La rassegna di oggi ci guiderà attraverso alcune tra le novità letterarie più stimolanti, capaci di offrirci nuove chiavi di lettura per comprendere la realtà contemporanea, con le sue sfide e le sue opportunità. Sarà un viaggio nello spazio e nel tempo, tra storie e personaggi reali e di finzione, attraversando continenti e registri narrativi, scoprendo stili diversi e una ricchezza di emozioni. Alla fine del percorso ci ritroveremo più consapevoli, e forse anche un po’ trasformati, grazie allo sguardo che solo la letteratura sa regalarci.
Vi ricordo anche la rassegna che ho proposto qualche giorno fa e che trovate QUI.
PER CHI AMA I ROMANZI CORALI, I TEMI SOCIALI E CONTEMPORANEI, LE STORIE CHE PARLANO DI ‘SALVARSI A VICENDA’, DI SPERANZA

La mia bussola di lettrice mi porta verso questo attesissimo libro. Ho amato Viola Ardone ne Il treno dei bambini, in Oliva Denaro e in Grande meraviglia. Ora torna con Tanta ancora Vita (Einaudi), un romanzo che intreccia la guerra, il lutto e la possibilità di rinascere grazie all’incontro con l’altro. Una guerra che divide, un bambino in viaggio, una donna segnata dal lutto, ci sono tutti gli ingredienti per un romanzo coinvolgente. Non vedo l’ora di leggerlo e di raccontarvene di più.
PER CHI AMA I ROMANZI CORALI E GENERAZIONALI, IN CUI SI INTRECCIANO AMORE, SCELTE DI VITA, SPERANZE

In Stato di sogno, Eric Puchner intreccia le vite di Cece, Charlie e Garrett in una storia che comincia con amore, attese e promesse, ma che via via si trasforma in una riflessione profonda su amicizia, identità e su ciò che davvero desideriamo. Cece, pronta a sposarsi con Charlie nella casa dei suoi futuri suoceri in Montana, si ritrova a conoscere Garrett, il migliore amico dello sposo, con cui ha sempre avuto poca dealizzazione. Il contatto con lui scuote le sue certezze: la figura di Garrett, con il suo passato tormentato, le offre uno specchio per comprendere che la vita che aveva immaginato potrebbe non essere quella che vuole davvero.
Attraverso decenni e attraverso più generazioni, Stato di sogno esplora le trasformazioni dell’amore, del matrimonio, della famiglia e delle relazioni che durano – mostrando come le scelte (a volte quelle che non facciamo) ci definiscono, ancora dopo molto tempo. È un romanzo che mescola dolore e speranza, malinconia e bellezza, costruendo un racconto in cui l’ordinario si fa epico semplicemente perché vissuto con consapevolezza. Stato di sogno Lo apprezzeranno i lettori di autori come Jonathan Franzen, Celeste Ng o Richard Yates.
PER CHI AMA I ROMANZI CHE UNISCONO RIFLESSIONI SU LETTERATURA, IDENTITÀ, MIGRAZIONE, LO STILE IRONICO, LE CITAZIONI LETTERARIE, LA CULTURA RUSSA E UCRAINA

Una storia russa è il racconto della formazione di Jevhen Samars’kyj, che cresce in Ucraina nel momento storico che segue il crollo dell’Unione Sovietica, e che in seguito emigra negli Stati Uniti. Pur trovando qualche successo materiale e professionale all’estero, Jevhen non è completamente soddisfatto: scopre che le comodità esterne non sono sufficienti per costruirsi un senso di casa o un’identità piena. Un elemento centrale nella sua storia è la letteratura russa: gli archetipi, le tradizioni, le aspettative che essa porta con sé (o impone), e le “pastoie” culturali e simboliche di cui è intrisa. Jevhen infatti cerca di scappare idealmente da quel retaggio – da Puškin e dagli altri classici – ma scopre che è più difficile liberarsene di quanto pensasse.
Kononenko utilizza una voce che non è né nostalgia idealizzata né lamento continuo, ma qualcosa di più complesso: riconoscimento delle perdite, ma anche capacità di guardare con lucidità le contraddizioni. Il romanzo riflette su che cosa significa vivere sotto l’ombra dei classici, su come la grande letteratura russa sia stata al tempo stesso ispirazione, vincolo, mito culturale e “colonialismo culturale”. L’autrice gioca con citazioni, richiami, rimandi, intrecciando la vita di Jevhen con le storie che ha letto.
È un romanzo che coglie bene un momento di passaggio storico – il periodo post-Sovietico – e lo intreccia con questioni universali come migrazione, identità, nostalgia, aspirazione. La scrittura è elegante, misurata, capace di ironia ma anche di profondità.
PER CHI AMA I ROMANZI CHE UNISCONO LEGGEREZZA, IRONIA E MALINCONIA, LE STORIE CAPACI DI FAR SORRIDERE E COMMUOVERE

