Qualche anno prima de “Il cielo sopra Berlino”, esattamente nel 1984, Wim Wenders vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes con il film “Paris, Texas”.
È la storia di una famiglia americana che è andata in pezzi e dello straniamento che tale frattura ha provocato, la solitudine interiore ed esteriore del protagonista, narrata con l’impeto poetico peculiare di questo regista . La storia che Wenders offre allo spettatore ruota attorno a Travis, che dopo quattro anni in cui sembrava scomparso nel nulla, si sente male in un’area di servizio in una zona desolata vicino al confine tra Messico e Stati Uniti. Soccorso da un medico, da lì viene portato in una clinica. Travis è sotto choc, non riesce a spiegarsi, riesce solo a dire le parole “Paris, Texas”. Frugando nei suoi abiti, il dottore trova il nome del fratello che vive a Los Angeles e, grazie a questa informazione, lo rintraccia. Il fratello parte per andare a prenderlo e tornare a casa. È un lungo e travagliato viaggio, che dà al film l’impronta del “road movie” americano, in cui Wenders mostra la sua visione degli USA: paesaggi sconfinati, talvolta desolati, l’immensa periferia americana, la vastità del deserto texano e la desolazione urbana, immortalati dalla magnifica fotografia. Una volta a casa del fratello, Travis ritrova il figlio Hunter, che è stato adottato dal fratello e da sua moglie, visto che anche la madre Jane è scomparsa.
Il fatto di essersi ricongiunto al figlio, mette Travis nella condizione di uscire dal suo mutismo e di allacciare un rapporto positivo col figlio. Suo fratello gli racconta che Jane, nonostante sia scomparsa, tutti i mesi provvede con un versamento bancario al mantenimento del figlio. Grazie a questa informazione, Travis riesce a rintracciare Jane e scopre che lavora a Houston in un “Peep show”; vi si reca e nascosto dallo specchio, le racconta la loro storia. Questo dialogo vale il film.
Consapevole di non poter più ricostruire un rapporto con lei, dopo averle parlato, le affida la cura del figlio.
Anche se il film è girato in minima parte a Paris in Texas, le locations scelte rendono perfettamente i paesaggi del Southwest americano; questo è dovuto in gran parte alla fotografia di Robby Müller, che è straordinaria. Lo ritengo un genio assoluto della fotografia; c’è sempre lui dietro “Falso movimento”, “Nel corso del tempo”, “L’amico americano”, “Alice nelle città”, “Fino alla fine del mondo” di Wenders. Ma non solo. È il direttore della fotografia di alcuni film di Jarmusch: il mio preferito “Downbylaw” con il mitico Roberto Benigni (capolavoro cult di cui ho parlato nel post ) e con John Lurie e Tom Waits, ne “Il piccolo diavolo”, sempre con Benigni, e in molti altri film con altri registi.
Il contributo di Sam Shepard alla sceneggiatura è decisivo; collaborò direttamente circa per la prima metà del film e poi ai dialoghi delle due scene madri ambientate nella cabina del locale dove lavora Jane, che dettò telefonicamente a Wenders; oltre a lui, Wenders si avvalse della collaborazione di Kit Carson. Il filmato in super 8 alla fine fu girato personalmente da Wenders.
La colonna sonora è di Ry Cooder.
Il ruolo di Jane è affidato ad una quanto mai affascinante e misteriosa Nastassja Kinski. Il finale del film è coinvolgente, sono gli occhi di Jane a recitare; drammatico, poetico… straordinario.
Aggiungo il brano “Paris, Texas” dei Gotan Project:
Che film!
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uno dei miei preferiti di sempre….
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anche uno dei mie preferiti, se posso ti lascio il pezzo di Ry Cooder che secondo me aggiunge atmosfera e volo al film (se mai ce ne fosse bisogno). Ciao e complimneti per la bellissima recensione
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Grazie! Ho appeno letto le tue bellissime recensioni. Mi sa che abbiamo gusti molto simili, perché i film di cui hai parlato li ho amati anch’io. Mystic river mi ha lasciato un turbamento… Non ho visto Nuovomondo… lo cercherò
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guardalo perchè ti riporterà indietro nel tempo e col tempo, bellissimo e poco apprezzato secondo me. Da sottolineare la rude bellezza dei luoghi nonchè la trasposizione emotiva dei personaggi, caratterizzata da inquadrature meravigliose e dal misticismo delle tradizioni e dai dialoghi così fortemente intensi, soprattutto perchè in vernacolo. Grandiosa anche la colonna sonora. Ciao
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grazie! lo farò
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pezzo bellissimo! grazie…
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uno dei pochi film che prendono sul serio e pienamente d’accordo su Robby Müller…ciau
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