Tema lavoro

Il libro di oggi è:

Ipotesi di una sconfitta, di Giorgio Falco, Einaudi 2017, pagg. 392

Da bambino Giorgio Falco amava la divisa da autista degli autobus, che il padre indossava ogni giorno per andare al lavoro, tanto che a Carnevale voleva vestirsi come lui, anziché da Zorro, chissà se per emularlo o demolirlo. Suo padre, trasferitosi a Milano dalla Sicilia, ha lavorato per tutta la sua vita per l’ATM di Milano. Quel lavoro è stato la realizzazione dei suoi desideri. L’ATM è divenuta la sua seconda casa. Il papà di Giorgio ha amato con tutte le sue forze l’ATM. Quel lavoro ha permesso a lui e a tutta la sua famiglia una sicurezza economica che lo ha reso tranquillo. Per Giorgio tutto è completamente diverso e il mondo del lavoro non ha nulla di quella granitica certezza che ha avuto per suo padre.

Questo romanzo autobiografico non può che cominciare così, con la storia del padre: solo raccontando l’epopea novecentesca del lavoro come elevazione sociale, come salvezza, Falco ne può testimoniare il graduale disfacimento, attraverso le proprie innumerevoli esperienze professionali, cominciate durante il liceo per pagarsi una vacanza mai fatta. Operaio stagionale in una fabbrica di spillette che raffigurano cantanti pop, il papa e Gesù, per 5 lire al pezzo. Venditore della scopa di saggina nera jugoslava, mentre in Jugoslavia imperversava la guerra. Aspirante imprenditore di un’agenzia che organizza «eventi deprimenti per le élite». Redattore di finte lettere di risposta ai reclami dei clienti. Una lunga catena di lavori iniziati e persi, che lo conduce alla scelta radicale di mantenersi con le scommesse sportive. È la fine, o solo l’inizio. Perché questa è anche la storia – intima, chirurgica, persino comica – di un lento apprendistato per diventare scrittore. E di come possa vivere un uomo incapace di adattarsi.