Molti di voi avranno letto o staranno probabilmente leggendo qualcuno dei dodici romanzi candidati al Premio Strega 2020; io mi sono fatta una short list…. presto inizierò a recensire…. Che ne pensate di queste candidature?
Nel frattempo, vediamoli con qualche post.
Silvia Ballestra, La nuova stagione (Bompiani), proposto da Loredana Lipperini
Si narra che la Sibilla, adirata contro le fate che si attardavano a ballare il salterello con i pastori, avrebbe scagliato loro le pietre che divennero poi il paese di Arquata del Tronto: pietre destinate a rotolare di nuovo, drammaticamente, durante il terremoto. Le sorelle Nadia e Olga si sentono a casa proprio qui, in questa terra che si muove, e che scendendo dai monti Sibillini verso il mare si fa campagna. Il loro papà ha trascorso la vita coltivando i campi, perciò ancora oggi la famiglia viene trattata con rispetto. Ma adesso tutto è cambiato. L’amore e il lavoro hanno portato Olga e Nadia lontano, i figli sono cittadini del mondo. La gente vuole fragole e susine anche a gennaio. È una nuova stagione. Ed è tempo di separarsi dalla terra. Inizia per le sorelle un viaggio a ritroso, nella memoria, e uno reale, attraverso gli incredibili colloqui con i possibili acquirenti del terreno, ex mezzadri arricchiti o emissari di multinazionali della frutta; tutti maschi, tutti ambigui, tutti apparentemente incapaci di capire quanto male facciano le radici quando bisogna tagliarle. È davvero tutto immutabile nell’avvicendarsi delle generazioni, dei raccolti? Possiamo ancora sperare di lasciare questo pianeta un po’ migliore di come lo abbiamo ricevuto? Silvia Ballestra scrive un romanzo attualissimo e antico, come i luoghi dove è nata, cui dedica pagine di graffiante umorismo ma al tempo stesso piene della nostalgia e dello stupore di chi sente iniziare una nuova stagione.
Sotto trovate alcuni pareri e un’intervista:
https://www.criticaletteraria.org/2020/05/silvia-ballestra-la-nuova-stagione-bompiani.html
Marta Barone, Città sommersa (Bompiani), proposto da Enrico Deaglio
Il romanzo di un uomo, delle sue famiglie, delle sue appartenenze, la sua vita visitata con amore e pudore da una figlia per la quale il mondo si misura e si costruisce attraverso la parola letta e scritta.
«Città sommersa è un libro indispensabile» – Robinson
«Avrei voluto che questa storia me la raccontasse lui. Avrei voluto avere il tempo di sentirla. Ma in un certo senso sono consapevole che il libro esiste perché non c’è più l’uomo.»
Il ragazzo corre nella notte d’inverno, sotto la pioggia, scalzo, coperto di sangue non suo. Chiamiamolo L.B. e avviciniamoci a lui attraverso gli anni e gli eventi che conducono a quella notte. A guidarci è la voce di una giovane donna brusca, solitaria, appassionata di letteratura, e questo romanzo è memoria e cronaca del confronto con la scomparsa del padre, con ciò che è rimasto di un legame quasi felice nell’infanzia felice da figlia di genitori separati, poi fatalmente spinoso, e con la tardiva scoperta della vicenda giudiziaria che l’ha visto protagonista. Chi era quello sconosciuto, L.B., il giovane sempre dalla parte dei vinti, il medico operaio sempre alle prese con qualcuno da salvare, condannato al carcere per partecipazione a banda armata? E perché di quel tempo – anni prima della nascita dell’unica figlia – non ha mai voluto parlare? Testimonianze, archivi e faldoni, ricordi, rivelazioni lentamente compongono, come lastre mescolate di una lanterna magica, il ritratto di una persona complicata e contraddittoria che ha abitato un’epoca complicata e contraddittoria. Torino è il fondale della lotta politica quotidiana con le sue fatiche e le sue gioie, della rabbia, della speranza e del dolore, infine della violenza che dovrebbe assicurare la nascita di un avvenire radioso e invece fa implodere il sogno del mondo nuovo generando delusione e rovina. Il romanzo di un uomo, delle sue famiglie, delle sue appartenenze, la sua vita visitata con amore e pudore da una figlia per la quale il mondo si misura e si costruisce attraverso la parola letta e scritta.
Proposto per il Premio Strega 2020 da Enrico Deaglio: «Una giovane donna va in cerca di suo padre, morto di cancro quando era ragazza. Davanti a lei la Città, che un tempo era dominata dalla Fabbrica e dal suo sistema di vita, che nei caffè resiste sulle pareti con “la luce torbida delle carte dei cioccolatini”. Siamo a Torino e Marta Barone indaga sugli oscuri, violenti, ma anche felici Anni Settanta, di cui il padre è stato protagonista, testimone e vittima. “Città sommersa”, denso di pietas non immemore, è un esordio letterario fulminante.»
