Bernardine Evaristo torna in libreria dopo Ragazza, donna, altro , romanzo corale dallo stile unico di cui vi avevo parlato in questa recensione, e lo fa con un romanzo d’avventura satirico e dirompente che prende le mosse da un coraggioso ribaltamento della storia e delle gerarchie tra i popoli.

Pubblicato originariamente nel 2008, candidato all’Orange Prize per la letteratura femminile e all’Arthur C. Clarke Award per la fantascienza, animato da una fervida potenza immaginativa che non serve a far evadere il lettore dalla realtà, ma a mostrargliela in maniera nuova e dirompente, questo originalissimo romanzo d’avventura è oggi più attuale che mai.

Con un rivoluzionario atto di fantasia, Bernardine Evaristo immagina un mondo in cui la tratta atlantica degli schiavi viene ribaltata lungo la linea del colore: sono i neri (anzi, i nehri) ad aver fondato un impero coloniale a partire dal Regno Unito di Grande Ambossa, e i bianchi (anzi, i bianki) a essere razziati dall’Europa e trasportati come schiavi al di là del mare, nelle Isole del Giappone Occidentale. La vicenda che seguiamo è quella di Doris, strappata da bambina alle campagne feudali inglesi e venduta ai ricchissimi proprietari di una piantagione, che da adulta sceglie finalmente di inseguire (grazie anche a una ferrovia sotterranea…) la libertà. Riferimento che ci riporta verso un altro bellissimo romanzo, appunto La ferrovia sotterranea di Colson Whitehead (qui la mia recensione).

La scrittrice anglo-nigeriana vincitrice del Booker Prize 2021, stravolge con la satira i concetti di civile e selvaggio e crea un mondo dove a essere inferiori sono gli europei.

Vi suggerisco la recensione apparsa su The Guardian.