Il frullato di immagini si infila nel mio cono visivo e sovraccarica il sistema nervoso centrale, già affaticato da ansia. Stress. E tensione. Il modo più tonificante di cominciare la tanto attesa vacanza.

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Vivere questa esperienza per la prima volta a ventisette anni è formativo, ma anche indicativo del fatto che io non sia un discendente diretto di Riccardo Cuor di Leone.

Storia di un amore all’anatra, di Stefano Iannaccone, Les Flȃneurs Edizioni, 2017

pragueComincia così il primo viaggio in aereo di Mattia De Matteis, la sua prima vacanza “rigenerante”, la sua prima visita a Praga, la sua prima – seppur limitata – convivenza con la fidanzata Veronica, la sua prima volta di fronte a se stesso: in inglese si direbbe his first time. Sì, perché il corrispettivo in inglese di ogni espressione e parola è il mantra di Mattia, il suo modo per dare corpo a ciò che gli accade: traducendolo in inglese – lingua per lui ostica ed estranea – lo proietta fuori di sé, e riesce a metterlo meglio a fuoco, in qualche modo lo oggettivizza.

Mattia si lascia convincere da Veronica che una breve vacanza a Praga è ciò di cui hanno bisogno;lui è riluttante a dare corpo al progetto perché ritiene che qualche giorno non basti a “staccare la spina”, anzi vede questi tentativi di evasione dalla realtà come “l’ora d’aria dei carcerati”. E poi c’è l’aspetto economico: il senso di sperpero che nasce dalla sua prospettiva di precario dell’informazione, di “arrancante operatore nel magma della Comunicazione”, il peso della crisi, della recessione …

Il terreno su cui poggiano le nostre prospettive di vita è notoriamente instabile, come sono instabili i nostri posti di lavoro e le società che li offrono, i nostri partner e le nostre reti di amicizie, la posizione di cui godiamo nella società in generale e l’autostima e la fiducia in noi stessi che ne conseguono.

Nel mondo liquido-moderno la solidità delle cose, così come la solidità dei rapporti umani, tende a essere considerata male, come una minaccia.

Nella nostra epoca il mondo intorno a noi è tagliuzzato in frammenti scarsamente coordinati, mentre le nostre vite individuali sono frammentate in una successione di episodi mal collegati fra loro.

Così riassume Zygmunt Bauman quello che potremmo definire il sottofondo (in inglese si direbbe il background …) o meglio gli elementi distintivi dello scenario in cui si muove il protagonista della storia. Una storia raccontata con ironia e leggerezza ma che ha in sé la complessità e il peso delle vite nel decennio attuale.

Iannaccone citazione 2Mattia è un personaggio emblematico di una generazione: quella dei venti-trentenni di oggi, per i quali l’aggettivo che calza a pennello è precario: nel lavoro, nelle possibilità di prospettive per il futuro (quelle cose tipo comprarsi una casa, arredarla, o banalmente possedere un’auto), precario anche nei rapporti con l’altro sesso, in relazioni di coppia dove il disimpegno e il timore di affrontare progetti in comune aleggia. Una generazione dominata dall’incertezza, dall’affrontare la vita un po’ come giocare a mosca cieca, in una società che invece di massimizzare le loro potenzialità, li rende prodotti seriali su un grande palcoscenico virtuale, interrotto solo da spot pubblicitari e risate registrate. Una società che valuta solo la prestazione, l’omologazione, anziché le singole personalità:

È nel trend della nostra cultura separare sempre di più i nostri atti dalle nostre emozioni, che li accompagnerebbero se ci fosse consentito esprimere i nostri sentimenti e non solo, alla perfezione, le nostre asettiche prestazioni.

per citare Umberto Galimberti.

Mattia, per formazione e per professione, ma anche per carattere, vive con lucidità questa crisi epocale, e cerca a suo modo – come molti suoi coetanei – di tenere la rotta; la visione di Veronica è più pragmatica, più sull’onda del cogli l’attimo e cerca di divertirti, e per questo giudica Mattia noioso; però di lui conosce e apprezza anche altri lati, non ultimo quello romantico, che si manifesta nella mail “emozionanti” che le invia, o nell’andamento incostante del suo atteggiamento – l’amica di Veronica lo definisce “un balbuziente dei sentimenti”.

E allora ecco che il viaggio – come in illustri e passate narrazioni – diviene una metafora: un salto nel buio, alla ricerca di sé; una messa alla prova su un terreno disseminato di ostacoli per capire quanto si riesce a “tenere botta” a quello che il futuro ha in serbo e per capire a quali risorse emotive si è in grado di fare appello. E l’incertezza è presto dietro l’angolo: Veronica sparisce, senza spiegazioni, lasciando Mattia in preda a dubbi e ripensamenti, ma anche libero di riflettere sulla sua vita, su come la sta conducendo, a cosa vuole dare priorità e senso; anche a stimolare la sua curiosità di conoscere una città, Praga, in cui è approdato contro voglia, ma che, ora, gli appare diversa, perché la vede con occhi diversi.

praga barMattia si siede ai tavoli di un bar, in compagnia della “principessa” di Praga, l’onnipresente birra Pilsner Urquell; e si sa, la bionda presa a dosi adeguate predispone a lasciare andare i pensieri, a liberarsi di certi condizionamenti che annebbiano la vista. Mattia si confronta con se stesso, col giornalista che si muove incerto sul terreno professionale dell’informazione, fatta di sensazionalismi e di notizie usa e getta, meglio se catastrofiche; col giovane uomo attratto dal genere femminile, nelle sue varianti (una casistica ben precisa) tutte pronte a stregarlo e a fargli perdere la testa.

Del resto, come dice il buon Galimberti:

Se il bisogno di rassicurare la propria intrinseca insicurezza genera la fedeltà, il bisogno di non annullarsi nell’altro genera il tradimento.

Oltre alle sirene ammaliatrici, Mattia incontra un uomo, misterioso quanto amichevole, che oltre a trarlo d’impiccio dalla sua situazione economica ridotta ai minimi termini, gli racconta la sua storia e gli istilla ulteriori dubbi: perché Veronica è sparita? Perché il destino gli ha fatto incontrare proprio quest’uomo?

Naturalmente le risposte le troverete leggendo la storia, con le sue variabili di imprevedibilità per un finale tutto da gustare.

Chiudo con una lunga citazione, a riprova che l’apparente leggerezza della prosa scorrevole e divertente, cela riflessioni “serie” e offre una visione lucida e analitica – ed è forse la parte migliore di questo romanzo – di ciò che Mattia e la sua generazione sta vivendo:

Iannaccone citazione 1L’amore è un esercizio di autolesionismo, una reiterazione ossessiva di abitudini. L’idealizzazione del partner è solo una tecnica di autodifesa: le coppie, nella maggioranza delle circostanze, si detestano. Gli uomini e le donne giocano a rinfacciarsi l’infinità di aspetti che non funzionano. Si ricalcano stereotipi. (…) L’amore finisce per essere una grossolana strategia di sopravvivenza contro i rischi di ansie dettate dalla solitudine. (…) Non riusciamo più a immaginare la vita senza le imperfezioni del partner che avvelenano il percorso quotidiano.

La conclusione del ragionamento di Mattia la trovate a pagina 147….

Stefano Iannaccone è giornalista e scrittore; questo è il suo terzo libro.

Copio il link all’editore: http://www.lesflaneursedizioni.it/storia-di-un-amore-allanatra

L’incipit potete leggerlo qui.