Sotto trovate due presentazione dell’autrice:
Sono solo una che scrive delle cose. Una conversazione con Marta Barone su “Città sommersa”
https://letteratitudinenews.wordpress.com/2020/05/09/marta-barone-racconta-citta-sommersa/
Jonathan Bazzi, Febbre (Fandango Libri) proposto da Teresa Ciabatti
Finalista al Premio Giuseppe Berto 2019 – Vincitore del Premio Libro dell’anno 2019 di Fahrenheit Radio Rai Tre – Vincitore del Premio Bagutta Opera prima
Un libro spiazzante, sincero e brutale, che costringerà le nostre emozioni a un coming out nei confronti della storia eccezionale di un ragazzo come tanti. Un esordio letterario atteso e potente.
«La leggenda personale del’autore che, sull’onda del potere catalizzante della patologia, trova la forza di comporsi, di ridisegnarsi in un ordine che solo il senno di poi, e il presentimento del temuto finale -la morte- imprimono al suo svolgimento. Malattia e destino, un tema classico in letteratura» – Corriere della sera
«Non un romanzo testimonianza. Febbre è la storia di un bambino nato e cresciuto a Rozzano. Un bambino indefinibile che desidera il Minipony rosa» – Sette
Jonathan ha 31 anni nel 2016, un giorno qualsiasi di gennaio gli viene la febbre e non va più via, una febbretta, costante, spossante, che lo ghiaccia quando esce, lo fa sudare di notte quasi nelle vene avesse acqua invece che sangue. Aspetta un mese, due, cerca di capire, fa analisi, ha pronta grazie alla rete un’infinità di autodiagnosi, pensa di avere una malattia incurabile, mortale, pensa di essere all’ultimo stadio. La sua paranoia continua fino al giorno in cui non arriva il test dell’HIV e la realtà si rivela: Jonathan è sieropositivo, non sta morendo, quasi è sollevato. A partire dal d-day che ha cambiato la sua vita con una diagnosi definitiva, l’autore ci accompagna indietro nel tempo, all’origine della sua storia, nella periferia in cui è cresciuto, Rozzano – o Rozzangeles –, il Bronx del Sud (di Milano), la terra di origine dei rapper, di Fedez e di Mahmood, il paese dei tossici, degli operai, delle famiglie venute dal Sud per lavori da poveri, dei tamarri, dei delinquenti, della gente seguita dagli assistenti sociali, dove le case sono alveari e gli affitti sono bassi, dove si parla un pidgin di milanese, siciliano e napoletano. Dai cui confini nessuno esce mai, nessuno studia, al massimo si fanno figli, si spaccia, si fa qualche furto e nel peggiore dei casi si muore. Figlio di genitori ragazzini che presto si separano, allevato da due coppie di nonni, cerca la sua personale via di salvezza e di riscatto, dalla predestinazione della periferia, dalla balbuzie, da tutte le cose sbagliate che incarna (colto, emotivo, omosessuale, ironico) e che lo rendono diverso.
Proposto per il Premio Strega 2020 da Teresa Ciabatti: «Febbre di Johnatan Bazzi è un romanzo che testimonia un presente che è già futuro prossimo. Questa è una storia del tempo nuovo: perché il fuoco è sorprendentemente altrove rispetto a dove è stato messo fin qui da letteratura e senso comune. Esula dai giudizi e sposta il baricentro sull’accettazione delle fragilità. Una lingua contaminata – la lingua di una periferia dove si parla un pidgin febbrile di milanese, napoletano, pugliese e siciliano – a tratti interrotta, a tratti fluida, distorce, denuncia, svela, innalza e abbassa la soglia della gioia. Così il protagonista, creatura in divenire, non cerca un’identità, o almeno non nelle categorie esistenti, ma ne inventa una sua personale in cui si ama su internet (“usatemi per studiare il cuore del nuovo millennio, quello che prima s’innamora e poi ti vede in faccia”), in cui si può essere tutto, felicemente tutto: colto, balbuziente, emotivo, gay, ironico e anche sieropositivo. L’Orlando di Virginia Woolf qui si condensa, e trova realizzazione in pochi anni. Non servono più secoli.»
Sotto trovate due recensioni:
http://www.minimaetmoralia.it/wp/stregati-febbre-jonathan-bazzi/
http://www.mangialibri.com/libri/febbre-0
sembrano titoli molto interessanti, di questi di oggi ho letto soltanto “Febbre”, e devo dire che mi ha spaizzato davvero, era tanto che non mi appassionavo così ad una lettura, è una scrittura cruda a volte fin troppo, ma va bene così, una vicenda difficile e che parla di fragilità cosa rara in questo momento,
sì spero vinca , ma non credo!
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Insieme a questi tre, è uno di quelli che ho in programma di leggere. Ho capito che sarà una lettura spiazzante, ma, come dici tu, abbiamo bisogno di essere sorpresi…
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Si vedrai non ti deluderà
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Non ne ho letto nessuno. M’incuriosiscono Città sommersa e La misura del tempo. Ora, leggendo i commenti quassù, m’è venuta la curiosità anche per Febbre di Bazzi.
Suppongo che lo Strega se lo aggiudicherà Veronesi, ma forse verrò smentita.
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Anch’io credo Veronesi o Carofiglio. Comunque mi sembra che ci sia una buona varietà tra questi libri, tra stili, generazioni, voci.
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Anch’io azzardo Veronesi!
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