In un mondo in cui il confine tra giustizia e vendetta può spesso sfumare, i termini “ultore” e “nefario” emergono come poli opposti di un’antica dicotomia. Da un lato, l’ultore incarna la figura del vendicatore, colui che agisce per ristabilire un ordine violato, spinto da un senso di giustizia o da un desiderio di rivalsa. Dall’altro, il nefario rappresenta l’essenza stessa del male, l’autore di azioni scellerate che minano la moralità e la convivenza umana.
Questi due archetipi, radicati nella storia e nella mitologia, continuano a esercitare un fascino potente sull’immaginario collettivo, riflettendo le nostre più profonde paure e aspirazioni. Esplorare il significato e le sfumature di “ultore” e “nefario” significa addentrarsi in un territorio complesso, dove si intrecciano questioni di etica, potere e responsabilità. Un cammino che potrebbe aiutarci a preservare dall’oblio questi due termini.
Ultore, /ul·tó·re/: [dal lat. ultor -oris, der. di ulcisci «vendicare, punire», part. pass. ultus], poet. – Vendicatore, punitore; anche in funzione di aggettivo.
La parola “ultore” risuona come un’eco lontana, un termine che affonda le sue radici nel latino ultor, colui che si vendica, che punisce. Tuttavia, a differenza del suo cugino più diretto, “vendicatore“, “ultore” porta con sé una sfumatura di distacco, un’aura di solennità che lo eleva al di sopra della mera rappresaglia.
Mentre il vendicatore si staglia nell’immaginario con la sua figura incandescente e definita, l’ultore agisce nell’ombra, con una freddezza calcolata che lo rende ancora più temibile. La vendetta, sentimento tanto umano quanto controverso, trova nell’ultore un esecutore che non si lascia accecare dalla passione, ma che agisce con una determinazione quasi divina.
Treccani, nel suo autorevole vocabolario, definisce “ultore” come colui che “compie vendetta o punizione”, sottolineando la sua funzione di giustiziere, spesso investito di un ruolo quasi sacrale. Infatti, nell’antichità classica, veniva usato come epiteto delle divinità. Come esempio possiamo citare Il tempio di Marte Ultore, un antico tempio romano, che faceva da chiusura scenografica al lato di fondo del Foro di Augusto a Roma. Era dedicato al dio romano Marte “vendicatore”, Mars Ultor, al quale Augusto aveva promesso in voto un tempio prima della battaglia di Filippi.
L’ultore però non è solo colui che si vendica, ma colui che ristabilisce un equilibrio, che punisce il male per ripristinare l’ordine violato.
Nella letteratura l’ultore si presta a pennellate intense, a ritratti di figure eroiche o demoniache, capaci di incutere timore e ammirazione allo stesso tempo. Si pensi alle tragedie classiche, dove gli ultori sono spesso divinità o eroi investiti di un compito superiore, chiamati a punire i colpevoli e a ristabilire la giustizia.
Tuttavia, la vendetta è un sentimento ambiguo, un’arma a doppio taglio che può facilmente ritorcersi contro chi la impugna. La nostra cultura ci insegna a distinguere tra giustizia e vendetta, a cercare la prima senza cadere nella spirale distruttiva della seconda. L’ultore, in questo senso, rappresenta un confine sottile, una figura che oscilla tra il bene e il male, tra la necessità di punire e il rischio di farsi sopraffare dalla sete di vendetta.
La parola ultore, con la sua aura di mistero e la sua ambiguità morale, ci offre uno strumento prezioso per esplorare le profondità dell’animo umano, per indagare i meandri della vendetta e della giustizia. Un termine che, pur rimanendo confinato al linguaggio letterario, ci permette di cogliere le sfumature più sottili di un sentimento tanto potente quanto pericoloso.
Nefario, /ne·fà·rio/: [dal lat. nefarius «empio, scellerato», der. di nefas «cosa illecita, empietà»], letter. – Scellerato, nefando.