George ha quasi novant’anni, è vedovo, le figlie sono sparse chissà dove: la memoria lo tradisce, la casa di riposo inglese in cui vive è accogliente ma non sua, non è davvero “casa”. L’unico suo desiderio è tornare dove ha vissuto, recuperare libertà, ritrovarsi. Allora progetta una fuga: un viaggio breve ma intenso, fatto di incontri diversi — buffi, malinconici — che lo costringono a guardare dentro se stesso, a misurare la distanza tra passato e presente. Con ironia, ma anche con dolcezza, Kerbaker costruisce un piccolo romanzo sull’età, la solitudine, la memoria e il potere (e la precarietà) della casa come luogo dell’anima.
Questo romanzo piacerà ha chi ha amato La versione di Barney di Mordecai Richler, La vita davanti a sé di Romain Gary, Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve di Jonas Jonasson.
PER CHI AMA LE STORIE FAMILIARI CHE NASCONDONO SEGRETI, PER CHI È SENSIBILE ALLE QUESTIONI DI IDENTITÀ DI GENERE, UN LINGUAGGIO POETICO

Nel suo nuovo romanzo La nuotatrice notturna, Adrián N. Bravi racconta la vicenda di Jacopo, quarantenne goffo e solitario che lavora in un cimitero e che vive con i ricordi sbiaditi di un padre assente. La notizia della morte di quest’ultimo, annegato in un fiume portoghese, lo spinge a intraprendere un viaggio insieme all’amico Quinto, alla ricerca di un uomo che non ha mai davvero conosciuto e dei segreti che la madre ha a lungo custodito. Il percorso verso Rio Salgueiro diventa così un attraversamento simbolico: non solo l’incontro con un passato rimosso, ma anche l’occasione per interrogarsi su chi è davvero e su quale identità stia cercando. Bravi (che ho amato in Adelaida) costruisce il romanzo con uno stile intimo e meditativo, attento alle pause, agli spazi di silenzio e ai piccoli dettagli che rivelano crepe interiori. La scrittura procede con delicatezza, mescolando realismo e sospensione emotiva, facendo emergere il peso delle omissioni, la fragilità dei ricordi e la forza liberatoria della verità. I temi che attraversano la storia sono universali: la paternità mancata, la memoria familiare, il peso dei segreti, l’amicizia come sostegno, e soprattutto la ricerca di un’identità che include la dimensione di genere e il desiderio di accettazione di sé. La morte del padre si intreccia così con la possibilità di rinascere come individuo consapevole.
Bravi dimostra la sua capacità di trasformare un lutto privato in un viaggio di formazione sottile e profondo, di raccontare l’interiorità senza retorica, con una lingua sobria ma evocativa.
Per la sua capacità di intrecciare viaggio e introspezione, il romanzo può ricordare i libri di W.G. Sebald, in cui il paesaggio diventa specchio della memoria, o certi racconti di Antonio Tabucchi, capaci di far emergere verità nascoste da atmosfere sospese. L’attenzione al non detto e ai legami familiari rimanda inoltre ad autori come Natalia Ginzburg, mentre la riflessione sull’identità e sul corpo avvicina Bravi ad alcune narrazioni contemporanee sull’esperienza di genere.
PER CHI AMA LA NARRATIVA RIFLESSIVA DOVE MEMORIA E RICORDO SONO AL CENTRO, LE ATMOSFERE ROMANTICHE E MALINCONICHE, PARIGI

In La ballerina, Patrick Modiano ci porta in una Parigi sospesa tra ricordo e oblio. Una giovane donna, madre e ballerina, incrocia la vita del narratore: frammenti di incontri, lezioni di danza, strade percorse insieme. Anni dopo, restano soltanto dettagli sfumati – un profilo, un gesto, il ricordo di un bambino – che si trasformano in indizi di un passato fragile eppure indelebile. Con la sua prosa limpida e malinconica, Modiano costruisce un romanzo sulla memoria e sul tempo che muta i luoghi e le persone, lasciando intatta solo la nostalgia.
La ballerina di Modiano si avvicina a diversi romanzi che giocano con i temi della memoria, del tempo e dei ricordi sfumati, tipo Quel che resta del giorno di Kazuo Ishiguro, o Gli anni di Annie Eranux.
PER CHI AMA LE STORIE DI IMMIGRAZIONE, DI ADATTAMENTO TRA DUE CULTURE, TRA RADICI E NUOVA PATRIA, I ROMANZI RIFLESSIVI

In L’atlante dei posti sbagliati Dinaw Mengestu ci guida in un viaggio intimo e doloroso, alla ricerca delle radici e delle tracce di un passato che non smette di riaffiorare. Attraverso la storia di una comunità etiope emigrata negli Stati Uniti durante la guerra, il romanzo intreccia memorie familiari, segreti e ferite collettive, tracciando una mappa di luoghi che parlano di perdita, disillusione e desiderio di appartenenza. È un road-trip dentro le macerie del sogno americano, dove i personaggi inseguono un fragile equilibrio tra il peso delle origini e la necessità di trovare un nuovo orizzonte. Con la sua scrittura limpida e profonda, Mengestu restituisce voce a chi vive sospeso tra due mondi, offrendo un ritratto toccante e universale di cosa significhi cercare casa.
Se avete amato la Chimamanda Ngozi Adichie di Americanah, o la Jhumpa Lahiri di L’omonimo, questo libro fa per voi.

