Era una mattina strana, senza vento, di quelle che nell’isola sono rare come banconote da duecento euro nelle tasche di uno studente. Il mare era piatto, immobile, addormentato. Le barche stavano ferme, cementate sul pelo dell’acqua. Una giornata strana e fortunata, avrebbe pensato chiunque non avesse passato molti inverni sull’isola. Ma il Rais non era dello stesso avviso. Lui che conosceva il mare, come si può conoscere un fratello minore. Con quel misto di affetto e sospetto che permette alle relazioni fraterne di mantenersi identiche con lo scorrere degli anni. Non era convinto di aver fatto bene a consentire a me, una forestiera, di unirsi a loro e per di più di salire con lui sul barbariccio. Non in una giornata così strana. Ce lo aveva scritto chiaro in faccia e non faceva nulla per mascherarlo. Ma Pietro aveva insistito, ed erano così rare le volte in cui Pietro si faceva uscire un filo di voce per chiedere qualcosa che somigliasse anche lontanamente a un favore, che non se l’era proprio sentita di dirgli di no. D’altronde ormai erano anni che la mattanza aveva perso il suo carattere sacro per trasformarsi in uno spettacolo per turisti. E poi era ora che Pietro si vedesse con una donna. Dopo la sua sventura non aveva più mostrato alcun interesse per altri che non fosse il suo cane. Era stata una tragedia oscura e tale era rimasta. Maria era stata acchiappata da un’onda mentre lanciava la lenza con la stessa naturalezza con cui mia madre stendeva il bucato. Era una giornata strana anche quella.
I tonni non nuotano in scatola, di Carla Fiorentino, Fandango 2020
Violetta detta Vetta, giornalista di viaggi in una redazione romana, si è fatta spedire dal suo capo nell’isola della sua infanzia, Carloforte, dopo aver trovato nella giacca del fidanzato una scatoletta: una scatoletta da anello di fidanzamento. Terrorizzata dalla prospettiva del matrimonio, oltre che dal tradimento di Federico con cui si erano sempre detti che mai e poi mai si sarebbero convinti a quel “mercimonio orrendo”, Vetta approda sull’isola pronta a scrivere un reportage leggero sulla tonnara e a godersi qualche giorno da sola, immersa nei colori e nei sapori che tanto le sono mancati. Il suo cicerone è Pietro, sommozzatore silenzioso e affascinante che accetta di portarla con sé durante la mattanza, dopo aver casualmente diviso con lei un piatto di “cascà”. Solo che quello che doveva essere un innocuo reportage si trasforma in un’indagine piena di misteri, dal momento in cui Vetta in mezzo ai tonni intravede il corpo di una donna e urla. Tutti sull’isola tentano di distoglierla dal cercare la verità, da Tango – lo spinone di Pietro – che sembra quasi pedinarla a Caterinetta, l’anziana proprietaria della casa in cui alloggia, che la mette in guardia dal paese che tutto sa e che se vuole nasconde. Dopo il brillante esordio Che cosa fanno i cucù nelle mezz’ore Carla Fiorentino torna al romanzo, scegliendo la sua Sardegna, terra burbera e riservata, e uno dei suoi riti più antichi come ambientazione, la tonnara. Un romanzo avvincente che ha il colore smeraldo del mare e l’odore rosso del sangue, in grado di coniugare risate e lacrime attraverso una galleria di personaggi che restano nel cuore.
Sul blog Leggere e rileggere, trovate una bella intervista all’autrice.
Carla Fiorentino – nasce a Cagliari nel 1979. A 19 anni lascia la Sardegna per studiare a Roma, dove si laurea in Sociologia della Letteratura e inizia subito il suo viaggio nel mondo editoriale che dura da ormai quindici anni. Nel 2018 ha esordito con Che cosa fanno i cucù nelle mezz’ore (Fandango Libri) e nel 2020 ha realizzato Forty. Il podcast che ci rivela i super poteri dei quarantenni (Emons Record).
L’ho ordinato ieri ! Dovrebbe arrivare presto, poi ti dirò!! Mi ha sedotto il titolo😊😊😊
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Davvero accattivante…. Aspetto il tuo commento 👍👍👍
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certamente!!
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