Ieri è andata in onda su Rai Tre l’ultima puntata della ventesima edizione di Per un pugno di libri, la trasmissione che ha come protagonisti delle classi di liceo e la lettura. Anche per questa edizione i libri di cui si è parlato sono stati tanti e tutti di grande interesse. Su questo blog trovate i libri consigliati in ciascuna puntata. Se vi siete persi le trasmissioni, potete rivederle su Rai Play.
In questo post vi presento quelli consigliati nella penultima e nell’ultima puntata. Vediamo questa carrellata:
La freccia di Dio, di Chinua Achebe, La Nave di Teseo 2019
La freccia di Dio, pubblicato nel 1964 a sei anni di distanza da Le cose crollano e Non più tranquilli, rappresenta il completamento della “Trilogia africana” di Chinua Achebe, considerata universalmente il suo capolavoro.
Ezeulu è il sacerdote di una divinità che rappresenta l’unità dei sei villaggi di Ulmuaro. È un uomo capace di giudizio e anche di una certa diplomazia, ma la sua autorità sta pian piano venendo meno di fronte alla minaccia degli altri: i bianchi funzionari del nuovo governo coloniale inglese. Non crolla però la sua sicurezza: è una freccia nell’arco di Dio, di questo è sicuro, e forte di tale convinzione si prepara a guidare il suo popolo, no alla distruzione e all’annientamento, se sarà necessario.
Crudo e potente, La freccia di Dio è il ritratto indimenticabile della perdita della fede, della lotta fra la tradizione e il cambiamento, della convivenza di culture e religioni diverse, nel flusso inarrestabile di una storia che esonda dal tempo e dai continenti.
Io, figlio di mio figlio, di Gianluca Nicoletti, Mondadori 2018
«Possibile che non l’hai ancora capito? Anche tu sei un autistico!» La frase detta quasi come un’ovvietà da una giovane neuropsichiatra a Gianluca Nicoletti, padre di Tommy – un ragazzone autistico di vent’anni con una capacità espressiva limitata all’universo di un bimbo di tre -, è di quelle che hanno il potere di cambiare una vita. Anche perché confermata ufficialmente dai risultati di test mirati e dalla successiva diagnosi, clinicamente precisa e inequivocabile: sindrome di Asperger, un disturbo dello spettro dell’autismo associato spesso, come in questo caso, a un alto quoziente intellettivo.
Alla luce di tale sconvolgente consapevolezza, tutto assume contorni diversi e muta bruscamente di segno. Il presente, che, vissuto nell’impegno totalizzante di procurare a Tommy la massima felicità possibile e di immaginare un futuro decente per lui quando sarà solo, si arricchisce ora di nuovi significati, perché la scoperta della comune neurodiversità tra padre e figlio rischiara e rafforza la visceralità di un legame in cui non è più così chiaro chi dei due dà o riceve aiuto.
Il passato, come dimostra la spietata autoanalisi con cui Nicoletti rivisita e reinterpreta in chiave «autistica», senza ipocrisia né falsi pudori, le fasi cruciali della propria esistenza: l’infanzia solitaria, il tormentato rapporto con la famiglia, i successi e i fallimenti professionali, le relazioni sentimentali, la paternità, i tic e le idiosincrasie personali, ritrovando in ognuna il filo rosso di un’incolmabile distanza dai valori e dai comportamenti della maggioranza neurotipica. E soprattutto il futuro, che, tra relazioni mediate da strumenti digitali e abbattimento di strutture affettive tradizionali e rassicuranti, sembra destinato a fare degli autistici ad alto funzionamento l’avanguardia più credibile di un prossimo salto evolutivo rispetto alla socialità.
Io, figlio di mio figlio è un’appassionata e coraggiosa autoriflessione rivolta in particolare, anche se non solo, ai genitori di ragazzi autistici, che Nicoletti ha fatto uscire dall’ombra e dall’isolamento con il docufilm Tommy e gli altri, trasmesso con successo in televisione, e che ora invita a scoprire e a rivendicare con orgoglio la propria neurodiversità: «Noi siamo figli dei nostri figli autistici e insieme vi mostriamo l’esempio di come i “cervelli ribelli” possono essere lo stimolo fantasioso ad aprirsi al nuovo e all’originale in una società imprigionata nella gabbia dei propri pregiudizi».
La tregua, di Primo Levi, Giulio Einaudi editore 2014
Diario del viaggio verso la libertà dopo l’internamento nel Lager nazista, La tregua, seguito di Se questo è un uomo, piú che una semplice rievocazione biografica è uno straordinario romanzo picaresco. L’avventura struggente tra le rovine dell’Europa liberata – da Auschwitz, attraverso la Russia, la Romania, l’Ungheria, l’Austria, fino a Torino – si snoda in un itinerario tortuoso, punteggiato di incontri con persone appartenenti a civiltà sconosciute, e vittime della stessa guerra: da Cesare, “amico di tutto il mondo”, ciarlatano, truffatore, temerario e innocente, al Moro di Venezia, il gran vecchio blasfemo che sembra uscito dall’Apocalisse, a Hurbineck, il bimbo nato ad Auschwitz, “che non aveva mai visto un albero”, alle bibliche tradotte dell’Armata Rossa in disarmo. L’epopea di un’umanità ritrovata dopo il limite estremo dell’orrore e della miseria.
