Ecco una selezione tra le nuove uscite che troverete in libreria. Avvicinandosi il Natale, le novità abbondano… A proposito di Natale, se cercate romanzi che siano ambientati proprio nello spirito natalizio classico, o magari in qualche pungente risvolto, o in inedite situazioni, vi rimando al POST che ho dedicato a questo tema.
PER CHI AMA GLI SPAZI SCONFINATI DELL’AUSTRALIA, PER CHI CREDE NELL’AMICIZIA E NELLA RINASCITA
Il nuovo romanzo di Tim Winton, lo scrittore più amato d’Australia, è la storia di un incontro salvifico da cui nasce un’amicizia improbabile: un romanzo allo stesso tempo duro e tenero, brutale e lirico, che esplora il modo in cui pulsioni grezze e istintive ci avvicinano e ci separano.

Il quindicenne australiano Jaxie Clackton ha avuto una vita difficile: rimasto orfano di madre, abita con il padre alcolizzato e violento. Quando il padre muore in un incidente domestico, il ragazzo teme di essere accusato di omicidio e decide di fuggire. Scappando finalmente dalle botte, dall’ubriachezza e dai soprusi, come sua madre non è mai riuscita a fare, ha in mente di raggiungere Lee, la fidanzatina che gli è stata portata via. Nella speranza di procurarsi prima o poi una macchina, Jaxie parte a piedi con una borraccia, un fucile, un binocolo e poco altro. Per evitare l’autostrada e la polizia, si addentra nelle distese semidesertiche in cerca di qualche albero sotto cui ripararsi. Nel giro di poco, la sua diventa una lotta per la sopravvivenza in uno dei luoghi più ostili del pianeta. Sopravvivere da solo, in quelle terre aspre, non è cosa facile. Ma per fortuna non è solo: ormai allo stremo delle forze, s’imbatte nel capanno di un vecchio. È un prete di nome Fintan MacGillis, esiliato in quella zona in seguito a qualche misteriosa trasgressione. Dopo varie esitazioni e diffidenze, Jaxie accetta l’invito dell’uomo a mangiare, bere e lavarsi; non è certo di potersi fidare, ma da lui presto dipenderà la sua vita. Ha così inizio la loro convivenza, governata da una regola ben precisa: non parlare del passato, non chiedere all’altro quali segreti si porta dentro.
Di Tim Winton vi ho già proposto Dirt music; se volete approfondire la letteratura australiana potete consultare il mio POST dedicato a questa destinazione.
PER CHI AMA LE STORIE FUORI DALL’ORDINARIO E CREDE CHE NESSUNO SI SALVA DA SOLO

Dopo il successo internazionale de Il treno dei bambini e di Oliva Denaro, Grande meraviglia completa un’ideale trilogia del Novecento. In questo magnifico romanzo di formazione, il legame di una ragazzina con l’uomo che decide di liberarla rivela il bisogno tutto umano di essere riconosciuti dall’altro, per sentire di esistere.
Elba ha il nome di un fiume del Nord: è stata sua madre a sceglierlo. Prima vivevano insieme, in un posto che lei chiama il mezzomondo e che in realtà è un manicomio. Poi la madre è scomparsa e a lei non è rimasto che crescere, compilando il suo Diario dei malanni di mente, e raccontando alle nuove arrivate in reparto dei medici Colavolpe e Lampadina, dell’infermiera Gillette e di Nana la cana. Del suo universo, insomma, il solo che conosce. Almeno finché un giovane psichiatra, Fausto Meraviglia, non si ficca in testa di tirarla fuori dal manicomio, anzi di eliminarli proprio, i manicomi; del resto, è quel che prevede la legge Basaglia, approvata pochi anni prima. Il dottor Meraviglia porta Elba ad abitare in casa sua, come una figlia: l’unica che ha scelto, e grazie alla quale lui, che mai è stato un buon padre, impara il peso e la forza della paternità. Con la sua scrittura intensa, originale, piena di musica, Viola Ardone racconta che l’amore degli altri non dipende mai solo da noi. È questo il suo mistero, ma anche il suo prodigio.

Sei secondi, un corpo che si schianta al suolo: è l’immagine che la protagonista di questo romanzo non riesce a togliersi dalla testa da quando suo fratello Diego si è lanciato dal quinto piano. È sempre lei che si guarda indietro e ci racconta la loro storia: gli anni trascorsi in Messico con i nonni mentre la madre si guadagnava da vivere in Spagna, ed era lei, ancora bambina, a prendersi cura di Diego; l’arrivo dei due fratelli a Madrid, una città che non capivano e che non li capiva; la separazione, quando lei si trasferisce per cercare la sua strada e lui rimane lì, nel luogo che più odiava al mondo. E infine il ritorno, in un Messico molto diverso e più violento rispetto al paese che ricordava. Cenere in bocca è una storia di separazione e di abbandono, di perdita e di iniziazione alla vita, in cui Brenda Navarro affronta con enorme coraggio temi delicati e dolorosi come le disuguaglianze sociali e la mancanza di radici, confermandosi una delle autrici più importanti e audaci della letteratura latinoamericana. (La mia recensione).
PER CHI AMA LE STORIE DI FAMIGLIA E LE VITE DEGLI ARTISTI

