I cartoni animati giapponesi, Pac-Man, Dylan Dog, l’iconica rivista Cioè, e poi l’arrivo di internet, i primi cellulari. In quegli anni, inoltre, il Made in Italy si faceva strada nel mondo, a partire dallo stile di vita e dalla moda, dove i cambiamenti – come ricorda Mariella Milani, critico di moda e scrittrice – furono epocali.
Erano gli anni degli yuppies, della carriera a tutti i costi, della “Milano da bere“, ma anche dei paninari con i bomber, gli scarponi Timberland, e bisognava per forza seguire le mode per non essere esclusi. Poi i dark, i metallari con il loro abbigliamento e le loro capigliature; poi il boom del culturismo; insomma, la parola d’ordine era apparire, non essere. In ambito intellettuale, tramontate le ideologie e finita la stagione della devozione coatta all’arte «impegnata», si sdoganarono le varie manifestazioni della cultura pop e di massa.
Gli anni 80 videro la nascita delle televisioni commerciali (la «neotv», copyright Umberto Eco) con i programmi tipo Drive in, della politica spettacolo, e, su scala internazionale, dell’affermazione trionfale del neoliberismo e, dalle nostre parti, dell’ascesa del berlusconismo. Insomma, l’età d’oro dell’edonismo reaganiano, per usare l’espressione coniata, nel corso del programma Quelli della notte, da Roberto D’Agostino, futuro padre del sito di gossip politico-economico Dagospia. Purtroppo furono anche gli anni che videro l’arrivo dell’Aids.
E come dimenticare la finale dei Mondiali di Calcio Spagna 82 o il matrimonio di Carlo e Diana?
Insomma, gli anni ‘80, venuti dopo e in reazione ai terribili anni di piombo, sono stati una decade-laboratorio, definita come l’ultima e colorata Belle Époque del XX secolo. Che si concluse con un evento epocale: la caduta del muro di Berlino nel 1989 che aprì le porte al nuovo decennio, gli anni Novanta (ve ne parlo QUI).
Nella musica internazionale Cindy Lauper rivendicava il diritto delle ragazze a divertirsi nel suo brano iconico “Girls just want to have fun” e il diritto a non avere paura di essere se stessi in “True colors“; ci fu l’ascesa di star assolute, come Michael Jackson, Madonna, la “material girl” , i Queen; al cinema i Goonies, Ghostbusters, Ritorno al futuro, ET; in televisione le serie La casa nella prateria, Sentieri, General Hospital, Beautiful, Dallas, Dinasty…
E poi i tormentoni estivi italiani degli anni Ottanta, da Luna di Gianni Togni, a Un’estate al mare di Giuni Russo, passando per Vamos a la playa dei fratelli Righeira e Boys di Sabrina Salerno…
Ma “Cosa resterà di questi anni 80», come cantava, alla fine di quel decennio, Raf?

Veniamo ai libri: in quegli anni ci furono importanti uscite in libreria, alcune delle quali sono diventati veri casi editoriali che ancora oggi continuano a vendere migliaia di copie ogni anno. Partiamo dalla letteratura per ragazzi:


La storia infinita, il grande classico fantasy scritto da Michael Ende, pubblicato in Italia nel 1981: un romanzo di formazione, un’avventura indimenticabile in un luogo meraviglioso, Fantasia, dove creature mitiche e città sospese fanno da sfondo ad una storia incantata.
Esattamente come per il romanzo Matilde, di Roald Dahl del 1988, che negli anni 90 diventò il famoso film Matilde 6 mitica.
Vediamo quali romanzi uscirono in quella decade:
Gli aquiloni è un romanzo di Romain Gary, pubblicato in Francia nel 1980 e in Italia nel 2017 da Neri Pozza Editore. È stato l’ultimo romanzo pubblicato dallo scrittore, che nello stesso anno si suicidò


Degli anni 80 sicuramente passeranno ai posteri lo Stephen King di It (1986) e di Misery (1987) che non deve morire: un romanzo inquietante che racconta di uno scrittore, Sheldon, che a causa di un incidente d’auto finisce prigioniero di un’infermiera innamorata dei suoi romanzi, la sua Fan numero uno come ama definirsi. Quando Annie, questo il nome della rapitrice, scopre che Sheldon ha “ucciso” l’eroina Misery nel suo ultimo romanzo, lo costringe a distruggerlo e scriverne un altro con Misery viva. Sheldon, sofferente per le ferite dell’incidente e per le torture orribili che Annie gli infligge – gli taglia un piede e cauterizza la ferita tra le altre cose – è obbligato così a dare il meglio di sé. Perché Annie non si accontenta, perché Annie vuole il grande romanzo.
Di King ricordiamo anche Cujo, che uscì nel 1981.

