Pietro Caliceti Vatican Tabloid. Milano, Baldini+Castoldi, 2023
Recensione di Claudio Cherin
Dialoghi serrati, una scrittura veloce, ardita e suadente. La capacità di mescolare le carte e di credere veramente che ci sia una soluzione al caso Orlandi. Ma anche la storia lacerante di un uomo, dal passato tutt’altro che limpido, che si strugge per la chiesa sono già da soli i motivi per leggere il romanzo di Pietro Caliceti Vatican Tabloid. E ne confermano la sua abilità di scrittore. Sullo sfondo l’idea di Sant’ Agostino, secondo il quale «Dio permette il male… perché anche dal male può venire il bene», e il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori.
Caliceti non ripercorre la vicenda di Emanuela Orlandi, come si potrebbe immaginare. Emanuela non è un personaggio del romanzo. Non si percorrono gli ultimi momenti della sua vita prima del rapimento. Il caso di Emanuela Orlandi è una storia intorno alla quale si costruisce la narrazione, che non cerca di dare una verità sul caso, che da quarant’anni, a più riprese, interessa l’Italia. E al quale, finora, non c’è stata la possibilità di dare una risposta.
Lo scrittore ne ripercorre i punti salienti, soprattutto nella prima parte. Raccontandolo con accuratezza quando si è venuto a sapere sul caso.
Nelle parole di Calicetti, Emanuela è una preda. Dietro alla quale un mondo più grande, fatto dai servizi segreti di mezzo mondo ‒ dalla Cia, al KGB, al SISDE ‒ tesse le sue trame. Calicetti non si sbilancia mai, mai una parola di troppo, mai un riferimento fuori posto. Emanuela è l’espressione di un momento di corruzione della chiesa, questo emerge leggendo il romanzo. Come ce ne sono stati, purtroppo, nella storia della Chiesa. Questo lo si capisce perché non indugia mai nel pettegolezzo, o in quegli escamotage narrativi o colpi di scena in cui Emanuela potrebbe ‘diventare attrice del suo destino’. No, Emanuela è una ragazza semplice, e come tale rimane in tutto il romanzo. A cui nessuno osa rivolgere neanche pensieri offensivi.
Tre sono i filoni narrativi del romanzo: la storia personale di un papa americano, eletto dopo Bergoglio; le ricerche di una squadra di agenti, capitanata dalla Dottoressa Zacchi, che cerca di far luce sulla scomparsa della ragazza, quando non era ancora maggiorenne ‒ ripercorrendo le notizie, i depistaggi che vanno dalla linea bulgara all’attentato di papa Giovanni Paolo II, fino alle diverse telefonate al programma televisivo Chi l’ha visto?, senza dimenticare di de Petris e della Banda della Magliana ‒; infine, gli intrighi di palazzo e i compromessi che il nuovo papa neanche conosce poi così bene.
Tramite la voce della dottoressa Zacchi che ricostruisce fedele del caso Orlandi, si capisce che l’opera di documentazione dell’autore è stata rigorosa e attenta. Caliceti, lentamente, giunge ad un possibile (‘papabile’) colpevole narrativamente parlando. Fino all’ultimo si spera che questi (il cui nome non lo sveleremo) sia il vero, possibile colpevole. Fino a quando l’occhio della Zacchi, su una banale inserzione, rimette in discussione tutto. Chi ha fatto quel nome non ha fatto altro che mescolare di nuovo le informazioni che si hanno: portando la Zacchi e il suo gruppo al nulla.
Ed è proprio per questo motivo che Vatican Tabloid va letto: per la bravura con cui lo scrittore gioca con la Verità dei fatti e mischia in modo sottile l’invenzione alla realtà storica. Cosa che un vero scrittore dovrebbe saper fare. ‘Illudere il lettore’ giocando con la Verità dei fatti fino un punto in cui si capisce che è stato solo un appassionante gioco e che le cose stanno in un altro modo.
Del resto questo gioco, oltre ad essere proprio della narrativa di genere (Vatican Tabloid è ascrivibile al genere del thriller) si lega perfettamente a quell’idea che almeno per il momento domina la letteratura e la filosofia: non esiste più una Verità assoluta, semmai il dubbio lacerante che viene fuori dal Pensiero debole di Vattimo e di Cacciari.
Tra Otto e Novecento i filosofi ‒ da Nietzsche a Gadamer ‒ hanno affermato che non esiste una Verità assoluta che tutti possono riconoscere e prendere in considerazione. Bene, forse, ne esiste una, ‘fatta di fatti nudi e crudi’ ‒ orari, luoghi, persone che si sono incontrate ‒ su questa gli scrittori possono intervenire. Allo scrittore il compito di indagare, certo. Solo attraverso le parole. Raccontare le varie sfumature, le crepe, le rughe a cui la Storia non può interessarsi. Dilatare il tempo, di sondare pochi istanti di un fatto. Senza alcuna possibilità di interpretazione, però.
