Una nuova vittoria al femminile per il Premio Elio Vittorini, dopo quella di Antonella Lattanzi del 2021. A vincere l’edizione di quest’anno è stata infatti la messinese Nadia Terranova con il suo “Trema la notte”, romanzo pubblicato dalla casa editrice Einaudi.
La scrittrice messinese ha ottenuto una valutazione unanime, espressa dalla Commissione presieduta dal professore Antonio Di Grado, il giudizio della quale – come prevede il regolamento – è stato integrato dal voto espresso unitariamente dal Comitato studentesco dei lettori. La vincitrice, visibilmente commossa ed emozionata, ha manifestato il proprio profondo personale legame con Vittorini e Ortigia. Due anni fa, come ha spiegato, fu proprio ad Ortigia che si “ritirò” per iniziare a scrivere questo libro che ha voluto anche dedicare alla Nadia quattordicenne “turbata e trasformata per sempre dalla lettura delle pagine di Conversazione in Sicilia, libro della vita”. Nella motivazione del premo la Commissione ha, tra l’altro, voluto evidenziare come “con una scrittura sorvegliata e allo stesso evocativa Nadia Terranova prosegua la sua esplorazione del tema della famiglia intrecciandolo con l’esperienza dei luoghi di cui sa restituire ancora una volta l’anima più profonda”.

La vincitrice ha avuto la meglio sugli altri due finalisti, Carmine Abate con “Il cercatore di luce” (Mondadori) e Massimo Maugeri con “Il sangue della montagna” (La nave di Teseo). Nel corso della stessa serata è stato anche assegnato il Premio per l’editoria indipendente Arnaldo Lombardi – giunto quest’anno alla terza edizione – alla casa editrice Cavallotto di Catania.
IL LIBRO:

28 dicembre 1908: il piú devastante terremoto mai avvenuto in Europa rade al suolo Messina e Reggio Calabria. Nadia Terranova attinge alla storia dello Stretto, il luogo mitico della sua scrittura, per raccontarci di una ragazza e di un bambino cui una tragedia collettiva toglie tutto, eppure dona un’inattesa possibilità. Quella di erigere, sopra le macerie, un’esistenza magari sghemba, ma piú somigliante all’idea di amore che hanno sempre immaginato. Perché mentre distrugge l’apocalisse rivela, e ci mostra nudo, umanissimo, il nostro bisogno di vita che continua a pulsare, ostinatamente. «C’è qualcosa di piú forte del dolore, ed è l’abitudine». Lo sa bene l’undicenne Nicola, che passa ogni notte in cantina legato a un catafalco, e sogna di scappare da una madre vessatoria, la moglie del piú grande produttore di bergamotto della Calabria. Dall’altra parte del mare, Barbara, arrivata in treno a Messina per assistere all’Aida, progetta, con tutta la ribellione dei suoi vent’anni, una fuga dal padre, che vuole farle sposare un uomo di cui non è innamorata. I loro desideri di libertà saranno esauditi, ma a un prezzo altissimo. La terra trema, e il mondo di Barbara e quello di Nicola si sbriciolano, letteralmente. Adesso che hanno perso tutto, entrambi rimpiangono la loro vecchia prigione. Adesso che sono soli, non possono che aggirarsi indifesi tra le rovine, in mezzo agli altri superstiti, finché il destino non li fa incontrare: per pochi istanti, ma cosí violenti che resteranno indelebili. In un modo primordiale, precosciente, i due saranno uniti per sempre. «Ho trascorso su questa riva tutte le notti della mia vita, e del mio finto orizzonte conosco ogni inganno: gli occhi di chi nasce davanti al mare si perdono all’infinito, ma il mio mare è diverso, ti spinge indietro come uno specchio.
Io proprio non riesco ad apprezzare Nadia Terranova
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Io non ho letto niente di suo quindi non mi posso esprimere.
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Secondo me non hai perso nulla…
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😁
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