Per molti anni, Aurora ha ascoltato l’incessante ondeggiare di quelle storie familiari, con attenzione e pazienza, dando a ognuno la propria parte di ragione e di consolazione, comprendendoli e cercando di farli riconciliare, senza abbandonare mai il suo ruolo discreto di ascoltatrice. Ad Aurora non piace giudicare, e più che scrutare gli animi in controluce alla ricerca di verità assolute, si accontenta delle piccole verità che le apparenze trascinano con sé nella loro alluvione. Ma ha sempre intuito che le storie non sono inoffensive, men che meno quando si intrecciano come in una cagnara e tutti si contendono a morsi le magre ossa della verità.
Pioggia sottile, pag. 19
Pioggia sottile, di Luis Landero, Fazi editore 2023, traduzione dallo spagnolo di Giulia Zavagna, pp. 238, illustrazione di copertina nerosunero (Mario Sughi)
Pioggia sottile è un romanzo poliedrico, ricco di voci e storie, condotto con un’abile strategia narrativa che assomma capitolo dopo capitolo, conversazione dopo conversazione, i tasselli di un complicato mosaico familiare, fino a quando la trama diventa trasparente.

La famiglia che occupa questa storia è apparentemente una famiglia normale di Madrid, come tante, niente di straordinario le appartiene, piuttosto la triste monotonia e certe miserie della vita che molti sono costretti a sopportare. Una famiglia modesta, con un padre dotato di grande fantasia a cui piace raccontare mille storie ai propri figli, un uomo che confida nella parola come strumento per inventare il mondo, e una madre invece legata alla concretezza delle necessità a cui fare fronte. Una donna tutta d’un pezzo, incapace di esprimere affettività, abbruttita dalla miseria e dalle difficoltà in cui la famiglia precipita a causa della morte prematura del padre. E poi i tre figli, Sonia, Andrea e Gabriel che devono fare i conti con le avversità della vita. I rapporti all’interno del gruppo familiare sono molto conflittuali soprattutto tra le due sorelle, Sonia e Andrea, tra loro e la madre, e anche nei confronti del fratellino, colpevole di essere il prediletto della madre.
Le ristrettezze economiche hanno imposto delle scelte difficili delle quali le ragazze si sentiranno vittime per tutta la vita, e delle quali incolpano la madre. Sonia, che era brava a scuola, ha dovuto rinunciare a proseguire gli studi ed è stata obbligata ad accettare un matrimonio con un uomo molto più vecchio di lei ma ricco; anche Andrea ha dovuto rinunciare ai suoi sogni di studiare musica e adattarsi a lavorare. Solo Gabriel ha potuto studiare e diventare professore.