Nel 1985 esce Il racconto dell’ancella, il romanzo distopico di Margaret Atwood. Ambientato in un futuro prossimo, in una teocrazia totalitaria che ha rovesciato il governo degli Stati Uniti, Il racconto dell’ancella esplora i temi della sottomissione della donna e dei vari mezzi che la politica impiega per asservire il corpo femminile e le sue funzioni riproduttive ai propri scopi. C’è anche la volontà di colpire, con tagliente ironia, il cuore di una società meschinamente puritana che, dietro il paravento di tabù istituzionali, fonda la sua legge brutale sull’intreccio tra sessualità e politica. Nel 1990 il romanzo è stato adattato per il grande schermo nell’omonimo film diretto da Volker Schlöndorff e nel 2017 per la televisione nell’omonima serie.

Norwegian Wood di Haruki Murakami del 1987, espressamente basato sul racconto Hotaru (La lucciola) di cinque anni prima. In Italia è stato pubblicato anche col titolo Tokyo Blues. Murakami lo definisce un romanzo d’amore «molto personale» e lo dedica ai suoi amici «che sono morti e a quelli che restano».
Il romanzo è un lungo flashback, narrato in prima persona dal protagonista Watanabe Tōru. Su un aereo atterrato ad Amburgo, al suono di Norwegian Wood dei Beatles, Watanabe ricorda con precisione un fatto avvenuto diciotto anni prima e che ha segnato la sua giovinezza: l’incontro con Naoko, la fidanzata di Kizuki, il suo unico amico, morto suicida pochi mesi prima. Il ricordo di Naoko sarà lo spunto per ripercorrere i difficili anni dell’università, la vita in collegio, l’amicizia con Nagasawa, ragazzo spregiudicato e controverso, l’amore impossibile per la stessa Naoko, poi ricoverata in un istituto psichiatrico, e quello per Midori, compagna di corso all’università con una vita provata da lutti familiari.
Come sottolineato dai tumulti nelle università, che forniscono un riferimento temporale, la vicenda è ambientata alla fine degli anni sessanta, tra il 1968 e il 1970. Watanabe, che rimarrà estraneo alle occupazioni delle università e ai propositi rivoluzionari, affronta un percorso di dolore e crescita personale, che lo porterà alla consapevolezza che la morte non è l’antitesi della vita, bensì una sua parte intrinseca.

Milan Kundera ci regalò un romanzo cult: L’insostenibile leggerezza dell’essere (1982); il romanzo parla del mal di vivere e della fatica di barcamenarsi tra le incombenze quotidiane. Ambientato a Praga una decina di anni prima, le pagine raccontano la vita degli intellettuali al tempo della Primavera di Praga e dell’Operazione Danubio.
Raymond Carver diede alle stampe Di cosa parliamo quando parliamo d’amore del 1981, in Italia nel 1987, e Cattedrale in Italia nel 1984.


Isabel Allende uscì con quello che sarà il suo capolavoro di sempre, La casa degli spiriti nel 1982
Nel 1984 esce Il colore viola di Alice Walker, vincitore del Pulitzer e del National Book Award per la narrativa. Il libro ha la forma di un romanzo epistolare e narra le vicende di una donna afroamericana del Sud degli Stati Uniti intenta dapprima a scrivere a Dio e poi a sua sorella, da cui era stata strappata molti anni prima e che credeva essere sparita nel nulla. Una storia di disperazione, dunque, ma anche di rivalsa, e l’occasione per comprendere ancor di più la situazione delle persone di colore nell’America della prima metà del secolo scorso. L’anno successivo le stesse vicissitudini sono state raccontate anche al cinema, interpretate da una magistrale Whoopi Goldberg.
Non ci sono solo le arance di Janette Winterson esce nel 1985: è un romanzo di formazione e pietra miliare della letteratura LGBTQ contemporanea, vincitore di numerosi premi. Nella profonda provincia inglese, presso la famiglia integralista che l’ha adottata, Jeanette si innamora di una vicina di casa. Inizia così un percorso che la allontana dalla madre e da regole oppressive e bigotte.
Sempre nel 1984 va in stampa Le mille luci di New York, di Jay McInerney, che ritrae un’America diversa. L’autore (che non cita mai il nome del protagonista) racconta la storia di un giovane newyorkese da poco divorziato da Amanda, più interessata alla sua carriera da modella in Europa che all’amore. Questo è l’espediente che porta il protagonista a inserirsi in giri loschi fatti di locali malfamati e cocaina nel Lower East Side: il suo comportamento autodistruttivo, però, ha radici ben più profonde e parla di un rapporto conflittuale con la madre recuperato solo pochi giorni prima della sua morte.


