Il mestiere di leggere. Blog di Pina Bertoli

Letture, riflessioni sull'arte, sulla musica.

Nina sull’argine

INCIPIT

Caterina si era guardata indietro.
Alle loro spalle il fiume si allungava fino alla città, stesa sotto ai monti. Due grandi cime dal profilo simile, quasi sdoppiato, come ombre rivelate da un movimento inatteso nello scatto di una fotografia. Ne aveva attribuito l’effetto alla rifrazione di un’aria pesante, una caligine umida presagio di un’estate rovente, nonostante sul monte a destra si mostrassero ancora residui di neve sulle cime, piccoli tocchi come getti di vernice. Caterina aveva toccato la spalla al pilota, facendo cenno di rallentare, per fare un altro giro.
In quel punto il fiume faceva una curva, protetta da una serie di pennelli squadrati. Dietro, una serie di laghetti artificiali, frutto di un’attività estrattiva oramai abbandonata. Il fondo sabbioso affiorava dal colore immobile della superficie dell’acqua. Si erano avvicinati alla cava, fino a percepire il giallo brillante di due escavatori, in bilico su due grossi cumuli di sabbia.
Le rive erano circondate da una vegetazione di alberi ad alto fusto compatta e impenetrabile, che si spingeva fin quasi a lambire l’acqua. Ma era un’illusione, come il colore, un verde chiaro che virava all’argento, cangiante, a seconda dell’inclinazione dell’elicottero.
A valle una grossa isola, che il fiume scansava formando due rami, quello di sinistra di curvatura netta, segno di un’erosione recente, evidenziata dalla stratificazione, nuda: il terreno agrario in cima, e poi sotto le sabbie dalla granulometria fine, interrotte da banchi e lenti di ghiaie. La corrente in quel tratto accelerava, facendo un piccolo salto, la superficie cerulea dell’acqua punteggiata da tronchi e rami e foglie, che scendevano verso valle in maniera lenta, scomposta, come insetti pigri. Una quiete tutta apparente, pronta a ridestarsi alla prima pioggia importante.

Veronica Galletta

Recensione

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