La trama è innescata dall’idea di uno dei personaggi, Gabriel – uno dei tre figli – di organizzare una festa per gli ottanta anni della madre: un’occasione per festeggiarla e per riunire tutta la famiglia; incurante del consiglio di sua moglie Aurora di riflettere bene sull’idea prima di condividerla con gli altri membri della famiglia, Gabriel chiama le sue due sorelle per proporre la riunione. E qui iniziano i guai.
Lungo una serie infinita di telefonate che si rincorrono, i personaggi ricostruiscono a propria misura gli eventi del passato con opportuni adattamenti, omissioni e aggiunte, in modo tale che la verità abbia sempre una faccia diversa. Quella che inizia come una costante e crescente pioggia sottile di rimproveri, si ingigantisce via via, e si trasforma in una raffica inarrestabile di odio represso. Una pioggia sottile, appena percettibile, che a poco a poco li inzuppa di risentimento e che, quando provano a rendersene conto, li ha completamente inondati.
Tutte le storie raccontate dai fratelli e dalla madre si fondono in Aurora, la moglie di Gabriel, tessendo abilmente una rete polifonica che ricostruisce il ritratto di famiglia. Aurora è il “centro di gravità permanente” attorno a cui ruota tutta la famiglia. Lei, paziente ascoltatrice di tutte le confidenze, conosce ogni pensiero degli altri protagonisti: con lei gli altri parlano senza reticenza, senza vergogna, aprendosi e cercando di dimostrare le proprie ragioni nella girandola di conflitti, bugie, recriminazioni e reciproche accuse. Nell’arco di vent’anni – da tanto dura il matrimonio tra Aurora e Gabriel – Aurora ha ascoltato paziente il tortuoso labirinto delle relazioni familiari, dei ricordi opprimenti, dei conflitti mai risolti, ha sopportato la tensione spesso insostenibile e lacerante, fino a domandarsi chi fossero veramente quelle persone, compreso suo marito Gabriel, l’uomo di cui si era innamorata e che pensava di conoscere. Eppure lui le ha mentito, ha nascosto una parte di sé.
È necessario mentire? È necessario farlo? Mentiamo tutti a un certo punto, mentiamo solo per compiacere? Sono mille le sfumature della menzogna dietro alle quali i familiari di questo romanzo celano le proprie insicurezze, le insoddisfazioni e le paure.
Ormai sa con certezza che le storie non sono innocenti, non del tutto innocenti, e che non è vero che le parole se le porta via il vento così facilmente. Non è vero. Tutto quel che si dice resta detto per sempre, e solo con la morte si consuma completamente l’oblio e si ottengono il silenzio e, con questo, la pace definitiva.
Pioggia sottile, pag.161
Come osserva Aurora, le storie non sono mai del tutto innocenti; forse nemmeno le conversazioni quotidiane, la disattenzione e i lapsus verbali o solo il parlare per il gusto di parlare, lo sono. “La vita non è ciò che si è vissuto ma ciò che si ricorda“, ha detto Valle-Inclán: il ricordo trasfigura la realtà, ogni volta che ri-raccontiamo un episodio avvenuto nel passato, gli aggiungiamo dei particolari, magari reali o forse inventati, facciamo una operazione di abbellimento, smussando gli angoli spigolosi, addolcendo le criticità, mitizzando i gesti, le parole. Insomma, rendiamo secondo la nostra sensibilità non tanto, o non solo, ciò che veramente è accaduto, ma in certa misura ciò che avremmo desiderato accadesse. Secondo lo stesso processo, tendiamo a dimenticare gli episodi dolorosi o, al contrario, ad amplificarli, a renderli ancora più dolorosi. Insomma, organizziamo il passato adattandolo alle nostre necessità emotive. E si ha bisogno di qualcuno disposto ad ascoltare, qualcuno su cui riversare il peso che grava sulle spalle.
Un giorno, non ricorda a proposito di cosa, ha detto ad Andrea: «Questa è la realtà», e Andrea ha risposto: «Be’, allora la realtà è una menzogna». E forse non ha torto. Ed è curioso, pensa Aurora, perché quel che l’oblio distrugge, a volte la memoria lo ricostruisce e ingrandisce a poco a poco con notizie apportate dall’immaginazione e dalla nostalgia, e allora si crea il paradosso per cui, quanto maggiore è l’oblio, tanto più ricco e dettagliato è il ricordo.
Pioggia sottile, pag.161
Aurora si sente intrappolata ormai in un matrimonio grigio, incupito dalla monotonia e segnato dalla malattia della figlia Alicia. Si sente sopraffatta dall’incuria del marito, professore di filosofia, che sembra girare attorno alle sue teorie in un continuo loop che lo allontana sempre più dalla realtà del rapporto con la moglie e con la figlia. Aurora pensava che Gabriel fosse entrato in uno stato di crisi di fronte alla malattia della loro figlia Alicia, ma indagando a ritroso nella loro relazione, molti episodi e indizi le tornano in mente, e compongono un castello di dubbi che rischia di franare.
Aurora, ferma sotto la pensilina della fermata dell’autobus, sotto una pioggia fine, pensa che è stanca di ascoltare “le confidenze di ognuno dei personaggi di questa storia che non finirà mai, le diverse versioni di ogni episodio, con tutte le sue biforcazioni e dettagli, oltre a dover commentare, comprendere, moderare, spiegare, consolare, rallegrarsi, interpretare silenzi, offrire consigli e speranze…”. Riuscirà Aurora a continuare a sopportare quel peso?

Landero padroneggia uno stile di scrittura che crea tensione: utilizza una tecnica di interposizione di dialoghi tra personaggi diversi, in modo che i lettori possano trovarsi con due conversazioni simultanee che però si svolgono in momenti diversi, in modo che sia possibile raggiungere un ritmo più dinamico nella lettura. Il tutto reso in modo fluido e scorrevole. L’uso dei dialoghi incrociati dipana la trama in modo da fornire direttamente al lettore le diverse versioni dei fatti, senza peraltro capire quale sia più veritiera. Inoltre, definisce le diverse personalità dei protagonisti che emergono proprio dalle loro stesse parole, dal loro punto di vista. Nelle parti più strettamente narrative, non si può fare a meno di apprezzare la finezza della scrittura, la capacità di Landero di creare attesa e di dare profondità ai pensieri.
Qui potete leggere l’incipit del romanzo.

Nato ad Alburquerque, in Estremadura, nel 1948, Luis Landero ha conseguito la laurea in Lettere all’Università Complutense di Madrid. Ha insegnato Letteratura alla Scuola di Arti Drammatiche di Madrid ed è stato professore ospite all’Università di Yale. Ha esordito con successo nel 1989 con il romanzo Giochi tardivi. A partire da allora, la sua carriera di scrittore è stata prolifica e costellata di numerosi premi: oggi è considerato uno dei maggiori scrittori spagnoli contemporanei.
Si distingue per la sicura costruzione dei romanzi, la letterarietà del linguaggio e l’ironia con la quale presenta sogni e ideali di una generazione in cerca di riscatto dalla mediocrità. Fra le sue opere L’apprendista stregone (El mágico aprendiz, 1999, nt), la narrazione autobiografica Fra le righe (Entre líneas, 1996, nt), riflessione sull’insegnamento e sulla funzione della letteratura, e i romanzi Assoluzione (Absolución, 2012, nt) e La vita negoziabile (Mondadori 2018).
Di recente ha vinto il Premio Nacional de las Letras Españolas, uno dei più importanti riconoscimenti alla carriera.