Nel 1988 esce il noir per eccellenza di tutto il decennio: Il silenzio degli innocenti di Thomas Harris, romanzo in cui compare per la seconda volta l’iconico personaggio di Hannibal Lecter dopo che il serial killer aveva fatto la sua prima apparizione in Il delitto della terza luna. La trama è arcinota soprattutto grazie al film del 1991 diretto da Jonathan Demme con la partecipazione di Jodie Foster (miglior attrice agli Oscar) e Anthony Hopkins (miglior attore con solo poco più di 24 minuti sullo schermo).
Non possiamo dimenticare la Trilogia della città di K., il romanzo della scrittrice ungherese naturalizzata svizzera Ágota Kristóf. Si compone di tre parti: Il grande quaderno, pubblicato separatamente nel 1986, La prova del 1988 e La terza menzogna del 1991. I romanzi raccontano la vita di due gemelli, Lucas e Klaus, dei loro familiari e delle persone che essi conoscono e con cui intrecciano rapporti durante la seconda guerra mondiale e successivamente, fino ai giorni nostri. Per tutto il libro i due gemelli appaiono come personaggi interscambiabili in un rapporto dapprima morboso, poi incredibilmente distaccato.
Gli anni Ottanta vedono anche la nascita della saga del signor Malussène creata dalla geniale mente del francese Daniel Pennac, con il cosiddetto Ciclo di Malaussène: Il paradiso degli orchi (1985), La fata carabina (1987), La Prosivendola (1989) a cui farà seguito Signor Malaussène del 1995.
Venendo alla letteratura nostrana, ci sono diversi libri da ricordare. Partiamo dal più famoso:

Il nome della rosa, il capolavoro di Umberto Eco, pubblicato nel 1980: un’opera stratificata che viene apprezzata dal pubblico colto come da quello più popolare grazie alle infinite letture possibili. Costruito nella doppia struttura di romanzo storico e romanzo giallo, con tre differenti livelli di lettura, il romanzo di Eco gioca con il lettore proponendo citazioni, anacronismi. Divenuta anche un film famoso, l’opera è un best seller venduto in tutto il mondo. A proposito del suo protagonista vi rimando al mio post. Nel 1988 Eco pubblica anche Il pendolo di Focault, un libro sulle forme di costruzione del mito e della verità e, secondo taluni critici, una critica decostruttivista alle cospirazioni globali di tanta letteratura contemporanea.

Altri libertini è l’opera prima di Pier Vittorio Tondelli, pubblicata nel 1980 da Feltrinelli. Il libro è una raccolta di racconti anche se Tondelli preferiva parlare di romanzo a episodi per via della ricorrenza delle situazioni narrate. La raccolta si compone di sei racconti: Postoristoro, Mimi e istrioni, Viaggio, Senso contrario, Altri libertini e infine Autobahn.
Il successo di pubblico indusse l’editore a predisporre fino a tre edizioni allorché il Procuratore generale de L’Aquila ordinò il sequestro del libro per oscenità e oltraggio della pubblica morale, a causa della denuncia presentata da un privato cittadino offeso dalla presenza di bestemmie e immagini obiettivamente forti o, perlomeno, inusuali agli occhi della morale comune dell’epoca.
Catalogato inizialmente dalla maggior parte della critica come un fenomeno di costume destinato a esaurirsi nel breve volgere di una stagione, Altri libertini raccoglie un clamoroso successo presso il pubblico, formato principalmente da coetanei del giovane scrittore, attratti in primis dalla forte carica trasgressiva dell’opera ma anche dalla vicinanza ideologico-cronologica alle vicende narrate.
Un weekend postmoderno. Cronache dagli anni ottanta è una raccolta di articoli di Pier Vittorio Tondelli, pubblicato nel 1990. Lo scopo del libro è quello di raccontare e descrivere attraverso uno studio di mode e di musica, di tendenze letterarie e artistiche, la cronaca vera e propria degli anni ottanta in Italia, in un progetto che si viene a concludere con il libro L’abbandono. Racconti dagli anni ottanta, pubblicato postumo nel 1993.