Jan Brokken dedica un libro alla storia di sua madre Olga e al suo lungo soggiorno nelle Indie Orientali olandesi a partire dal 1935. Grazie alle lettere ereditate dalla zia, Jan Brokken ricostruisce la storia intima di una donna curiosa e infaticabile, che ha imparato la lingua makassar e insegnato alle giavanesi a usare la macchina per cucire, ha conosciuto il dolore della perdita di un figlio ed è sopravvissuta alla prigionia in un campo giapponese. E accanto alla vita di Olga scopre quella di Godovskij, «anima baltica» che dalla Lituania viaggia per l’Europa e l’America impressionando con il suo talento di virtuoso del pianoforte, per poi innamorarsi dell’Indonesia. Nell’intrico di culture e fedi dell’arcipelago asiatico, tra i ritmi delle danze di Borobudur e i suoni del gamelan, Jan Brokken disvela le storie di scrittori e compositori, da Hella Haasse a Paul Seelig, che hanno guardato al mondo intorno a loro senza l’avidità predatoria del colonizzatore, ma con la curiosità e l’apertura del viaggiatore. Proprio come Olga.
PER CHI CERCA STORIE EMOZIONANTI

Per tutti i fan che hanno amato L’Arminuta, Borgo Sud ecc, è in arrivo l’atteso nuovo romanzo di Donatella Di Pietrantonio: l’autrice torna in libreria per Einaudi con L’età fragile, con la capacità di toccare in questo romanzo una tensione tutta nuova. Amanda è una delle tante ragazze che fa ritorno al suo paese natale, dopo una fuga a Milano nella speranza di una vita migliore. Ad attenderla sua madre Lucia che vorrebbe tenerla al riparo da tutto, anche se sa che un segreto dal passato sta per riemergere in tutto il suo funesto fulgore.
PER CHI AMA LE AUTO E SA CHE SONO LO SPECCHIO DELLA SOCIETA’

Quando la Renault 4, detta Marie Chantal, debuttò nel Grand Palais di Parigi, dissero che sarebbe stata l’auto di tutti. E quella R4 color amaranto, modello Export, acquistata nel 1971 da Filippo Bartoli, divenne di tutti. A partire dal momento in cui, il 9 maggio 1978, dopo 253.839 chilometri di vita, smise di respirare insieme al corpo che trasportava. Lui era l’uomo più importante d’Italia. Lei l’auto più venduta di Francia. Era nata a Billancourt, la fabbrica parigina che aveva modellato il volto di una nazione. Nelle sue officine avevano lavorato il leader cinese Deng Xiaoping, il fotografo Robert Doisneau, la filosofa Simone Weil, il cantautore Georges Brassens e persino Gusztáv Sebes, l’allenatore della Grande Ungheria. Ma non solo loro. Dentro quegli stabilimenti, germogliati nel giardino della madre di Louis Renault, si erano mosse altre esistenze destinate ad attraversare due conflitti mondiali, la Guerra fredda, il Sessantotto, la crisi economica e la lotta armata. Seguendo quel filo lunghissimo che lega un’origine a un epilogo, riga dopo riga Piero Trellini ci trascina in un incredibile viaggio, dentro una storia che va vista dal basso, dove sono i fari delle auto a guidarci. Lungo il percorso ogni cosa si collega. Si rincorrono i pensieri di Henry Ford, Adolf Hitler, Ernest Hemingway, Francis Scott Fitzgerald, Clare Boothe Luce, George Marshall, Eduardo De Filippo, George Patton, Jean-Paul Sartre, Le Corbusier, Giangiacomo e Inge Feltrinelli, Sandro Pertini, Renato Curcio, Pier Paolo Pasolini, Henry Kissinger, Paolo VI, Aldo Moro e molti altri. Sarà la lenta trasformazione delle loro teste, attraverso una catena invisibile di anelli, a deviare la storia, portando quell’auto e quei pensieri a respirare la stessa aria e a intraprendere il medesimo tragitto. Per ritrovarsi, nelle ultime strepitose pagine, sovrapposti e coincidenti dentro la più drammatica delle coordinate.
PER CHI SA CHE OGNI LUOGO NASCONDE TANTE STORIE

Tofianes è il paese della Cantabria dove Emilio e Mercedes hanno appena comprato una seconda casa. Hanno qualche risparmio, due bambine e un terzo in arrivo, e una casetta vicino al mare sembra loro una buona idea. Ancora non sanno che la gravidanza presto si complicherà e che quel figlio potrebbe non correre mai nel giardino in riva alle scogliere. È il 1984 quando accade tutto questo, ma è anche l’inverno del 1633, e Juan e Juliana hanno da poco perso loro figlio; ed è il 1947, e Luis e Teresa si sono appena conosciuti ballando alla sagra del paese; mentre è durante il Cretaceo che un’ammonite muore affinché un bambino possa trovarla nel 1995. Tutto avviene nello stesso luogo, in quel paese, Tofíanes, “più piccolo e più grande del mondo intero”, in un presente continuo, in un divenire incessante che dimentica i propositi e i sogni degli uomini e tramuta il loro ricordo in un nome e in una croce nei registri degli archivi parrocchiali. (la mia recensione)

