In questi giorni in cui siamo tutti alle prese con il divano … aspetta, mica tutti… e mica sempre…. diciamo quando si riesce a ritagliare un po’ di tempo tra smart-working, fornelli – eh, tutti a fare i fenomeni alla masterchef… – e i compiti dei figli – qualcuno sta realizzando che razza di santi sono gli insegnanti di ogni ordine e grado … – bene, se ancora vi resta qualche spicciolo di tempo da spendere sull’agognato divano, e avete voglia di una lettura divertente e ma capace di esprimere uno sguardo attento sulla società, allora il mio suggerimento di oggi è di dare una chance a Jonathan Coe, con la sua lunga serie di romanzi.
Jonathan Coe è nato a Bromsgrove, Worcestershire. Ha studiato alla King Edward’s School, Birmingham, al Trinity College, Cambridge e all’Università di Warwick, dove ha anche insegnato poesia inglese. Ha in seguito lavorato nel campo musicale, scrivendo musica jazz e cabaret, ha poi fatto il correttore di bozze, prima di diventare scrittore e giornalista freelance. Coe è sposato e ha due figli: viene descritto come una persona molto timida – appare poco sui giornali e in televisione, e in generale preferisce presentare i propri libri in piccole librerie. Coe è uno scrittore molto prolifico e molto apprezzato. Le sue opere contengono spesso una preoccupazione per le questioni sociali, anche se generalmente espressa in modo umoristico nella forma di satira. Il contesto storico e politico in cui si svolgono i suoi romanzi non è mai un semplice scenario di sfondo ma è trattato dettagliatamente, riuscendo ad accompagnare i personaggi in un’Inghilterra quasi reale.
Di particolare rilievo è il suo affresco dell’Inghilterra degli ultimi trent’anni: questo parte da “La Banda dei Brocchi” (2001) che inquadra l’Inghilterra negli anni settanta, con il problema sindacale e del razzismo; la parte rappresentante l’Inghilterra degli anni ottanta è “La Famiglia Winshaw” (1994) che mostra sotto forma di allegoria una famiglia fortemente artigliata al potere ed economicamente violenta; il nuovo millennio inglese è descritto da “Circolo Chiuso” (2004) che riprende la vicenda de “La Banda dei Brocchi” negli anni duemila, senza però sapere (se non per alcuni sprazzi) ciò che hanno fatto i protagonisti nei dieci anni antecedenti. Quest’ultimo libro inquadra un’Inghilterra diversa ma anche simile: c’è qualcosa di consumistico, nel costo della vita, il razzismo è ancora fortemente presente ma vi è anche un senso politico ed economico diverso.
“Numero undici” del 2018. L’undicesimo romanzo di Jonathan Coe è una storia dei nostri tempi: dal suicidio di David Kelly, lo scienziato britannico che aveva rivelato le bugie sulla guerra in Iraq, agli anni austeri della Gran Bretagna che conosciamo oggi. È un romanzo su quell’infinità di piccole connessioni tra la sfera pubblica e quella privata, e su come queste connessioni finiscano per toccarci, tutti. È un romanzo sui lasciti della guerra e sulla fine dell’innocenza. È un romanzo su come spettacolo e politica si disputino la nostra attenzione, e su come alla fine probabilmente è lo spettacolo ad avere la meglio. È un romanzo su come 140 caratteri possono fare di tutti noi degli zimbelli. È un romanzo su cosa significhi vivere in una città dove i banchieri hanno bisogno di cinema nelle loro cantine e altri di banche del cibo all’angolo della strada. È un romanzo in cui Coe sfodera tutta la sua ingegnosità, il suo acuto senso della satira e la sua capacità di osservazione per mostrarci, come in uno specchio, il nuovo, assurdo e inquietante mondo in cui viviamo.
Il suo racconto dell’Inghilterra ha visto un nuovo capitolo incentrato sull’attualità della Brexit con “Middle England” del 2018. “Middle England” riannoda alcuni fili di trame e personaggi lasciati oscillare dopo la sequenza de La banda dei brocchi (2001), con le bombe dell’Ira e gli amici di scuola, e Circolo chiuso (2004), con le ambiguità della Terza Via di Blair. Un quadro molto comico, ma anche molto serio, della vita pubblica e privata in Gran Bretagna, dal 2010 al 2018. Tornano alcuni personaggi de “La banda dei brocchi” e di “Circolo chiuso“: Benjamin e Lois Trotter e i loro amici, che ritroviamo qui ormai alle prese con le grane dell’età che avanza. Ma l’attenzione del nuovo tragicomico romanzo del bardo inglese dei nostri tempi si concentra sui membri più giovani della famiglia Trotter, come la figlia di Lois, Sophie, ricercatrice universitaria idealista, che dopo un matrimonio poco probabile fatica a rimanere fedele al marito, soprattutto da quando le rispettive idee politiche si sono fatte sempre più distanti. Intanto la nazione sfrigola e questioni come il nazionalismo, l’austerità, il politicamente corretto e l’identità politica incendiano il dibattito e gli animi. Del pubblico, racconta le elezioni del primo governo di coalizione di tutta la storia britannica, le rivolte del 2011, i Giochi olimpici del 2012 e, naturalmente, il tellurico referendum per la Brexit del 2016. Del privato, mostra come questi eventi impattino sulle vite dei Trotter, una tipica famiglia delle Midlands inglesi.
Le storie di Coe trasudano umorismo e leggerezza espressi attraverso una prosa distesa e ritmata da un frequente uso del dialogo, di citazioni, di lettere. I suoi romanzi divertono, intrattengono ma fanno anche riflettere sulle idiosincrasie tipiche degli anni in cui sono ambientati. Sono dei ritratti della società e di ciò che le dà forma: la cultura, la politica, il modo di intendere le relazioni familiari. I protagonisti manifestano grossi problemi relazionali o affettivi che vengono percorsi e sviscerati da Coe in modo convincente, percorrendo i loro schemi mentali e ricostruendo le loro vicissitudini. I protagonisti sono bene a fuoco e raccontati in modo credibile; anche i personaggi secondari sono descritti in modo accurato. La ricerca storica che conduce alla scrittura di un romanzo è sempre molto accurata e inquadra perfettamente il contesto culturale, attraverso il riferimento ad esempio a film, a brani o band musicali.
Non l’ho mai letto, grazie per l’interessante carrellata. E al di là delle riflessioni, un po’ di leggero umorismo non può che fare bene. Soprattutto in un momento come questo. Ciao Pina, un abbraccio!
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Infatti, visto che la realtà è così cupa, questo genere di romanzi alleggerisce un po’il carico emotivo. Sono comunque dei ritratti molto pungenti, a tratti anche feroci, di certi aspetti tipici della società inglese. È lo stile a renderli godibili e divertenti, ma i temi sono serissimi.
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Che tempismo! Sto leggendo proprio adesso La banda dei brocchi! 🙂
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Un ottimo punto di partenza!!
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Molto interessante, Coe è un autore che non ho ancora letto ma di cui sento parlare molto bene. È difatti uno dei prossimi autori che leggerò.
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Buona lettura allora! Attendiamo commenti…. Neh! 😉
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Di lui ho letto solo “La famiglia Winshaw”, un romanzo impressionante!🧡
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Sì, davvero!
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