiteraTour Nord 2023, è stato finalista al Deutscher Buchpreis, il più importante premio letterario tedesco, ed è in fase di pubblicazione in diciassette paesi. Vive a Berlino e scrive per «The Guardian».


cara, veramente affascinante e profonda questa storia familiare e popolare al tempo stesso. Un viaggio nel viaggio.
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Si, una bellissima storia, raccontata con perizia
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La copertina è molto bella. La sinossi sembra molto interessante
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Deve piacere una scrittura densa, dettagliata.
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