Il siciliano Gesualdo Bufalino, prima docente e poi preside in un istituto magistrale, ha esordito in letteratura a un’età avanzata, pubblicando nel 1981 il romanzo Diceria dell’untore. Scritto nel decennio precedente, il libro narra in prima persona una storia d’amore ambientata in un ospedale per tubercolotici, e ha ottenuto ottimi riscontri sia dalla critica sia dal pubblico. Anche nelle opere successive ha saputo creare sottili invenzioni narrative: Argo (1984), L’uomo invaso (1986), Le menzogne della mezzanotte (1988). Bufalino si è rivelato come un autore raffinatissimo, orientato verso una cultura europea novecentesca, e il suo stile è alto, ricercato e ricco di metafore.
Nel 1985 esce Narratori delle pianure, una raccolta di trenta racconti di Gianni Celati. Il libro mostra un forte cambiamento di stile rispetto alla precedente produzione: i picchi d’intemperanza stralunata e comica degli anni settanta si volgono in una lingua volutamente e arrendevolmente semplice, fortemente influenzata dai modelli carveriani, che riesce a disegnare le cose con minore numero di parole e in maniera più chiara, quasi come fotografie; inoltre, le trenta novelle, comiche, malinconiche e fantastiche, che hanno luogo sulla valle del Po, recuperano antiche forme narrative della tradizione novellistica italiana
Negli anni Ottanta vanno in stampa le prime opere di Antonio Tabucchi, che arriverà all’apice della sua produzione letteraria negli anni Novanta, con il capolavoro Sostiene Pereira. Nel 1983 esce Donna di Porto Pim (vedi mia recensione), nel 1984 Notturno indiano, nel 1985 Piccoli equivoci senza importanza, e nel 1986 Il filo dell’orizzonte.
Nel 1986 esce Danubio che narra un viaggio di Claudio Magris in compagnia di amici, attraverso i luoghi in cui sono nati, vissuti o passati personaggi più o meno noti della storia, della cultura e della letteratura Mitteleuropea in qualche modo legati al Danubio. Vi si tesse una fitta trama di riferimenti e citazioni, oltre che riflessioni personali, su temi quali la fama letteraria, il concetto di nazione e il legame fra lingua e collocazione geografica e politica.
Il bar sotto il mare del 1987 di Stefano Benni, che arriva undici anni dopo la sua opera prima, quel Bar Sport che è un piccolo capolavoro di comicità. Benni ora ci porta in un bar molto particolare: Il bar sotto il mare è il posto dove tutto può accadere, dove la voglia di raccontare si dipana fortissima in ogni racconto, dove si piange e si ride a ogni pagina. Lo stile stralunato di Benni si declina nei ventiquattro personaggi e nelle loro storie toccando i generi più diversi, dal giallo al racconto fantastico.

Volevo i pantaloni è il primo romanzo di Lara Cardella, pubblicato nel 1989, quando l’autrice aveva solo 19 anni. Il romanzo, parzialmente autobiografico, racconta la situazione di un’adolescente costretta nelle restrizioni mentali e culturali della Sicilia di quegli anni. Il romanzo ottenne un inaspettato successo, diventando un vero e proprio fenomeno di costume, arrivando ad essere tradotto in diversi paesi europei ed extraeuropei. Nello stesso anno di pubblicazione del libro, venne tratto un film omonimo diretto da Maurizio Ponzi ed interpretato da Giulia Fossà.
Il Premio Nobel per la Letteratura nella decade Ottanta non è stato assegnato ad alcun autore italiano; però, in quel decennio figurano molti nomi divenuti famosi: Gabriel García Márquez, Joseph Brodsky, Elias Canetti, ma anche due autori africani Wole Soyinka e Nagib Mahfuz, per citarne alcuni.
Il Premio Pulitzer per la narrativa ha visto premiati John Updike, Toni Morrison e Alice Walker, tra gli altri.
Per quanto riguarda invece casa nostra, lo Strega fu assegnato a Vittorio Gorresio, Umberto Eco, Goffredo Parise, Mario Pomilio, Pietro Citati, Carlo Sgorlon, Maria Bellonci, Stanislao Nievo, Gesualdo Bufalino, Giuseppe Pontiggia.
Infine, vi lascio alcuni titoli di libri che raccontano i mitici anni Ottanta:
Io c’ero negli anni 80, di Valentina Cambi, Infiniti anni Ottanta di Giovanni Ciofalo , Clubbing for heroes di Bruno Casini , I miei anni ’80 di Mirco Delle case, Storia d’Italia degli anni Ottanta di Marco Gervasoni , Le video generation, I ragazzi degli anni 80 e i loro miti di Piergiorgio Pardo , Il segreto degli anni Ottanta di Roberto Franco.
Qui, invece, trovate un riepilogo dei fatti storici.