Migrazioni e intolleranza, di Umberto Eco, La Nave di Teseo 2019
Raccolta di quattro saggi, di cui due inediti, che affrontano il tema dell’intolleranza e dei fenomeni migratori con la forza delle idee e delle argomentazioni, contro ogni pregiudizio. Una lezione civile, illuminante e profetica, su temi di grande sensibilità e attualità: i migranti, le forme di razzismo e intolleranza esplicite e subdole, l’identità europea, il confronto con tradizioni e abitudini diverse dalle nostre.
“Eliminare il razzismo non vuol dire mostrare e convincersi che gli Altri non sono diversi da noi, ma comprendere e accettare la loro diversità.”
Dopo Il fascismo eterno, una nuova illuminante riflessione civile, contro ogni pregiudizio e intolleranza.
Tempo curvo a Krems, di Claudio Magris, Garzanti 2019
I cinque protagonisti di questi racconti si ritrovano tutti a fare i conti con un tempo che sembra non avere inizio né fine, corrente di un fiume che conduce alla foce e alla sorgente. Il ricco e ormai vecchio industriale che inscena una beffarda ritirata dalla vita; il maestro di musica che dopo tanti anni rivede il proprio allievo in un incontro di ambigua ed elusiva crudeltà; il viaggiatore che, nella piccola e assopita cittadina di Krems, mosso da una coincidenza apparentemente insignificante, scopre il non tempo della vita e dell’amore in cui tutto è presente e simultaneo; il vecchio scrittore ospite d’onore di un premio che misura la propria estraneità al mondo e ai riti della letteratura; e infine il sopravvissuto della Grande Guerra e della grande stagione culturale della Trieste absburgica e irredentista che osserva le riprese di un film dedicato a una vicenda della sua giovinezza e di quella dei suoi amici stentando a riconoscere sé stesso e i propri compagni nei gesti e nelle battute degli attori che li interpretano. Ironicamente crudeli, malinconicamente sobri, i cinque personaggi sembrano a poco a poco attutire l’intensità delle loro esistenze, sfumando la distinzione tra finzione e realtà, con la consapevolezza che anche «le pagine invecchiano come le cose vive: fanno orecchie d’asino, si sgualciscono, avvizziscono. Come la mia pelle».
Sarei stato carnefice o ribelle?, di Pierre Bayard, Sellerio 2018
«Cosa sarebbe stata la mia vita qualora fossi nato, come mio padre, nel gennaio del 1922 e se, come lui, mi fossi trovato immerso nella tormenta della Storia».
Questo è un libro che indaga sulla Resistenza (intesa come fenomeno storico) e sulla resistenza (intesa come capacità di ribellarsi) incrociando storia e psicologia, ma lo fa in un modo diverso dall’usuale e fecondo di sorprese, ricostruendo, nella maniera più scientifica possibile, quale sarebbe stato il comportamento dell’autore se si fosse trovato nella situazione concreta di dover scegliere una linea di azione di fronte ai dilemmi che l’occupazione nazista della Francia poneva a un giovane di allora. Ribellarsi, arrendersi o collaborare con i carnefici? Nei vari episodi effettivi in cui ciò si presentava, in un crescendo andante dalla scelta tra aderire all’esercito degli occupanti o dei resistenti (cioè tra de Gaulle e Pétain) sino al terrore della tortura, della delazione e della caccia all’ebreo. E collocandosi nelle situazioni in cui emergessero i vari tipici elementi della motivazione a ribellarsi o accettare (per ideologia, indignazione, empatia, paura, altruismo, eccetera).
Le situazioni concrete in cui immergersi, per rispondere al quesito di come si sarebbe comportato lui, l’autore le ha ricostruite dalle testimonianze scritte e dai racconti di protagonisti. Mentre i presupposti teoretici che renderebbero possibile l’immedesimazione sono individuati nell’esistenza della cosiddetta personalità potenziale, ovvero il modo ricorrente di reagire nelle circostanze di estrema violenza e stress che sperimentiamo nella nostra esistenza; nel funzionamento di stabili leggi psicologiche; e nella prevedibile somiglianza caratteriale con il padre.
Domande simili a quelle di questo libro sono normalmente poste in sede morale ed esistenziale attraverso la narrativa (letteraria, cinematografica, e così via), o in sede storica o filosofica o psicologica, con le diverse discipline separate. Sarei stato carnefice o ribelle? gli stessi quesiti pone mescolando, per mezzo dell’immedesimazione, esperienza vissuta storia e psicologia, com’è nella vita autentica. Con l’effetto di mostrare ciò che di vitalmente tremendo vi è in simili dilemmi. E quanto numinoso mistero circondi la decisione più difficile, meravigliosa e sconveniente di tutte: ribellarsi e resistere. Dire di no.
Concludo qui la serie di post, sperando di riprenderla l’anno prossimo, con una nuova edizione di Per un pugno di libri. Buone letture!
Di Chinua Achebe ho letto proprio in questi giorni Le cose che crollano, la rappresentazione del passaggio di un villaggio nigeriano che si trasforma nell’entrare in contatto con la civiltà dei bianchi e con la religione cristiana, attraverso la crisi del protagonista, Okonkwo. Primo Levi, ça va sans dire… quanto a Claudio Magris, venerdì scorso era a Pistoia, per ricevere il Premio Ceppo International!
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le proposte di Dorfles non sono mai banali
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Come sempre ti ringrazio. Non ho visto la trasmissione, e considero questi suggerimenti come riferimenti per gli acquisti estivi. Buone letture 🙂
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