La notte mento di Philippe Besson, Guanda 2024, traduzione di Leila Beauté, 207pp.

Ma la notte, ancora una volta, fa il suo effetto, il luogo ha decisamente il suo mistero, la sua reputazione, i suoi imperativi irresistibili. Pag. 129

Un viaggio notturno che diventa un incontro con l’imprevedibile e con la natura umana

La notte mento di Philippe Besson ci porta a bordo di un treno notturno che da Parigi è diretto a Briançon, sulle Alpi francesi, vicino al confine con l’Italia. A bordo sale un gruppo di passeggeri con storie e motivazioni diverse che, per una fatalità, si ritrova inaspettatamente unito da un evento drammatico.

Mentre l’ambientazione su un treno notturno potrebbe richiamare alla mente un classico giallo alla Agatha Christie, con tanto di detective baffuto e omicidi imminenti, La notte mento si rivela ben presto un’opera ben diversa. Besson abbandona i cliché del genere poliziesco per offrirci un’esplorazione profonda e umana di un gruppo di personaggi le cui vite si intrecciano per poco più di dieci ore. Seppur manchi l’elemento crime tipico dei romanzi di Agatha Christie, il romanzo non delude gli amanti del genere. Besson mantiene la suspense e la tensione narrativa, creando un’atmosfera coinvolgente che cattura il lettore fin dalle prime pagine, quando annuncia che non tutti i passeggeri saranno vivi al mattino.

La scelta di Philippe Besson di rivelare fin dall’inizio la presenza di vittime imminenti si rivela un espediente narrativo astuto e ricco di sfumature. Questa informazione, anziché togliere suspense al romanzo, la amplifica su più livelli, influenzando la lettura e la nostra percezione dei personaggi.

La consapevolezza che alcune persone tra i protagonisti non sopravvivranno al viaggio infonde una sottile inquietudine all’intera narrazione. Ogni interazione, ogni dialogo assume un nuovo significato, colorandosi di potenziali indizi e presagi. Il lettore si ritrova a giocare al detective, cercando di individuare i futuri defunti e le cause della loro tragica fine.

La conoscenza del destino infausto di alcuni protagonisti intensifica il nostro legame con loro. Ci spinge a conoscerli meglio, a comprendere le loro storie, i loro sogni, le loro paure. Diventiamo spettatori consapevoli delle loro ultime ore di vita, accrescendo la nostra empatia e il nostro coinvolgimento emotivo.

L’epilogo, con la sua rivelazione inaspettata, rappresenta il culmine di questo gioco narrativo. Besson sovverte le nostre aspettative, dimostrando che la realtà non sempre coincide con le nostre ipotesi. Il colpo di scena finale ci lascia sorpresi e commossi, sottolineando ancora una volta la fragilità della vita e l’imprevedibilità del destino.

Con la sua scrittura fluida e delicata, Besson ci introduce a un variegato cast di personaggi: c’è chi ha scelto il treno per risparmiare, chi per avventura, chi per necessità. Ciascuno di loro porta con sé un bagaglio di esperienze, sogni e fragilità che vengono messi a nudo nel corso del viaggio. Tra loro troviamo un giovane in fuga da un passato difficile, una donna con due bambini che sta scappando da un marito manesco, un’anziana signora alle prese con la malattia del marito, un gruppo di ragazzi, un rappresentante di abbigliamento sportivo, un medico di famiglia.

I personaggi interagiscono all’interno degli scompartimenti a cui sono stati assegnati. E questo pone già da subito il tema della casualità: trovarsi fianco a fianco con uno sconosciuto, di cui non sappiamo niente, è come un sorteggio, non sappiamo cosa aspettarci. Lo spazio angusto, l’ambientazione notturna, spingono all’inizio alla prudenza, a studiare chi si ha di fronte. Poi, man mano che la stanchezza aumenta, e il sonno è difficile da prendere, si cede, ci si arrende ad aprirsi, a confidarsi, addirittura a raggiungere un’intimità che magari non abbiamo nemmeno con le amicizie che frequentiamo.

Un incidente improvviso sconvolge il viaggio, stravolgendo i piani e mettendo a dura prova i protagonisti. Di fronte alla tragedia, la loro umanità viene messa a nudo, rivelando lati inaspettati di coraggio, altruismo e fragilità. Besson esplora con maestria la psicologia dei suoi personaggi, mostrando come le situazioni estreme possano far emergere il meglio e il peggio di ognuno. L’autore ci invita a riflettere sulla fragilità della vita, sul potere dei legami umani e sulla forza che possiamo trovare in noi stessi di fronte alle avversità, e offre spunti di riflessione su tematiche attuali come il potere dirompente dei social media e il sensazionalismo mediatico a scapito del rispetto del dolore.

Qui potete leggere l’incipit.

Philippe Besson è nato nel 1967. Si specializza in diritto presso l’École supérieure de commerce di Rouen. Nel 1989 si trasferisce a Parigi dove esercita la professione di giurista e insegna diritto sociale. Nel 1999 si appassiona alla lettura dei romanzi e racconti di combattenti della prima guerra mondiale e questo lo avvicina alla scrittura e alla redazione del suo primo romanzo, che ricostruisce il personaggio di Marcel Proust, autore che aveva esercitato e eserciterà una fortissima influenza su Besson.
Ha scritto più di venti romanzi, molti dei quali sono stati adattati per il cinema e il teatro; è tradotto in molti paesi; in Italia i suoi romanzi sono pubblicati da Guanda.