… mi incanta sempre.

Sto leggendo La rotta per Lepanto, l’ultimo suo libro appena uscito per i tipi di Bottega Errante editore (la mia recensione). Come sempre ci regala un racconto affascinante, pieno di rimandi storici, marinari, leggendari; una lettura che ti spalanca le porte della visione amplificata: intendo dire che ti fa vedere con la mente ciò che lui vede con gli occhi, ti racconta e ti irretisce come Omero quando narra i viaggi di Odisseo.

Per oggi vi passo questa magnifica citazione che è anche una piccola lezione marinaresca ed etimologica:

Bora magnifica, si naviga per Pola piegati a quarantacinque gradi, velocità sui dieci nodi. Il mare si spalanca
come una liberazione, è spazzato da leggere creste bianche. Le raffiche non arrivano orizzontalmente ma cadono dall’alto, generano sull’acqua come una piccola esplosione. La bora è un vento pesante, precipita dalle montagne. Ha effetti immediati sulla psiche: esalta o innervosisce, niente vie di mezzo.
Il nome della bora è più antico di Omero. Viene dal mesopotamico Buriash, il dio delle tempeste dei montanari Cassiti, che scesero su Eufrate e Tigri per conquistare Babilonia. La parola “Borea”, per dire Nord, viene da là. Il veneto “buriana”, tempesta, pure. Guai se non ci fosse. Rivolta il mare come le zolle di un campo. Senza di lei il Mediterraneo, che è chiuso da tutte le parti, sarebbe putrefatto, senza ossigeno. Lo stesso fanno il mistral nel Tirreno e il meltemi nell’Egeo. Si infilano nei varchi tra le montagne, arano il mare e tutto si rigenera.

Pag. 20-21

Ogni pagina è uno spettacolo…

Per chi fosse curioso di sapere tutti i nomi dei venti, ecco La rosa dei venti.