Una caratteristica fondamentale della nostra vita spirituale è la memoria. È la proprietà degli esseri viventi che li distingue dal mondo inorganico. Essa ci permette di rivolgere lo sguardo agli avvenimenti trascorsi. La seconda caratteristica, quella più importante, che l’uomo possiede, è la capacità di guardare il futuro. Solo essa permette all’uomo di mantenersi in vita. (..) A questa caratteristica giungiamo grazie a un confronto che si basa sul ricordo. (cit. da “Caratteristica: la memoria”)
I buchi neri di Sarajevo, di Božidar Stanišić, Bottega Errante Edizioni 2016, traduzione di Alice Parmeggiani e Rosalba Molesi, prefazione di Paolo Rumiz. L’edizione originale della raccolta risale al 1993; in questa riedizione italiana è stato aggiunto il racconto “Sarajevo. Il falò dei ricordi“.
I buchi neri di Sarajevo è una raccolta di dieci racconti che Stanišić, esule bosniaco in Italia, pubblicò nel 1993 – tranne l’ultimo, del 1992, pubblicato sul Manifesto – e che esprime un’accorata condanna di qualsiasi guerra. I racconti non sono ambientati in uno scenario di guerra, ma raccontano la tragedia bosniaca attraverso i pensieri e i ricordi di uomini e donne che le sono sopravvissuti. Dalle pagine escono sentimenti come nostalgia per un mondo, fisico e di affetti, che non c’è più; volti che riemergono dal passato per comporre, ciascuno, una tessera della mappa di relazioni che si è interrotta. Un mondo che ha cambiato definitivamente volto, che ha perso le sue connotazioni, quali la multi-etnicità, la capacità di convivere al di là e oltre le differenze, anzi, facendo proprio di queste differenze il proprio motore vitale. La Bosnia “Né-Oriente, Né-Occidente” che non c’è più.
“Questa è quindi la vita interiore degli uomini” pensava Planša, “fare sogni, sperare, cercare la verità e non poter fare nulla contro il male e l’assurdo?” (cit. da “Caratteristica: la memoria”)
E poi la fuga, l’esilio, l’abbandono di una realtà che rimane come una ferita aperta, alimentata dalla consapevolezza che potrebbe essere un viaggio senza ritorno. Lo smembramento della ex-Jugoslavia, il destino soprattutto della Bosnia, hanno cancellato una civiltà multi-culturale, multi-etnica, composta da diverse lingue, religioni e tradizioni capaci, fino ad allora, di convivere in una città come Sarajevo.
Sono nata a Sarajevo. Ci ho passato trentacinque anni della mia vita. Chi non ha vissuto nella mia città non può capire quanto fosse bello starci, fino a questa guerra. Prima, pensavo che solo una bomba avrebbe potuto dividere le famiglie miste, composte di persone originarie di tanti luoghi diversi … Pensavo lo stesso delle amicizie, dei rapporti di buon vicinato, della collaborazione sul lavoro. (..) Ora sono in Italia, eppure spesso mi sembra che tutto sia solo un brutto sogno, penso che mi sveglierò e che tutto tornerà come prima. (cit. da “I buchi neri di Sarajevo”)
I buchi neri sono soprattutto quelli dell’anima, quei buchi che hanno inghiottito persone, speranze, che hanno cancellato i tratti distintivi di una città, e di un paese, lasciando un vuoto che non si è riempito con niente.
Nella prefazione di Paolo Rumiz, che ben conosceva la Sarajevo di prima, la Bosnia ante guerra, e che ne vede ora stravolti i tratti, si coglie molta amarezza, ma anche nostalgia. Nelle sue parole è contenuto il rammarico per una realtà ferita dalla guerra e abbandonata nel suo processo di ricostruzione nelle mani di una criminalità organizzata che rischia di avvelenare la ripresa civile e identitaria di ciò che la Bosnia aveva saputo esprimere.
Alla lettura di questi racconti vi consiglio di affiancare il bel romanzo La giraffa in sala d’attesa.
BEE è una casa editrice molto interessante, quasi completamente dedicata ad autori balcanici. Ho conosciuto l’editore, Mauro Daltin, in occasione di una delle ultime, anzi, forse l’ultima presentazione di libri cui ho partecipato, circa un mese fa. Lui a sua volta ha pubblicato con Ediciclo, un libriccino delizioso, La teoria dei paesi vuoti, nel quale racconta tanti villaggi fantasma e paesi abbandonati che ha visitato in lungo e in largo per il mondo!
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È una casa editrice davvero in gamba, ho letto diversi titoli e tutti mi hanno soddisfatto. Hanno molta cura in tutti gli aspetti e scelgono libri significativi. Un progetto editoriale che apre una finestra importante sul panorama editoriale dei paesi balcanici, e non solo.
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