Acqua sporca di Nadeesha Uyangoda (già autrice di L’unica persona nera nella stanza per 66thand2nd, 2021), racconta le vicende di Neela, emigrata dallo Sri Lanka in Italia come domestica, di sua sorella Himali rimasta sull’isola, della fragile Pavitra e di Ayesha, figlia cresciuta a Milano in cerca di identità. Le loro vite, sospese tra radici e futuro, mostrano le fratture e le speranze di chi vive tra due mondi.
Acqua sporca è un ampio affresco familiare che si muove tra Italia e Sri Lanka. La scrittura, densa e sfaccettata, unisce forza letteraria e sguardo sociologico lucido, capace di compassione senza indulgere nella pietà. Partendo da una vicenda di migrazione, Uyangoda fa emergere un quadro più vasto e complesso, che riflette le tensioni civili, politiche e identitarie del presente.
Accolto con favore dalla critica e accostato a voci come Igiaba Scego e Cristina Ali Farah, il romanzo si rivolge a lettrici e lettori che cercano storie familiari e femminili capaci di intrecciare introspezione e sguardo sociale, illuminate da una lingua insieme realista e lirica. Inutile dirvi che è già sul mio tavolo in attesa di essere letto…
Qui trovate la mia recensione completa
PER CHI AMA I PROTAGONISTI IMPERFETTI, LO HUMOR NERO, LE STORIE CHE SI MUOVONO TRA TRAGICO E COMICO, LE STORIE DI REDENZIONE E SCOPERTA TORTUOSE

Grande ragazza, piccola città narra la storia di Majella O’Neill, una ventisettenne che vive in una cittadina immaginaria del Nord Irlanda, Aghybogey, nel 2004, poco dopo la fine dei Troubles. Majella convive con sua madre alcolizzata, lavora in un chip shop, passa le sue giornate tra abitudini ripetitive, vecchie serie TV, abbuffate di cibo fritto, sarcasmo e distacco dagli altri. La vita di Majella cambia radicalmente quando muore la sua amata nonna in seguito a un’aggressione misteriosa; questo evento, insieme a una rivelazione inattesa, la costringe a guardare oltre i confini della piccola comunità che credeva essere il suo mondo intero.
Majella è una protagonista con una voce “piena”: diretta, caustica, con humour nero. Non cerca di essere simpatica a tutti i costi, ma è autentica.
Il romanzo alterna momenti difficili, dolorosi, cupi, con elementi tragicomici — le interazioni con gli abitanti della città, i tic, le abitudini quotidiane, le liti familiari. Questa alternanza evita che la storia scada nel melodramma puro, mantenendo l’attenzione viva.
Le tematiche che si sviluppano sono identità, senso di appartenenza, scoperta di sé, famiglia e relazioni interpersonali disfunzionali, humour come difesa, trauma e perdita, storia locale e politica come sfondo che influenza le vite individuali.
Come genere e ambientazione mi ha ricordato Milkman di Anna Burns.
PER CHI AMA LE STORIE CHE SCAVANO NELLA QUOTIDIANITÀ, LE PROTAGONISTE FEMMINILI VULNERABILI MA DECISE, LE STORIE BEN CALATE NELLA REALTÀ

