Han Kang è una scrittrice coreana, vincitrice del Premio Nobel per la Letteratura nel 2024. Vittoria che le ha permesso di diventare la prima autrice asiatica nella storia ad aggiudicarsi tale riconoscimento.
Nata nel 1970, è figlia dello scrittore Han Seungwon e come il padre ha vinto il Yi Sang Literary Award.
Studiosa di letteratura coreana alla Yonsei University, ha iniziato la sua carriera come poetessa. Nelle sue opere “Han Kang si confronta con traumi storici, esponendo la fragilità della vita umana, enfatizzando le connessioni tra corpo e anima, vivi e morti, con uno stile poetico unico e sperimentale, confermandosi un’innovatrice della prosa contemporanea“.
La sua narrazione, potente e coinvolgente, ha già lasciato un segno profondo sulla letteratura mondiale, affrontando con coraggio temi difficili e ispirando i lettori con la sua rappresentazione della resilienza umana di fronte alle avversità. La sua giovane età non ha limitato la sua capacità di innovare il linguaggio letterario. Con una scrittura tanto precisa quanto visionaria, profondamente radicata nella contemporaneità, Han Kang esplora i confini estremi dell’esperienza umana, scrutando quei momenti in cui le nostre certezze culturali e morali vacillano. Violenza, dolore, costrizioni sociali: sono questi i temi ricorrenti che l’autrice affronta con coraggio, svelando le fragilità dell’animo umano di fronte all’orrore e alla sofferenza. Se le sue storie sono spesso sconvolgenti, la scrittrice si presenta al mondo con un’apparente timidezza, quasi a voler sottolineare la distanza tra la potenza della sua immaginazione e la riservatezza della sua vita privata.
La vittoria del Premio Nobel per la Letteratura da parte di Han Kang rappresenta un momento storico per la letteratura sudcoreana, proiettandola al centro del dibattito culturale internazionale. Il successo di autrici come Han Kang, che con opere come La vegetariana e Atti umani ha scavato a fondo nel trauma collettivo e individuale, e di registi come Bong Joon-ho, con capolavori come Parasite, ha contribuito a far emergere una narrativa che, pur radicata nella specificità della storia sudcoreana, risuona profondamente con le esperienze universali di sofferenza, ingiustizia e resilienza. In un mondo segnato da profondi cambiamenti sociali e politici, la letteratura di Han Kang offre una riflessione profonda sui traumi del passato e sulle sfide del presente, diventando un punto di riferimento per chi desidera comprendere le complessità del mondo contemporaneo.
Han Kang è stata anche vincitrice del Man Booker International Prize nel 2016 per La vegetariana, del Premio Malaparte nel 2017. In Italia i suoi romanzi sono pubblicati da Adelphi.

La vegetariana, traduzione di Milena Zemira Ciccimarra, Adelphi, 2019, pp. 177
La vegetariana racconta la storia di una donna, Yeong-hye, che smette di mangiare carne dopo una serie di incubi per vivere una vita di rinuncia e annichilimento, simile a quella di una pianta. La sua decisione viene accolta con preoccupazione e poi rabbia dalla famiglia (in Corea del Sud essere vegetariani è una scelta rara, contraria alle norme sociali): il marito di Yeong-hye reagisce con una forma di sadismo sessuale, il padre autoritario la rifiuta e il cognato, un artista audiovisivo, filma in modo ossessivo il suo corpo sempre più emaciato e passivo.
La struttura narrativa del romanzo è frammentata e polifonica. Ognuno dei tre capitoli offre una prospettiva diversa sulla decisione di Yeong-hye, svelando solo parzialmente i motivi che l’hanno spinta a rifiutare il cibo. Il marito, il cognato e la sorella, ciascuno con le proprie ossessioni e i propri pregiudizi, inquadrano la vicenda attraverso lenti distorte. Il marito, cieco nella sua banalità, non va oltre una lettura superficiale del gesto, mentre il cognato-artista vi scorge una profonda connessione con la natura, una sorta di mistica vegetale. La sorella, infine, cerca una spiegazione razionale in un passato familiare tormentato, ma resta intrappolata in un labirinto di dubbi e incertezze. La protagonista è quasi esclusivamente descritta attraverso il punto di vista altrui, con l’eccezione di sporadici momenti costituiti da rappresentazioni oniriche e frammenti di memorie, indizi che l’autrice lascia per permetterci di accedere nel profondo della psiche della protagonista. Il romanzo, attraverso molteplici sguardi, ci invita a riflettere sulla complessità dell’animo umano e sull’impossibilità di comprendere appieno le ragioni altrui.