Auster con Follie di Brooklyn o Pomella con Il dio disarmato la Lynne Sharon Schwartz di Giochi di infanzia, fanno questo: raccontano partendo dai fatti nudi e crudi una possibile verità narrativa. Su questo filone si inserisce anche il romanzo di Pietro Caliceti, Vatican Tabloid.
L’altra strada narrativa davvero interessante è la storia dell’americano, di nome Warren Hamilton, divenuto papa. Non ci sono riferimenti precisi, sappiamo che Hamilton viene dopo Bergoglio. Non è chiaro dopo Francesco se ci siano stati altri papi, che, però, non hanno lasciato un segno, perché il loro pontificato non è stato duraturo o, semplicemente, perché non hanno lasciato nell’immaginario collettivo un ricordo importante.
Pietro II, questo il nome che si è dato Warren Hamilton, è un papa giovane, forse non molto diverso dal Lenny Belardo di Sorrentino, che si dà un compito risolutivo: risanare la Chiesa. Riformarla dall’interno. In lui esiste il tormento e il peso per una chiesa che ha perso la sua missione, lasciandosi lusingare dal denaro, dal potere temporale, dalle alleanze politiche, dalle passioni terrene (c’è una lobby gay, come una etero; Paul Casimir Marcinkus avrebbe avuto relazioni con giovani donne). Fino a qui nulla di nuovo. Sulla ricchezza ambigua e sulla corruzione, sulle diverse tonalità di grigio nel quale verte lo Ior, la banca del Vaticano, e i cardinali, le alleanze all’interno del collegio dei cardinali elettori si è detto molto. Sui compromessi storici per i quali sono andati di mezzo i fedeli, gli umili, quelli che ci hanno creduto veramente e non hanno mai dubitato.
A questi si contrappone l’umanità di questo Pietro II, che sembra ricordare portare su di sé il peso di un Reginal Paul, di un Clemente VII, e degli altri papi che hanno vissuto in momenti in cui la chiesa era in pericolo, Lutero era in agguato. Il dramma che lo tormenta, pur non avendo un passato limpido, è quello di cercare di trovare una crepa, un risvolto nell’accedere all’«impenetrabilità di Dio». Avere fiducia nell’idea di Sant’Agostino in base alla quale, se Dio permette il male, vuol dire che dal male può venire qualcosa di bene.
L’ultimo filone narrativo sono gli intrighi di Palazzo. I compromessi e l’impossibilità che la Chiesa possa diventare povera. L’amara consapevolezza «che per una brama di soldi, di successo, di potere [le autorità ecclesiastiche]avevanousato Dio come alibi … si spacciavano per salvatori, ed erano solo una menzogna». Perché «il messaggio chiave [di Gesù, loro] lo avevano tradito».
Pietro Caliceti (1965), avvocato specializzato in materie finanziarie e societarie, ha esordito nella narrativa con L’Ultimo Cliente (Baldini & Castoldi, 2016), un romanzo che ha subito avuto un ottimo successo di pubblico e di critica, cui ha fatto seguito BitGlobal (Baldini&Castoldi, 2017), il primo romanzo al mondo incentrato su bitcoin. Le sue opere sono state salutate come “una nuova narrativa della finanza, che ne sfrutta il lessico e disegna i cattivi contemporanei” (Tuttolibri) ed accostate, oltre che ai romanzi di maestri del legal thriller come John Grisham, a film come La Grande Scommessa e serie televisive come Billions (TuStyle).



Letta ora, bellissima recensione. Deve essere un buon libro
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si, molto interessante
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Eccezionale recensione per un bellissimo e avvincente romanzo.Pina Bertoli ha nterpretato come meglio non si sarebbe potuto fare quanto lo scritore voleva darci,un misto di reslta’ e di interpretazione della realta’ che Caluceti ha volutamente trasferito in un contesto di thriller avvincente.Caliceti non mi ha ancora tradito,da L’ultimo cliente ad oggi appassiona sempre.
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Il merito della recensione va a Claudio Cherin. Grazie mille per i complimenti, graditissimi 😊
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Recensione interessante!
Scritta molto bene.
Scrive molto bene.
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Grazie!!
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Grazie a Claudio Cherin per la sua splendida recensione e a Pina Bertoli per averla ospitata sul suo blog. Il prossimo anno uscirà il terzo e conclusivo volume della trilogia iniziata con L’Opzione di Dio, teniamoci in contatto!
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Grazie a Lei!
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