Origini, di Saša Stanišić , traduzione dal tedesco di Federica Garlaschelli, Keller editore 2021, pagg. 384
ORIGINI è un libro sulla prima casualità che segna la nostra biografia: nascere da qualche parte. E su quel che accade dopo.
ORIGINI è un libro sui luoghi che sono la mia patria, quelli della mia memoria e quelli che ho inventato. È un libro sulla lingua, sul lavoro nero, sulla staffetta della gioventù e su molte estati. L’estate in cui mio nonno ha pestato il piede di mia nonna mentre ballavano, e io ho rischiato di non nascere. L’estate in cui per poco non sono annegato. L’estate in cui il governo federale ha deciso di non chiudere le frontiere, simile all’estate in cui sono fuggito, attraverso molti confini, in Germania.
ORIGINI è un addio a mia nonna affetta da demenza senile. Mentre io colleziono ricordi, lei li smarrisce.
ORIGINI è triste, perché per me le origini hanno a che fare con ciò che non possiamo più avere.
In ORIGINI ci sono morti e serpenti che parlano, e la mia prozia Zagorka che parte alla volta dell’Unione Sovietica per diventare cosmonauta.
ORIGINI è anche questo: uno zatteriere, un frenatore, una professoressa di marxismo che ha dimenticato Marx. Un poliziotto bosniaco che vuole farsi corrompere. Un soldato della Wehrmacht che ama il latte. Una scuola elementare per tre alunni. Un nazionalismo. Uno yugo. Un Tito. Un Eichendorff. Un Saša Stanišić.

Saša Stanišić è nato a Višegrad ( Jugoslavia) nel 1978 e vive in Germania dal 1992. I suoi racconti e romanzi sono stati tradotti in oltre trenta lingue e hanno ricevuto numerosi riconoscimenti, tra questi il Deutscher Buchpreis 2019 per Origini, l’Eichendorff Literaturpreis, l’Hans Fallada Preis della città di Neumünster e lo Schillerpreis 2021 per la sua produzione letteraria.
Motivazione della giuria del Deutscher Buchpreis 2019:
Saša Stanišić è un narratore così bravo che diffida persino della narrazione. Sotto ogni frase di questo romanzo c’è l’origine non disponibile, che è allo stesso tempo la forza trainante della storia. È disponibile solo come frammento, come finzione e come gioco con le possibilità della storia. L’autore nobilita i lettori con la sua grande immaginazione e li allontana dalle convenzioni della cronologia, del realismo e della chiarezza formale. “L’esitazione non ha mai raccontato una buona storia”, lascia dire alla sua prima persona. Con molto ingegno, contrappone le narrazioni dei nervosismi storici con le sue storie. “Origini” dipinge l’immagine di un presente che viene raccontato ancora e ancora. Un “autoritratto con antenati” diventa così un romanzo di un’Europa dei cammini della vita.
Se esiste una cosa del genere, la generazione d’oro della letteratura tedesca contemporanea con un background migratorio, allora Saša Stanišić è il suo libero. Perché è un linguista, pieno di gioia infantile per ciò che le sue frasi possono fare: calafatare, mescolare, riflettere e farti ridere. Con questo linguaggio Stanišić può evocare il mondo jugoslavo di Tito, in cui ha trascorso la sua infanzia, così come la Germania degli anni Duemila in un villaggio del Brandeburgo, di cui si è dimostrato un etnologo teneramente ironico nel suo romanzo “Prima del Festival”. Die Zeit