Cognetti scende dai ghiacciai del Rosa per ascoltare gli urti della vita nel fondovalle. La sua voce canta le esistenze fragili, perse dietro la rabbia, l’alcol e una forza misteriosa che le trascina sempre più giù, travolgendo ogni cosa. Lungo la Sesia come in tutto il mondo, a subire il dolore dell’uomo restano in silenzio gli animali e gli alberi.
Un padre ha piantato due alberi davanti alla sua casa, uno per ogni figlio. Il primo, un larice, è Luigi, duro e fragile, che in trentasette anni non se n’è mai andato dalla valle. Lui e Betta si sono innamorati facendo il bagno nelle pozze del fiume, tra le betulle bianche: ora non succede più così di frequente, ma aspettano una bambina e nell’aria si sente il profumo di un nuovo inizio. Lui ha appena accettato un lavoro da forestale, lei viene dalla città e legge Karen Blixen. L’altro albero è un abete: Alfredo è il figlio minore, ombroso e resistente al gelo, irrequieto e attaccabrighe. Per non fare più guai ha scelto di scappare lontano, in Canada, tra gli indiani tristi e i pozzi di petrolio. Ma adesso è tornato. Alfredo e Luigi in comune hanno due cose. La prima sta in un bicchiere: bere senza sosta per giorni, crollare addormentati e riprendere il mattino dopo, un bianco, una birra, un whisky e avanti ancora un altro giro, bere al bancone dove si scommette se l’animale che uccide i cani lungo gli argini sia un lupo, un cane impazzito o chissà cosa. Oltre all’alcol però c’è la casa davanti a quei due alberi. Adesso che il padre se n’è andato, Alfredo è tornato in valle per liberarsi dei legami rimasti: lui non lo sa, ma quella stamberga da un giorno all’altro potrebbe valere una fortuna.
PER TUTTI I BOOKLOVERS

Eccentrico e dolceamaro, tra imprevisti che sfiorano il comico, beffe del destino e un umorismo travolgente, L’uomo che amava i libri celebra ciò che vi è di straordinario nella cosiddetta vita ordinaria.
L’esistenza di Bob Comet, bibliotecario in pensione, scorre come un lungo fiume tranquillo: non ha amici, il suo telefono non squilla mai e se qualcuno bussa alla sua porta, di sicuro è per vendergli qualcosa. Da tempo Bob ha rinunciato all’idea di conoscere il prossimo, o di lasciarsi conoscere, e il suo unico modo di stare nel mondo è tramite la lettura: qualcosa di vivo, in costante movimento e perenne crescita. In quasi tutte le stanze della sua casa ci sono scaffali zeppi di volumi, nei corridoi ordinate torri di libri, ovunque romanzi ammassati. L’altro piccolo piacere che Bob si concede è camminare. Le sue lunghe passeggiate cominciano senza una meta precisa e non prevedono contatti umani. Fino al giorno in cui, entrando in un 7-Eleven, si imbatte in una donna dall’aria assente, ferma davanti alle porte di vetro dei frigoriferi. La donna è vestita come una bambina, ma da sotto il berretto le spunta una zazzera bianca e scarmigliata. Al collo ha un foglietto legato a una cordicella, con la scritta: Mi chiamo Chip, e vivo al centro anziani Gambellreed. Nel ricondurre la sperduta signora alla residenza per anziani, lo sguardo di Bob cade su un volantino in una bacheca: è un appello a fare volontariato presso quel centro. Un’occasione, per Bob, di sottrarsi all’ostinata solitudine di decenni. Ma anche, in modo del tutto inatteso, l’opportunità di riconciliarsi col suo passato e, forse, affrontare la feroce nostalgia per un amore perduto.
PER CHI CERCA RACCONTI CHE FUNZIONANO COME UNA LENTE BEN A FUOCO

Paolo Zardi elegge la letteratura quale disciplina che meglio racconta la complessità delle scelte che definiscono ogni vita, perché capace di indagarne le dinamiche nascoste e imprevedibili. Le pagine de «La meccanica dei corpi» abitano queste forze e lo fanno in modo inatteso. Una ragazza lavora nella grande città, decisa a smarcarsi dalle origini di provincia. Un uomo che ha raggiunto lo status agognato, decide che alla sua vita manca qualcosa. Un vecchio alla fine dei suoi giorni è visitato dai fantasmi del passato, riceve fax in bianco e telefonate di nessuno. Una donna vede suo marito trasformarsi in uno sconosciuto. Due amici, durante una cena casalinga, attraversano il tempo. Cinque storie che, in un misto di garbo e sfrontatezza, colgono il rumore che gli esseri umani fanno nel loro incessante esistere: una sinfonia di desideri, speranze, attese, di inneschi improvvisi che riscrivono la partitura iniziale.
PER ORA E’ TUTTO. ALLA PROSSIMA!!



Quoto Jan Brokken!
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Immancabile 😉
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Anch’io grazie d presentazione
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