I pregiudizi nei confronti dei palazzoni prefabbricati di Berlino Est, i cosiddetti Plattenbau, sono duri a morire. Molti pensano che Marzahn sia un deserto di calcestruzzo, mentre in realtà è un quartiere molto verde, con strade ampie, parcheggi a volontà e marciapiedi ben tenuti e ribassati in corrispondenza degli attraversamenti. (..) Almeno un pregiudizio, però, è indubbiamente fondato: nei Plattenbau si sente tutto.
Marzahn mon amour, pag 26
Marzahn, mon amour. Storie di una pedicure, di Katja Oskamp, L’orma editore 2023, traduzione dal tedesco di Rachele Salerno, pp. 144
Marzahn è un quartiere nella zona nord-orientale di Berlino con una lunga storia. Nel 1945 Marzahn fu il primo quartiere di Berlino ad essere occupato dall’Armata Rossa, e venne assegnato al settore di occupazione sovietico, e quindi a Berlino Est. Negli anni Settanta il Partito Socialista diede avvio ad un imponente programma di costruzione di grandi quartieri residenziali alla periferia di Berlino Est: Marzahn fu il primo. Dopo la riunificazione è diventato un quartiere multietnico, dove i destini di persone provenienti da tanti e diversi Paesi si incrociano. Il libro di Katja Oskamp suona come una dichiarazione d’amore nei confronti di questo quartiere che, dal punto di vista letterario, è un enorme contenitore di storie, un serbatoio infinito da cui pompare carburante per la macchina narrativa.
Voce narrante del romanzo è Katja: ha quarantaquattro anni, sta vivendo quegli anni di mezzo in cui si è troppo giovani per essere vecchi, e troppo vecchi per essere giovani (per citare la Evelyn Couch di “Pomodori verdi fritti…“); è una scrittrice con una carriera assai traballante e una vita famigliare sempre più scialba. La figlia ormai grande se ne è andata di casa, il marito è malato e necessita di cure. Sulla sua scrivania, ristagna un romanzo che è stato rifiutato da venti editori. Ma un giorno, seguendo il più inaspettato dei consigli, si iscrive a un corso da estetista podologa e, una volta ottenuto il diploma, trova lavoro come pedicure in un salone a Marzahn, un quartiere monotono e grigio soltanto all’apparenza.
Questo nuovo impiego la mette a contatto soprattutto con persone anziane – che sono la stragrande maggioranza nel quartiere -, con problemi di salute ma con una grande umanità e, in alcuni casi, con una verve inaspettata. Katja scopre ben presto di amare il suo lavoro perché le permette di prendersi cura delle persone e di stare ad ascoltare le loro storie a cui nessuno si interessa, le apre le porte di un’intimità fatta di chiacchiere minute e grandi confessioni.
Ascoltare le persone significa mettersi a disposizione, e allo stesso tempo, riconnettersi con una parte di sé che era sopita, quella parte di cui avrebbe forse avuto bisogno per la sua carriera di scrittrice e che invece aveva perso. Le vite e le storie degli abitanti del quartiere sono dunque una scoperta a doppio senso di marcia: da loro a lei, e da lei a loro, per riscopre l’umanità e quanto le storie più inaspettate, più intriganti si nascondano proprio nell’apparente normalità della vita di un anziano acciaccato.
Con la sensibilità e l’abilità di scrittrice, Katja riesce a condensare in poche pagine dei ritratti teneri e folgoranti, le storie delle persone comuni che hanno vissuto nella Germania dell’Est, dove, a volte, sono arrivati dopo lunghe traversie. Come nel caso di Gerlinde Bonkat:
La percentuale di rifugiati di Marzahn-Hellersdorf è alta in confronto a quella di altri distretti di Berlino. (..) Una delle persone rifugiate di Marzahn la conosco. Vive in Germania già da un bel po’, quindi temo non rientri nelle statistiche. Nome: Gerlinde. Cognome: Bonkat. Data di nascita: 25 maggio 1938. Luogo di nascita: Königsberg (ora Kaliningrad).
Marzahn, mon amour, pag 104
Il libro di Katja Oskamp è strutturato in capitoli ciascuno dedicato ad un/a suo/a cliente; con uno sguardo ironico e partecipe, racconta le loro storie con rispetto, con compassione e sincera vicinanza, senza denigrare lo stile di vita dell’ex Germania dell’Est, facendo anzi risaltare quel senso di solidarietà e di reciproco aiuto che caratterizzava la vita dei quartieri popolari. Katja è semplicemente una osservatrice curiosa, e le storie che, pagina dopo pagina, offre al lettore, vanno a costruire il variopinto mosaico di una comunità piena di storie da ascoltare. Una commedia umana in miniatura.
La conservazione della memoria, in controtendenza alla completa riscrittura della storia avvenuta dopo l’annessione della Germania dell’Est negli anni Novanta, si concretizza nel libro di Oskamp attraverso la registrazione in stile quasi documentaristico delle vite ordinarie della gente comune che, unite, restituiscono il quadro complessivo della società così com’era.
Ciò diventa tanto più autentico quando l’autrice riporta alcune conversazioni in dialetto berlinese. L’uso del dialetto berlinese è di per sé un segno distintivo di Berlino Est, dove è ancora più diffuso e utilizzato in modo più generale in diversi strati sociali. I tedeschi dell’est osservano spesso che è malvisto parlare in dialetto, quanto più in alto si sale nella scala sociale nella Nuova Germania. Eppure molti persistono: un piccolo gesto di protesta.
Qui potete leggere l’incipit del libro.
Katja Oskamp, nata a Lipsia nel 1970, è drammaturga e narratrice. Le sue opere hanno ricevuto svariati riconoscimenti, tra cui l’Anna Seghers-Preis. Marzahn, mon amour è divenuto un vero e proprio caso letterario sia in Germania – dove ha venduto oltre 100.000 copie a pochi mesi dall’uscita – che in Gran Bretagna, dove è piaciuto al punto che la BBC ne ha trasmesso la lettura integrale. Altre traduzioni stanno via via comparendo in diversi paesi d’Europa.
Oskamp vive attualmente a Berlino dove dal 2015 lavora come pedicure.




Mi incuriosisce. Leggerò questo libro, credo. Conosco Berlino abbastanza; e in particolare le zone, credo, limitrofe. E i palazzoni, al tempo vanto dell’architettura della Repubblica Democratica. Ora sono curiosa – del genere prima leggere poi, alla prima occasione a Berlino, gironzolare.
Grazie della segnalazione
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Grazie Ivana. Il libro è originale e mi ha sorpresa. E’ una bella gallerie di persone e di storie che vanno a comporre la vita di un quartiere. Uno spaccato magari meno glamour di Berlino ma molto umano.
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