Il nome della rosa ha paerto il ciclo del giallo in generale, del romazo storicheggiante in Italia. Libro che ebbe dalla sua un’ottima opera di marketing, come molti romanzi di Eco sopravvalutato. Per contro Diceria dell’autore fu e resta sottovalutato. Notturno Indiano e Danubio, restano ancora oggi dei romanzi stupendi. Restano delle icone di quel decennio, ma con un fascino esotico e mistico: La casa degli spiriti, e La storia infinita. Stephen King raggiunse il suo massimo con It e Misery. Non ricordo se la Zona morta è di quegli anni. Il film si, ed è una delle pietre miliari cinematografiche degli anni ’80 e di quel genio tutto anni 80 di David Cronenberg. Un caro saluto. Fritz.
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Grazie per questo contributo!
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gli anni ’80 sono così terribilmente datati …
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vero, però alcune cose – prese con le pinze – si possono salvare… parlo di letteratura….
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Tondelli per esempio
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👍👍👍
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Frigidaire, Linus.
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👍👍👍
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Per quanto mi riguarda, Il racconto dell’ancella e Il nome della rosa.
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Che bella rassegna, Pina! Vedo tante “letture amate” tra questi titoli: Il racconto dell’ancella, Trilogia della città di K., Matilde, IT, Diceria dell’untore, solo per citarne alcune. Quando leggo, non faccio sempre caso all’anno di pubblicazione, quindi non mi ero resa conto di avere in libreria tanti “ottantini”. A quanto pare, non mi piace solo la musica anni ’80 (o ispirata agli anni ’80), ma anche la letteratura di questa decade 😁.
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Prossima puntata : anni 90!
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Bellissima recensione
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Grazie 🤗
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Non ho mai amato gli anni ’80. Né la tv, né la musica, né la letteratura. Con qualche eccezione, ovviamente. Per una come me, cresciuta a pane e 68, gli anni ’80 furono una vera regressione. Dal punto di vista personale, sono stati gli anni in cui ho avuto i miei figli, quindi belli per questo, ma anche tali da rendermi praticamente impossibile tenermi aggiornata. Io negli anni ’80, quando avevo un po’ di tempo, leggevo Agatha Christie e Jane Austen. Sembrerà strano, ma non ho mai letto L’insostenibile etc, La casa degli spiriti, le mille luci di New York. Il nome della rosa sì, Sostiene Pereira, però devo averlo letto diversi anni dopo…
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Io sono cresciuta negli anni settanta quindi capisco benissimo il tuo punto di vista…. Però negli ottanta leggevo Eco, Kundera….
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Mi hai fatto tornare in mente ricordi piacevoli e letture interessanti. Grazie!
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Grazie a te Luisella 🤗
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Non avevo mai pensato che tutti questi libri (alcuni letti, alcuni in lista, alcuni davvero molto conosciuti) fossero accomunati dal fatto di essere nati negli anni 80! Sarà perché per me la letteratura del dopoguerra è tutta in un unico contenitore mentale a parte quella degli ultimi venti/venticinque che ho vissuto più in prima persona?
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Io ricordo le uscite di quei libri….. Ero già grande… 😊
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Eh infatti, mi sa che il discrimine è averle vissute in prima persona, altrimenti rientrano in un fumoso lasso di tempo non ben definito!😅
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Sì….
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Certo che la dice lunga che, nel pieno degli anni Ottanta, dell’edonismo reaganiano, del berlusconismo e delle sue TV commerciali, un procuratore trovasse “indecente” il libro di Tondelli…
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Quanto hai ragione….
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Conosco la maggior parte di questi libri ma non avevo idea che fossero usciti tutti negli anni 80. La Storia Infinita l’ho letto tanti anni fa e resta uno dei miei preferiti, mentre Volevo I Pantaloni è un titolo che sicuramente recupererò ❤️
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Spesso capita di leggere i libri a distanza di anni e quindi è più difficile collocarlo nel tempo.
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