Il concorso è l’ultimo romanzo di Sara Mesa, tradotto in italiano da Elisa Tramontin, edito da La Nuova Frontiera (2025). La protagonista è Sara, impiegata temporanea in un ufficio pubblico, che studia per un concorso che dovrebbe concederle stabilità e sicurezza. Fin dai primi giorni si trova immersa in un ambiente opaco, dominato da mansioni vaghe, regole contraddittorie e direttive insensate. Man mano che il tempo passa, la burocrazia si fa sempre più invasiva: l’indifferenza dei colleghi, la mancanza di chiarezza nel lavoro ufficiale, la routine, generano un senso di disagio che cresce in silenzio. Per resistere alla pressione, la protagonista cerca rifugio nella scrittura, nel disegno, nella poesia e nella semplice osservazione quotidiana. Alla fine, un gesto inatteso mette in crisi l’equilibrio fragile di quell’apparato burocratico, rivelandone la fragilità e le contraddizioni.
Lo stile è limpido ma tagliente: Mesa adopera una prosa incisiva, un ritmo narrativo che non concede pause facili, e un tono che alterna ironia e tensione interiore. Non ci sono cadute nella retorica, ma un’attenzione meticolosa ai dettagli minimi della vita d’ufficio, agli sguardi, alle frasi non dette, che rendono l’oppressione più realistica e percepita.
Al di là del facile paragone con Kafka, mi ha ricordato un po’ il José Saramago di Tutti i nomi ma anche Paolo Cognetti con il suo Sofia si veste sempre di nero per la capacità di illuminare la dimensione grigia e ordinaria della vita. Mesa, però, ha una cifra propria: meno allegorica di Kafka e Saramago, più radicata nel reale, con un realismo che sa farsi straniante e ironico, e con una sensibilità femminile contemporanea che mette in primo piano precarietà, lavoro e resistenza individuale.
PER CHI AMA LA NARRATIVA FONDATA SU VICENDE VERE, LA MEMORIA STORICA, LA LETTERATURA CHE INTERROGA IL PRESENTE ATTRAVERSO LE FERITE DEL PASSATO

Di fronte al fuoco racconta la vicenda reale di Il’ja Goldinov, pugile ebreo-ucraino travolto dalla Seconda guerra mondiale e dalle persecuzioni naziste. Attraverso di lui, Nikitin restituisce la tragedia di un’intera comunità e il fragile equilibrio tra memoria e oblio. Lo stile è asciutto e documentato, ma capace di dare voce all’interiorità dei personaggi, senza indulgere nel patetico. I temi centrali sono la perdita, l’identità culturale ebraica, la resilienza, e il rapporto tra la grande Storia e la vita quotidiana.
Il pregio del romanzo sta nell’equilibrio tra testimonianza storica e forza narrativa; la sfida per il lettore è affrontarne la durezza emotiva e il ritmo che alterna ricostruzione documentaria e momenti più lirici. L’opera può essere accostata a Il pianista di Szpilman, a Se questo è un uomo di Levi o a Vasilij Grossman, per la capacità di dare voce a storie dimenticate.
PER CHI AMA LE ATMOSFERE AMBIGUE E INQUIETANTI, PER CHI SI INTERESSA ALLE NUOVE TECNOLOGIE, PER CHI AMA LA LETTERATURA CHE MESCOLA GENERI DIVERSI

La riva notturna del fiume è una raccolta di tredici racconti in cui Winterson intreccia elementi gotici e soprannaturali con le sfide e le inquietudini del mondo contemporaneo. La scrittrice esplora territori che stanno al confine tra antico e moderno, leggenda e tecnologia, fantasma e intelligenza artificiale, realtà virtuale. Il tono è spesso cupo, evocativo, sospeso: Winterson usa la suggestione, l’atmosfera, l’ombra e il mistero per evocare paure antiche e nuove. La lingua è attenta alle immagini, ai contrasti fra presenza e assenza, al confine labile tra vita e morte, reale e virtuale. C’è una tensione fra ciò che vediamo/crediamo di vedere e ciò che sta oltre lo sguardo. L’autrice dimostra capacità nell’evocare il soprannaturale senza scivolare nel già visto o nel clichés horror, ma mantenendo la componente riflessiva: non solo brivido, ma anche dialogo con le paure interiori e collettive. La sfida di tenere in equilibro la dimensione simbolica (i fantasmi del passato, le presenze assenti) con la concretezza del presente tecnologico, per non perdere il lettore che cerca sia atmosfera che rilevanza contemporanea, è ben calibrata.
BUONE LETTURE A TUTTI! SCRIVETE NEI COMMENTI I VOSTRI CONSIGLI
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Sicuramente leggerò Adrian Bravi
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Anch’io 😊
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aiuto, quanti!
a mia madre potrebbe piacere Una storia russa (e forse anche a me). a me ispira Grande ragazza, piccola città.
Ad Andrea Kerbacher sono affezionata perché ha creato un posto magnifico, che è la Kasa dei libri, non so dove vivi, ma se passi da Milano te lo consiglio vivamente. Il libro in sé non mi attira moltissimo, ma conosco una persona che lo adorerebbe.
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Grazie per avere ricordato che grazie a Kerbaker esiste questa bellissima realtà che anch’io amo molto (abiti a Milano 😊)
Buone letture a te e alla mamma 🌷
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viola ardone piace molto anche a me…e ora sono incuriosita , ciaooo pina ❤
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sì, c’è molta attesa per questa nuova opera
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“Stato di sogno” e “Grande ragazza, piccola città” hanno copertine molto carine^^
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Davvero!!! a me piace moltissimo anche quella di Acqua sporca.
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Sì
Più semplice ma anch’essa carina
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