INCIPIT
L’uomo spalanca la porta del negozio ma si blocca sulla soglia, non smette di tenere d’occhio la strada, il cuore gli batte forte. Quasi se ne vergogna, alto e grosso com’è, di quel terrore che gli si è appiccicato addosso. “E se mi prendono per un traditore?” si chiede. Butta unpo sguardo rapido all’interno. Non era mai venuto prima, si affaccia intimidito. «Lei dov’è?». Non gli ci vuole molto a scorgerla, Virginia Cohen non passa certo inosservata. «Signora, presto, vieni via» dice concitato allungando il braccio come per afferrarla. «Il signor Ruben ti aspetta in macchina!» «Lo so, Tar, lo so … la guerra» risponde la giovane donna con i bigodini in testa. Fa per andargli incontro ma non riesce a muoversi né a pensare. Tutto è spaventosamente rallentato, come in un sogno. Lo sgomento la paralizza, la stessa sensazione di quando, lei bambina, gli inglesi e gli americani bombardavano Tripoli. Il fantasma che ha straziato i suoi ultimi giorni, tolto il sonno alle sue notti, si è infine materializzato. La guerra è scoppiata, una tempesta annunciata da cupi ma chiari presagi. E Umberto, il parrucchiere, cosa aspetta a levarle i bigodini? Proprio non ce la fa a rimanere seduta, e poi non ha tempo da perdere. Possibile che non capisca che sta crollando il mondo? Sulla soglia l’aiutante arabo di suo marito freme, la porterebbe fuori di peso se potesse.
Daniele Dawan