L’appuntamento mensile con cui riepilogo le letture del mese e scelgo quella che più mi ha colpita, questa volta è legato ad un evento epocale; una drammatica, dolorosa e incancellabile cicatrice che segnerà diverse generazioni. Un mostro senza faccia con cui abbiamo dovuto confrontarci con ben poche armi a nostra disposizione e che sta cambiando, e cambierà, in modo significativo le nostre vite.

In queste settimane è apparso dappertutto uno slogan: andrà tutto bene. Una frase che forse possiamo sussurrare ai bambini, per tranquillizzarli, per affievolire quella tensione che, nonostante i migliori sforzi, gli stiamo trasmettendo. Ma, per favore, guardiamo in faccia la realtà, non nascondiamoci dietro falsi paraventi. Niente sarà più come prima: quello che è accaduto, e che ancora deve accadere, non si cancella con una frasetta.

Diciamoci, piuttosto, che dobbiamo impegnarci tutti per fare in modo che le cose non vadano di male in peggio; che ciascuno di  noi dovrà fare la sua parte e che dovremo essere coesi come comunità. Dovremo fare delle rinunce, piccole o grandi che siano, dovremo superare molte difficoltà, ma, come ci ha insegnato quella generazione che, almeno qui in Lombardia, sta scomparendo sotto la falce del virus, anche dalle peggiori situazioni si può uscire. Come? Abbandonando la sete di privilegi, l’egoismo e comportandoci come una comunità solidale. Prendendoci cura di chi da questa crisi ne subirà le peggiori conseguenze e reimpostando i nostri stili di vita. Passando da una visione esclusivamente consumistica ad una più umanistica. Almeno, questo è ciò che penso.

La classe politica dovrà fare delle scelte, dare delle risposte per uscire da questa crisi. Questo compete a loro. E sarà la Storia a giudicarne la bontà. A noi, come cittadini, compete ciò che possiamo fare nella nostra sfera d’azione.

Venendo all’argomento di questo post, vi confesso che sono riuscita a leggere meno di quanto avrei voluto. A parte le tante cose da fare, ciò che mi ha frenata è stata una scarsa capacità di concentrazione. Ogni volta che prendevo in mano un libro, dopo poche pagine, sentivo l’eco delle notizie, dei commenti che dai canali di informazione che seguo, mi pungolavano. Spesso, abbiamo dedicato tempo a parlare della situazione con i nostri figli, perché sono ormai grandi e anche loro si interrogano su quanto sta accadendo.

Ecco, dunque, quello che sono riuscita a leggere:

Eshkol Nevo, Tre piani

Sorj Chalandon, Chiederò perdono ai sogni

Božidar Stanišić, I buchi neri di Sarajevo

Maurizio Maggiani, Meccanica celeste

Linda Quilt, Storie raccapriccianti di bambini prodigio

Natalia Ginzburg, La strada che va in città

Evan S. Connell, Mrs Bridge

 

Il libro di Quilt è stata rilettura: l’avevo letto molto tempo fa e mi ha di nuovo sorpreso per originalità e sense of humor. Tranne Connell, gli altri autori già li conoscevo – alcuni molto bene – e quindi sono andata sul sicuro.

Il romanzo di Connell – che mi è piaciuto molto – l’ho visto spesso accostato a “Stoner“, di John Williams; sicuramente hanno molto in comune, ma ritengo che “Stoner” superi in modo netto “Mrs Bridge“.

Come ho già avuto modo di dire, mi piacciono molto i romanzi che mettono in giustapposizione la Storia con le storie personali: esattamente ciò che accade nel romanzo di Chalandon e nei racconti di Stanišić; tra i due, però, il primo mi ha maggiormente coinvolta ed emozionata. Pertanto, è lui il libro del mese.

 

Chalandon chiederò perdono ai sogni

 

Chalandon, attraverso il personaggio di Tyron Meehan, ci racconta la storia di Denis Donaldson, suo amico fraterno, negli anni in cui fu corrispondente da Belfast per Libération.  Una storia dibattuta, in cui Tyrone da eroe diventa traditore del suo popolo, e di cui Chalandon cerca di ricostruire il percorso che lo ha condotto su questa impervia strada. Insieme alla storia pubblica, emerge la storia privata, che si dipana come un lungo filo di padre in figlio: Patraig, Tyrone, Jack. Tre generazioni inghiottite dalla lotta armata, che hanno sperimentato il carcere duro e che hanno inseguito sogni. A cui hanno dovuto rinunciare o chiedere perdono.

Chiederò perdono ai sogni è un romanzo bellissimo, di quelli che ti colpiscono duro, perché oltre alla vicenda umana e personale del personaggio principale, si muove tutto un quartiere, popolato da donne, uomini e bambini, tutti coinvolti nel clima di tensione e violenza che caratterizzò quegli anni, insanguinati da attentati, esecuzioni, e torture. E ben riesce Chalandon a rendere l’atmosfera che si viveva nei quartieri di Belfast, in cui in qualsiasi momento, tutto poteva succedere.  Un periodare che guarda in faccia la realtà, senza giri di parole, ma che pure riesce a elevare le vicende fino a farle quasi epopea, innalzando i toni attraverso una resa poetica, una poetica tragedia.