Un romanzo che parla di crisi climatica ma non predica nulla, che mette in guardia dai pericoli e solleva questioni morali, e ci dice della forza dei legami dentro una famiglia d’occasione ma non meno forte delle famiglie vere.

C’era una casa sopra la collina, di Jessie Greengrass, Bompiani editore 2023, traduzione di Giovanna Granato, pp. 264


Questa è la storia di un’inondazione che costringe alcune persone a trovare rifugio in una casa che è sempre stata la casa delle vacanze, alta sopra la collina, come una sorta di arca.
Perché nelle terre basse non si può più stare. Francesca, matrigna di Caro e madre di Pauly, ha previsto da scienziata il futuro vicino e preparato per loro (ma non per sé) il rifugio perfetto. Nella casa lassù la ragazzina e il bimbo trovano ad aspettarli un nonno e una tuttofare scorbutica. Tutto sembra funzionare, seppure a fatica, in questo isolamento: il mulino fornisce energia al generatore; l’orto dà i suoi frutti; c’è una serra per le coltivazioni più delicate; Pauly alimenta la sua passione di birdwatcher e s’incanta a osservare le garzette. Ma quando risulta chiaro che la salvezza è a rischio, e non è per tutti, come scegliere a chi riservarla?

Jessie Greengrass è nata nel 1982 e ha studiato filosofia a Cambridge e a Londra, dove vive. La sua prima raccolta di racconti l’ha segnalata alla critica, aggiudicandosi molti premi. Sight (Bompiani, 2019), il suo primo romanzo, è stato selezionato tra i migliori libri del 2018 da testate come il Guardian, il Telegraph e l’Irish Times. In quello stesso anno è stato finalista al Baileys Women’s Prize for Fiction.