Il mistero delle origini del popolo sardo in un racconto intenso e seducente, a tratti epico, che abbraccia miti e leggende di una terra aspra e selvaggia. Un viaggio incantato e fiabesco disegnato dalla fantasia di uno dei più grandi cantori della Sardegna.

Passavamo sulla terra leggeri, di Sergio Atzeni, Sellerio 2023, pp. 272, con una nota di Marcello Fois

Passavamo sulla terra leggeri fu pubblicato postumo nel 1996,ed è considerata la sua opera più importante e letta. Questo romanzo epico e visionario che vuole perpetuare in modo figurato la storia dei Sardi ha due protagonisti: colui che racconta a voce tramandando una tradizione orale, e il narratore che trascrive le parole e riflette contemporaneamente la propria formazione, l’acquisizione di una personale identità come plasmata dall’epopea del suo popolo.
È una rievocazione romanzata della storia della Sardegna, resa in forma di resoconto mnemonico orale. S’ard nell’antica lingua significa «danzatori e lettori delle stelle». Un popolo pacifico, la sua origine si situa in una lingua di terra tra due fiumi (allusione, mitica e interpretativa, alla Mesopotamia). Poi la deportazione da parte di «barbari» popoli del mare, la schiavitù, la rivolta e la fuga avventurosa, e l’approdo nell’isola, a cui è dato per la prima volta il nome. Da qui inizia la costruzione della sua civiltà originale.
Il racconto si snoda dai tempi lontani in cui i fuggiaschi arrivarono sull’isola, sino alla sconfitta nella battaglia di Sanluri del 1409, combattuta dal Regno di Arborea, ultimo giudicato superstite, contro i catalano-aragonesi. I protagonisti, veri, inventati o trasformati (fra cui la figura di Mariano che diventa una capra zoppa danzante) detengono il filo della memoria collettiva detenuto dai “Custodi del Tempo”. Il penultimo di questi (Antonio Setzu ovvero Antonio il vecchio) è appunto la principale voce narrante del romanzo, colui che racconta in una casa di un paesino chiamato Morgongiori l’intera storia al nuovo custode.

La narrazione miscela riferimenti alla geografia e alla storia dell’isola sovrapposti a un racconto mitico e storicamente non accurato. Ad esempio la cosiddetta “lingua degli antichi” viene reinventata da Atzeni senza l’utilizzo di strumenti etimologici ma solo come invenzione letteraria. La stessa parola s’ard è tradotta come danzatori di stelle. A poco tempo dalla pubblicazione, il romanzo è diventato un riferimento culturale letterario e identitario della Sardegna contemporanea.

L’ambizione di Sergio Atzeni, amatissimo scrittore morto ancora giovane (e antropologo, storico delle culture, aedo, cacciatore di storie inattuali), era di raccontare tutta la sua Sardegna e la sua storia millenaria, non attraverso un romanzo storico, ma in una narrazione che fosse eco della sua storia, come appunto nella tradizione orale. Così questo suo ultimo libro ha la singolarità di essere una storia della autocoscienza di un popolo, che «ha la presa di un romanzo d’avventura» (Marcello Fois nell’Introduzione).

Foto usata nella composizione di copertina