La ricreazione è finita, di Dario Ferrari, Sellerio editore 2023, pp. 480
“La ricreazione è finita” racconta con sarcasmo e amarezza l’università italiana, il baronaggio e le umiliazioni a cui studenti e ricercatori sono continuamente sottoposti, fino a spingerli ai gesti più tragici. Ma è anche un romanzo sugli anni Settanta e sulla memoria storica, che rielabora in chiave ironica l’atmosfera di quel periodo, i sogni di quei ragazzi che credevano in un futuro diverso ma che sono stati travolti dalla Storia; ed è soprattutto un romanzo su un ragazzo di oggi, sulle sue difficoltà a immaginare progetti e sulla sua capacità di realizzarli.
Quante volte abbiamo sentito dire “La ricreazione è finita”? Ed è esattamente quello che non vuole sentirsi dire Marcello, il protagonista del nuovo romanzo di Dario Ferrari. Un trentenne senza un vero lavoro che resiste ai tentativi della fidanzata di rinsaldare il legame e cerca di prolungare ad libitum la sua condizione di post-adolescente fuori tempo massimo. La sua sola certezza è che non vuole finire come suo padre a occuparsi del bar di famiglia. Per spirito di contraddizione, partecipa a un concorso di dottorato in Lettere, e imprevedibilmente vince la borsa. Entra così nel mondo accademico e il suo professore, un barone di nome Sacrosanti, gli affida come tesi un lavoro sul viareggino Tito Sella, un terrorista finito presto in galera e morto in carcere, dove però ha potuto completare alcuni scritti tra cui le Agiografie infami, e dove si dice abbia scritto La Fantasima, la presunta autobiografia mai ritrovata.
Lo studio della vita e delle opere di Sella sviluppa in lui una specie di identificazione, una profonda empatia con il terrorista-scrittore: lo colpisce il carattere personale, più che sociale, della sua disperazione. Contemporaneamente sperimenta dal di dentro l’università: gli intrighi, le lotte di potere tra cordate e le pretestuose contrapposizioni ideologiche, come funziona una carriera nell’università, perfino come si scrive un articolo «scientifico» e come viene valutato. Si moltiplicano così i riferimenti alla vita e alla letteratura di Tito Sella, inventate ma ironicamente ricostruite nei minimi dettagli; e mentre prosegue la sarcastica descrizione della vita universitaria, il racconto entra nella vita quotidiana di Marcello e nelle sue vitellonesche amicizie viareggine.
Realtà sovrapposte, in cui si rivelano come colpi di scena delle verità sospese. Che cosa contiene l’archivio Sella, conservato nella Biblioteca Nazionale di Parigi? Perché il vecchio luminare Sacrosanti ha interesse per un terrorista e oscuro scrittore? E che cosa racconta, se esiste, La Fantasima, l’autobiografia perduta?
La ricreazione è finita è un’opera che si presta a significati e interpretazioni molteplici. Un narrato in cui si stratificano il genere del romanzo universitario – imperniato dentro l’artificioso e ossimorico mondo dell’accademia –, con il romanzo di formazione; il divertimento divagante sui giorni perduti di una generazione di provincia, con la riflessione, audace e penetrante, sulla figura del terrorista; e il romanzo nel romanzo, dove l’autore cede la parola all’autobiografia del suo personaggio. Questo libro racconta la storia di due giovinezze incompiute, diversissime eppure con una loro sghemba simmetria.
Riflessioni sugli anni Settanta e sui romanzi che ne parlano da parte dell’autore.
«La storia di un ricercatore che crede di sapere cosa cerca, e di un ricercato che è stato trovato e rinchiuso. E dei molti modi in cui si sbagliavano entrambi», racconta Marco Malvaldi.
Dario Ferrari è nato a Viareggio, ha studiato filosofia a Pisa dove ha conseguito un dottorato di ricerca. Ha esordito nella narrativa con La quarta versione di Giuda (2020).