Forse è questo, crescere: capire che i fenomeni non sono reversibili, che ogni traccia lascia un’impronta. Che esiste una fatica, come nei materiali, e la fatica è un fenomeno pericoloso, dal quale bisogna preservarsi. Lo stesso materiale, sottoposto a carichi variabili nel tempo può arrivare a rottura, a cedimento per fatica, pur restando all’interno del suo limite di elasticità.

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Un romanzo che contiene tanti temi: la condizione femminile sui luoghi di lavoro, la sicurezza sul lavoro, la tutela del territorio, le fragilità umane, le relazioni sentimentali che finiscono.

Veronica Galletta, ingegnera e scrittrice, ci regala un racconto di vita che prende spunto dalla sua formazione e dal suo mestiere per raccontare il mondo del lavoro, nello specifico quello dei lavori pubblici, in cui spesso bisogna scendere a compromessi, cercando un equilibrio tra le pressioni esterne e i propri ideali. Un ambiente lavorativo in cui conta l’esperienza ma soprattutto conta la sicurezza e le centinaia di morti sul lavoro nei cantieri sono lì a dimostrarlo. Veronica Galletta dà voce a questi morti attraverso il fantasma di un operaio che Caterina incontra sul cantiere e con il quale si confida, cercando consigli pratici per affrontare le sue incertezze e la poca esperienza. Un fantasma che è metafora delle nostre insicurezze e del bisogno di certezze.

Un ambiente lavorativo in cui anche essere donna crea difficoltà e definisce una specie di confine, oltre il quale avventurarsi è un rischio, una sfida. Dunque Caterina deve confrontarsi e combattere contro i pregiudizi, ma anche contro il malaffare, contro la superficialità; assumendosi grandi responsabilità verso i lavoratori impiegati nel cantiere, e verso la comunità che beneficerà dell’opera, Caterina impara a conoscere i suoi limiti e a superarli.

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