L’ora di greco, Traduzione di Lia Iovenitti, Adelphi 2023, pp. 163
In una Seoul rovente e febbrile, una donna vestita di nero cerca di recuperare la parola che ha perso in seguito a una serie di traumi. Le era già successo una prima volta, da adolescente, e allora era stato l’insolito suono di una parola francese a scardinare il silenzio. Ora, di fronte al riaffiorare di quel mutismo, si aggrappa alla radicale estraneità del greco di Platone nella speranza di riappropriarsi della sua voce. Nell’aula semideserta di un’accademia privata, il suo silenzio incontra lo sguardo velato dell’insegnante di greco, che sta perdendo la vista e che, emigrato in Germania da ragazzo e tornato a Seoul da qualche anno, sembra occupare uno spazio liminale fra le due lingue. Tra di loro nasce un’intimità intessuta di penombra e di perdita, grazie alla quale la donna riuscirà forse a ritornare in contatto con il mondo. Scritto dopo La vegetariana e definito dal la stessa autrice «quasi un suo lieto fine», L’ora di greco si insinua − avvolto in un bozzolo di apparente semplicità − nella mente del lettore, come un «assurdo indimostrabile», una voce limpida e familiare che arriva da un altro pianeta.

Atti umani, traduzione di Milena Zemira Ciccimarra, Adelphi 2017, pp. 205
Una palestra comunale, decine di cadaveri che saturano l’aria di un «orribile tanfo putrido». Siamo a Gwangju, in Corea del Sud, nel maggio 1980: dopo il colpo di Stato di Chun Doo-hwan, in tutto il paese vige la legge marziale. Quando i militari hanno aperto il fuoco su un corteo di protesta, è iniziata l’insurrezione, seguita da brutali rappresaglie; Atti umani è il coro polifonico dei vivi e dei morti di una carneficina mai veramente narrata in Occidente.
«È come se con la punta estrema, con la parte più sottile e più affilata del suo talento artistico, giungesse a sfiorare una riserva di inesprimibile che sembra appartenere, più che al romanzo, alla sfera della poesia, della meditazione filosofica, dell’intuizione mistica … L’umano, che Han Kang insegue con la sua prosa implacabile, a colpi di dettagli illuminanti, ci si squaderna davanti in tutto il suo inestricabile groviglio di orrore, eroismo, paura, dignità».
EMANUELE TREVI

Convalescenza, traduzione di Milena Zemira Ciccimarra, Adelphi 2019, pp.89
Una donna cerca risposta agli interrogativi che la morte della sorella ha lasciato insoluti: perché, senza un motivo apparente, aveva cominciato a detestarla? Perché, pur essendo in tutto più dotata, si sentiva inferiore a lei? Perché sembrava tenere la vita a distanza, «come se scansasse del cibo dall’odore nauseante»? E nel secondo pannello di questo dittico di racconti un’altra donna, per sfuggire a un’esistenza che la intossica, a poco a poco si trasforma in una pianta: la sua inquietudine si placa, il suo corpo sofferente fiorisce e dà frutti – prima di appassire, forse per sempre. Ci sembra di conoscerle, queste figure femminili che richiamano i motivi e l’aura della Vegetariana, ma non cessano di stupirci per la loro straniata singolarità. Creature dolenti, sedotte dal richiamo dell’autoannientamento come unica forma di difesa dalla violenza insita nel nutrirsi, nel sentire, nel vivere.


Ho letto la vegetariana qualche mese fa e l’ho divorato. Leggerò anche gli altri per completare il quadro che mi sono fatto di lei
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Mi aspettavo che la conoscessi!! 👍👍👍
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Ho scoperto da pochi anni la letteratura coreana e ne sono stato rapito. Da anni seguo i registi coreani più famosi tipo kim ki duk. Tutto un altro mondo
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La cultura coreana, sia letteraria che cinematografica e musicale. sta davvero conquistando molti consensi, merito della grande qualità che la contraddistingue.
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sono d’accordo
anche se alcuni aspetti della loro società sono discutibili, vedi la metafora di squid game
e il kpop, che seguo da anni, sta sbancano
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💗💗💗
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Ti
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Io non la conoscevo e ho trovato molto interessante questo articolo. Leggerò la Vegetariana.
Grazie
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Grazie, mi farà piacere sapere se ti è piaciuto, quando lo leggerai. Buona domenica 🍂🍄🐾
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Per ora ho leto solo La vegetariana, che mi è bastato per decidere che voglio recuperare tutto il resto (già scaricato in e-book).
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Ottimo!! allora buona lettura!
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che sia nobel o oscar, premio vuol dire solo una cosa: dramma dramma dramma; sono storie da spararsi, dalle sinossi
cmq, complimenti a lei, un traguardo storico^^
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😁😁😁😁 Si molto dramma
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