Un termine che non deve essere sfuggito ai creaotri dei Minions, che lo hanno utilizzato per il dottor Joseph Albert Nefario, che lavora nei suoi covi e laboratori sotterranei, escogitando modi per scioccare il mondo …
Il termine “nefario” deriva dal latino nefarius, a sua volta composto da nefas (ciò che è contrario al diritto divino, empietà) e dal suffisso -arius (che indica appartenenza o relazione). Pertanto, “nefario” indica qualcosa o qualcuno che è in violazione delle leggi divine, empio e scellerato.
In italiano, “nefario” è un aggettivo che descrive individui estremamente malvagi, scellerati e iniqui, che compiono azioni abominevoli; atti malvagi, empì e scellerati, che violano le norme morali e religiose; eventi o situazioni che provocano grande danno e sofferenza, che sono contrari al bene e alla giustizia.
Bisogna stare attenti alle differenze tra “nefasto”, “nefando” e “nefario”, apparentemente simili ma con delle differenze:
- Nefasto: indica qualcosa di funesto, luttuoso e di cattivo augurio. Si riferisce a eventi che portano sfortuna o disgrazia.
- Nefando: si riferisce a qualcosa di abominevole, esecrabile e indicibile. Indica un’azione o una situazione che suscita orrore e ripugnanza.
- Nefario: si colloca nell’ambito dell’illecito religioso e morale, indicando qualcosa di scellerato, empio e iniquo.
In sintesi, “nefasto” si concentra sulla sfortuna, “nefando” sull’abominio e “nefario” sulla scelleratezza morale e religiosa.
Nefario è certamente una parola di registro elevato, spesso utilizzata in contesti letterari per enfatizzare la gravità di un’azione o la malvagità di un personaggio. Tuttavia, può anche essere utilizzata in modo ironico per descrivere situazioni o comportamenti meno gravi, ma comunque negativi. È una parola potente che evoca un senso di profonda malvagità e scelleratezza. Il suo utilizzo richiede attenzione e consapevolezza del suo significato, per evitare di banalizzarne la portata.
Che mi dite di queste due parole? Le conoscevate? Vi è capitato di incontrarle e/o di utilizzarle?


Non ho mai sentito “ultore” e “nefario”, però “nefasto” si usa ancora e io pure lo uso. 🙂
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sono due termini non molto comuni, infatti. nefasto è più conosciuto e usato
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Ammetto di non conoscere né l’una né l’altra e se le ho incontrate forse non ci ho fatto abbastanza attenzione.
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allora mi fa piacere sapere che ti ho potuto offrire una novità
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Si, è sempre bello parlare di lingua e linguaggi, grazie! 🙂
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neanche a me è capitato di incontrare le parole “ultore” e “nefario”. La lingua italiana è una grande storia e un pozzo di scoperte infinite. Ciao! 🙂
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verissimo Rosalba, nasconde tantissimi tesori, sta a noi tenerli in vita
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L’ultore è una figura grigia e mi è capitato di incontrare questo termine quando facevo il classico. In un certo senso mi ricorda l’origine del dittatore nel passato ossia una persona chiamata a prendere il comando in una situazione critica, prima che assumesse quella connotazione negativa.
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Ottimo spunto, grazie!
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Mai sentite entrambe.
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Che impressione ti suscitano?
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Bella domanda. Ultore mi ricorda ultron uno dei nemici degli avengers quindi un cattivo. Nefario invece mi fa pensare a un cimitero forse per la rima con funerario
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Fantastico! 🤩
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Ooooooh! Che bello, due parole che non conoscevo!!!
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Evviva! 😊👍
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Parole a me sconosciute. Difficili da usare, direi. Portatrici tuttavia di un significato molto specifico.
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Trovano sicuramente maggior campo in ambito letterario.
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Be’, ma dai, qui si va nell’improbabile… chi direbbe o scriverebbe mai “nefario” o “ultore” senza che tutti si mettano a ridere? Neanche Felice, il protagonista della bella virtù, si spingerebbe a tanto!
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😅😅😅😅😅
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Nefario si avvicina a nefasto, ma di questi due lemmi certifico l’estinzione
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A posto.. 😁😁😁😁
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Credo di essermi innamorato di ultore, voglio scriverci un racconto!
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in effetti ha un fascino irresistibile!
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per conoscerle no, ma credo di avere letto da qualche parte ultore, anche se non avrei saputo definire cosa fosse
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