Se rinasco

sarò pensiero

senza pensatore

Uno studio sul niente – Viaggio in Giappone, di Luca Buonaguidi, Italic Pequod 2018

E poi, quasi per caso, o meglio, per effetto di quella bussola interiore che fa incontrare viandanti che percorrono la stessa strada – con passo diverso ma per arrivare nello stesso luogo – mi trovo tra le mani un libro unico, una fusione di tasselli diversi uniti dall’essere, tutti, visione poetica del mondo e dello stare nel mondo dell’Uomo. In un luogo preciso sì, che però si fa luogo universale.

E ci cado dentro come in quei sogni che ti portano lontano, dove non sei mai stato e dove avverti un mescolarsi di sollecitazioni che ti cullano e ti impongono una sosta.

“UNO STUDIO SUL NIENTE – Viaggio in Giappone”  è un diario di viaggio in versi sul Giappone, corredato da fotografie itineranti e citazioni di scrittori, fumettisti, filosofi, monaci e viaggiatori che hanno ispirato i passi dell’autore nell’isola di Honshū, come spiega l’autore nella Prefazione:

Mosso dal mito del Giardino delle Quindici Pietre, da un apprendistato poetico allo Zen e da un’intera letteratura sul viaggio in Giappone, ho vagato da una parte all’altra dell’isola di Honshū come un flaneur e sono tornato con un diario diverso, con i versi a raccontare un viaggio ordinario in un paese straordinario.

Un viaggio in un paese, il Giappone, che “sollecita la scrittura” ma che non è facile da raccontare e che appare spesso difficile da penetrare fino in fondo, come dice l’autore della postfazione Patrick Colgan, egli stesso viaggiatore in quei luoghi:

E, credo, anche la condizione del viaggiatore in Giappone: sedotto da un mondo che non può capire e del quale non può essere davvero parte.

Colgan ha viaggiato molto in Giappone e ne ha scritto in prosa ma dice una cosa che condivido pienamente a proposito del libro di Buonaguidi:

I versi di Buonaguidi svelano che il segreto, in questi casi, è togliere, ridurre all’essenziale, che solo la poesia può raccontare certi frammenti di esperienza. L’invisibile.

Sfogliando questo taccuino di viaggio, si resta abbagliati da tanta poesia, espressa dalle immagini e dalle parole, quelle dell’autore e quelle di altri che lo hanno ispirato. E dai luoghi, da ciò che emanano e che viene dalla loro millenaria storia e da quell’aura di spiritualità che spinge ad esercitare uno sguardo acuto, che parte dall’anima e che passa attraverso tutti i sensi, per non fermarsi davanti all’esteriorità, spingendosi oltre i confini del proprio corpo.

È davvero difficile scegliere qualche citazione, perché di ognuna vorrei darvi esempio; il consiglio è di leggerlo tutto, di conservarlo a portata di mano per aprirlo di tanto in tanto, e godere di questo contenitore poetico. Provo a selezionare qualcosa, conscia di non riuscire a rendere giustizia.

buonaguidi tempio in mare
Scatto dell’autore: Itsukushima-jinja, Miyajima.

Un daino pascola

tra il tempio a terra

e quello in mare.

L’onda s’infrange

sulle colonne sacre

senza fare rumore.

Sulla spiaggia

la mente è una risacca

che appare e scompare.

Poesia dell’autore, accompagnata da questa citazione:

Discendo verso la costa

con la mente vuota –

il rumore delle onde.

I cigni selvatici, Kenneth White

 

Oppure questa citazione, accompagnata dal racconto dell’incontro con un monaco tedesco e dalla foto dell’ingresso al tempio:

Sicuramente, nessuno può diventare veramente

un adulto.

Quartieri lontani, Jirō Taniguchi

 

E poi:

buonaguidi gheisha kyoto
Scatto dell’autore: Gion, Kyōto

Il suono del vero,

nel fruscio di un gatto

furtivo di notte a Kyoto.

Bevo una birra in disparte.

Una geisha traslucida

sfuma nella strada elettrica.

Le faccio una foto.

Non vedo davvero.

Nè comprendo.

E il gatto e scomparso,

resta il rumore del tempo.

Tutti dovremmo vivere

come i gatti, sornioni

sul ciglio dell’Altro.

 

scritta a Gion, Kyōto, corredata dalla foto bellissima e sfuggente, e da questa citazione:

Verso Kiyomizu

attraversando Gion

ciliegi in fiore evanescenti

di luna – È bello ogni volto

che incontro stanotte.

Yosano Akiko

buonaguido kyoto tempio
Scatto dell’autore: Fushimi Inari Taisha, Kyōto

Non mi sono mai

sentito così estraneo

a un luogo e a me stesso.

Il Giappone è come un’ostrica:

spurgando la sabbia nel guscio

versa la madreperla.

Qui tutto dimora

in un non-detto, cerca

la perla nel dettaglio!

Tutto sembra correre

avanti, più avanti ancora,

poi tornare molto indietro.

Niente

sta fermo

in ciò che è.

 

Scritta a Fushimi Inari Taisha, Kyōto, e accompagnata da questo pensiero:

 

Vivere nel regno della natura di Buddha

significa morire in quanto piccolo essere,

attimo per attimo.

Shunryu Suzuki-Roshi

 

Ventuno cartoline geopoetiche, che si rifanno alla tradizione giapponese di accompagnare parole a immagini. Ogni pagina è un quadro che restituisce i pensieri e le sensazioni che quel luogo e ciò che rappresenta e contiene ha ispirato al poeta viaggiatore. Una foto artistica, una citazione, una poesia. Tanta bellezza.

Il libro è sostanziato da un sentire noto con il nome di wabi sabi, una parola intraducibile che anima la concezione estetica giapponese, fondata sull’accettazione dell’impermanenza e dell’imperfezione delle cose, oltre che della loro ininterrotta relazione col soggetto che le osserva.

A partire dal velo di significanze superficiali – tipico nel teatro del viaggiatore occidentale in Oriente – l’autore orientata lo sguardo verso ciò che non appare eppure anima quest’isola enigmatica. Yukio Mishima soleva dire che “solo l’invisibile è giapponese” e quest’invisibile è la traccia che qui si testimonia del Giappone, di un viaggio e del niente.

buonaguidi takayama
Scatto dell’autore: Sanmachi-Suji, Takayama

luca buonaguidi fotoLuca Buonaguidi (Pistoia, 1987), psicologo e scrittore, ha una lunga frequentazione con l’Asia e l’Appennino tosco-emiliano. Laureato in Psicologia Clinica e di Comunità, lavora presso una comunità terapeutica e conduce laboratori espressivi e progetti di Poetry Therapy. Vive in un paese di dieci anime sull’Appennino tosco-emiliano per riscoprire l’importanza di essere piccoli. Conduce laboratori espressivi e studia l’Altro attraverso la musica, la letteratura e il viaggio. Ha scritto per varie riviste culturali; di punk italiano anni ‘80 in Franti – Perché era lì. Antistorie da una band non classificata (Nautilus Autoproduzioni, 2014); in poesia con I giorni del vino e delle rose (Fermenti, 2010), Ho parlato alle parole (2014, Oèdipus) e su varie antologie. È co-autore di progetti multimediali con fotografi e musicisti, agitatore culturale sulle montagne e nelle periferie. Uno studio sul niente – Viaggio in Giappone è il suo secondo viaggio geopoetico dopo INDIA – complice il silenzio (Italic Pequod, 2015).