Guardare la TV per me è come sfogliare un’enciclopedia sul perché non mi piace la gente. La tele è il sommo concentrato di tutto quello che c’è in noi di rivoltante. Tutto ciò che c’è già nella realtà è difficile da accettare come carattere specificamente umano, alla tele diventa di un’evidenza mostruosa. La gente sembra idiota. In TV perfino io sembrerei un idiota.

Doppler. Vita con l’alce, di Erlend Loe, Iperborea 2007, traduzione di C. Falcinella

Non fare nulla. Annoiarsi fino a sentirsi felice. È questo lo scopo di Andreas Doppler, ineccepibile padre di famiglia e professionista esemplare che, dopo una caduta in bicicletta, decide di trasferirsi in una tenda nel bosco distante solo qualche centinaio di metri dalla fin troppo confortevole casa – dove continuano a vivere una minacciosa moglie incinta e due figli già tragicamente incanalati verso quella vita che lui sta cercando di sfuggire. La sua è una ribellione coerente e irriverente, all’insegna della libertà personale e del rispetto per gli altri, contro «quel disgustoso benessere norvegese che ci rende la popolazione più simpatica e al tempo stesso più egoista del mondo».

“Il cucciolo naturalmente non dice niente. Mi guarda e basta con due occhioni pieni di fiducia. E’ meraviglioso stare con qualcuno che non può parlare”, (pag. 19)

È una fuga dal conformismo verso il primitivismo, un ritorno alla natura hamsuniana, un’esilarante rivoluzione nella periferia di Oslo: cacciare alci per non morire di fame, addomesticare il cucciolo dell’alce uccisa per avere qualcuno con cui parlare, innalzare un totem alla memoria del padre, difendere il territorio dagli attacchi del cognato con arco e frecce. Dunque un’altra vita è possibile, nel bosco accanto a casa.

Non mi piace la gente. Questo è un dato di fatto. Però ho cominciato a capire che devo essere abbastanza elastico da ammettere che la mia avversione si fonda sulla conoscenza di quelli che mi circondano, cioè gli umani che vivono in Norvegia, o i norvegesi, come vengono anche chiamati. Ho tirato la mia conclusione piuttosto drastica e drammatica basandomi su di loro. E naturalmente non è sufficiente. Devono conoscere altra gente. Devo aprirmi all’idea che là fuori da qualche parte ci può essere vita intelligente che rappresenta qualcos’altro. Andrò in giro finché non troverò questo altro. O finché non potrò affermare con inconfutabile certezza che non esiste. (pag. 174)

Ma il suo fascino non tarda a richiamare altri profughi del mondo moderno, e tanto basta perché Doppler veda rompersi l’incanto del suo isolamento silvestre: insieme all’alce Bongo e al figlio minore Gregus, a cui cerca di insegnare a non imparare a leggere, a stare alla larga dalle vittorie e dal successo, l’irriducibile ribelle parte per un viaggio «che potrà essere lungo». Scende in guerra. «Contro la bravura. Contro la stupidità.»

Erlend Loe (Trondheim, 1969) è uno dei più popolari e divertenti scrittori scandinavi. Sceneggiatore e figura di spicco del cinema norvegese, autore di libri per bambini, ha scritto otto romanzi tra cui Naif.Super (Iperborea 2002), straordinario successo in tutta Europa, tradotto in 30 paesi e premiato con il Prix Européen des Jeunes Lecteurs e il Premio Cappelen. Iperborea ha pubblicato anche Tutto sulla Finlandia, DopplerVolvo e Saluti e baci da Mixing Part.